Un Focolare per riavvicinare la comunità al Parco
C’era un tempo in cui le gente dei paesi di montagna faceva la coda per cuocere il pane fatto in casa nel forno comunitario. Donne e uomini si ritrovavano là fuori, chiacchieravano – magari del tempo – e si conoscevano, coltivavano rapporti. E il forno diventava uno dei centri della vita sociale della comunità.
Ora, a Torino, si prova a recuperare quell’atmosfera con il progetto Focolare, presentato venerdì 1 giugno al Parco di Arte Vivente (PAV). In quella che era un’area dismessa e abbandonata il PAV, dal 2006, ha creato uno spazio verde e di nuovo vivibile, con installazioni artistiche, piante, piccole coltivazioni. E così come il parco ha fatto rinascere, dal punto di vista urbanistico, la zona, il nuovo forno in terra cruda prova a costruire nuove relazioni sociali in quest’angolo di città.
Il progetto è stato realizzato dal Collettivo Terra Terra, un gruppo di architetti, educatori e artisti che con questa idea ha vinto il Premio PAV 2012, dedicato al tema “Into the habitat”, battendo una quarantina di candidati internazionali. L’opera verrà ufficialmente inaugurata a fine mese. Per riprendere una tradizione ormai dimenticata Focolare invita a vivere il forno come un racconto sociale ma anche artistico, propone di ragionare sulla trasformazione della materia, e di farlo in modo collettivo: “Storicamente il cuore di un abitato è sempre stato dove c’era il fuoco – spiega Generoso Urciuoli di Terra Terra – Noi abbiamo voluto trasformare il forno privato in un luogo aperto, a disposizione di tutti, per invogliare i vicini a vivere il parco”.
All’interno del PAV ci sono altre installazioni che seguono lo stesso obbiettivo: una piattaforma con canne di bambù che ospita visitatori umani, animali e vegetali. Una Folie, piccolo rifugio da giardino in stile settecentesco francese, con una torre di metallo arancione e circondata da piante che crescono libere. Oltre a Pedogenesis, una serra rovesciata, con la parte alta dell’intelaiatura semisommersa da un orto collettivo e la base che punta verso il cielo. Un gruppo di cittadini del quartiere ha preso in gestione il piccolo terreno, impegnati a zappare anche durante la presentazione.
“Come sa chi cura un orto, anche per il nostro forno sarà importante la pazienza, bisognerà saper aspettare che il pane sia pronto”, dice ancora Urciuoli rifacendosi alla filosofia slow. È nell’attesa, infatti, che attorno al Focolare si riuniranno le persone, sulle panche, attorno ai tavoli e sulle sedie sistemate attorno al fuoco, sotto la tettoia. Collettiva è stata anche la costruzione del forno: un gruppo di volontari ha unito i mattoni in terra cruda, con la paglia e il fango usati come isolanti, durante un workshop di tre giorni con l’esperto Axel Berberich. “L’idea era che i cittadini si appropriassero dell’opera già durante la costruzione – spiega Elisabetta Foco di Architettura Senza Frontiere (Asf), tra i componenti del collettivo Terra Terra.
Dopo la prima cottura sperimentale di sabato 30 giugno, per tutta l’estate, Focolare sarà aperto nei fine settimana. Chi vorrà potrà portare a cuocere il proprio pane o qualche dolce. Ma si alterneranno anche corsi di panificazione e incontri con culture diverse: prodotti marocchini e egiziani, dolci siciliani, pani rumeni oppure ghanesi. Il forno sarà un punto di ritrovo, non solo per cucinare, ma anche per conoscere, per scambiarsi ricette e consigli sulle farine e i metodi migliori. Sarà il centro di una piccola comunità, proprio come i vecchi forni di paese. Tutti gli appuntamenti si possono trovare su focolaretorino.blogspot.it
Matteo Acmè