Una “Economia dell’abbastanza” per uscire dalla crisi
Potrebbe limitarsi a una questione di fiducia, ma non è solo l’unica chiave di lettura del successo editoriale di “Economia dell’abbastanza. Gestire l’economia come del futuro ci importasse qualcosa” scritto da Diane Coyle (prefazione all’edizione italiana di Enrico Giovannini, presidente Istat, pag. 368, 24 euro, Edizioni Ambiente), libro-manifesto che ha già scalato le classifiche Usa.
“Ho iniziato a scrivere il libro dopo che mi sono ritrovata a leggere articoli di giornale che raccontavano come le banche non avevano più fiducia e non si prestavano più i soldi tra loro”, racconta Diane Coyle. “Allora mi sono detta: se le banche non hanno più fiducia tra di loro come è possibile che io possa avere fiducia in loro? Allora ho preso col bancomat tutti i soldi che potevo perché temevo di non avere più liquidità per la famiglia. Quello che stava accadendo era una catastrofe straordinaria per tutte le economie occidentali”. Come siamo potuti arrivare a non poter fare più acquisti nei negozi? Si chiede l’autrice. “La causa non è solo finanziaria. Si tratta della sostenibilità, noi stiamo in un’economia non sostenibile e si rischia di collassare. Noi parliamo di insostenibilità ambientale perché non possiamo più continuare a fare ciò che siamo stati abituati a fare fino a ora, ma questo vale anche per il sistema finanziario. Abbiamo un’economia con forti legami tra le persone e le aziende e per questo che è importante la fiducia, ma quando si è in presenza di forti diseguaglianze come si può mantenere il livello di fiducia necessaria? Per questo la sostenibilità ha un senso molto più vasto”.
Da ora in poi dovremo dunque confrontarci con questa domanda: cosa lasceremo alle future generazioni? Quale differenza ci sarà tra quello che abbiamo ricevuto e quello che riceveranno loro? E la questione ambientale è solo una di queste questioni. “Non sappiamo cosa succederà della questione climatica, la questione finanziaria che intaccherà il sistema di previdenza, il sistema sanitario, il mercato del lavoro. Saranno i nostri figli a pagare per questo. Bisogna modificare il nostro sistema finanziario. Uno dei temi è la misurazione. Siamo abituati a misurare il flusso dell’economia: il PIL. E’ un sistema di misurazione importante perché riesce a catturare il tipo di innovazione che rende la nostra vita più confortevole, il miglioramento del livello di vita, della salute. Sono a favore dell’uso del PIL come indicatore, ma sono anche a favore della misura del capitale per sapere quanto capitale stiamo intaccando di anno in anno”.
Insomma il cambiamento più urgente e importante, sostiene l’autrice, è iniziare a pensare al futuro. Se per le crisi in atto (economica, finanziaria, ambientale) si volesse cercare un tratto d’origine in comune, lo si potrebbe con certezza identificare nell’incredibile disprezzo per il domani, che emerge in modo clamoroso soprattutto se si guarda a come viene gestita l’economia. Crearne una sostenibile, in cui tutti abbiano il necessario senza compromettere il futuro, non sarà facile. In “Economia dell’abbastanza”, la Coyle – che guida una società di consulenza specializzata in tecnologia e fenomeni della globalizzazione e ha conseguito un PhD in economia ad Harvard – avvia una profonda riflessione su come si possa dare inizio a questo cambiamento e, soprattutto, su quali siano, concretamente, i primi passi da fare.
Francesca Fradelloni