Smart Actions: azioni di un’Italia che sa innovare
Non poteva esserci occasione migliore che “Le città visibili”, lo Smart City Festival a Torino fino al 5 giugno, per fare da sfondo a una kermesse nella kermesse: Smart Actions 2012, infatti, è la prima edizione di un evento che riunisce in un unico contenitore nomi della ricerca scientifica nazionale e internazionale, istituzioni, associazioni ambientaliste e imprese con l’intento di confrontarsi sui temi rivolti allo sviluppo e alla diffusione di una cultura sostenibile mediante pratiche e azioni concrete.
Condividendo il concetto di smart inteso come “intelligente” – ma potremmo aggiungere anche efficace, efficiente e innovativo – la rassegna, dal 25 maggio al 5 giugno nella sede del Cortile del Rettorato dell’Università di Torino, prende in considerazione numerosi ambiti in cui è possibile operare, appunto, con “smart actions”, vale a dire seguendo un nuovo approccio orientato alla sostenibilità. Si parla dunque di nuove opportunità di lavoro, scuola, agricoltura, innovazione di impresa, salute, energia, modelli di sostenibilità internazionali. Promosso da Ecosystems Onlus, movimento organizzatore di eventi orientati alla scienza della sostenibilità, e realizzato in collaborazione con Agroinnova, centro di competenza dell’Università di Torino nel settore agro-ambientale e agro-alimentare, l’evento vuole comunicare e informare, a diversi livelli, sull’importanza e la fattibilità di azioni mirate. Con questo obiettivo sono state organizzate tavole rotonde di confronto alternate a momenti più divulgativi, in cui arte e musica sono coinvolte per lasciare al pubblico anche un’impronta emozionale.
Domenica 27 maggio i due incontri principali sono stati dedicati a temi di grande interesse e attualità: Smart Agriculture: coltivare la campagna e la città per un cibo sano, sicuro e per tutti è stato un talk show per ribadire – sulla scia di Image 2012 – l’importanza e l’evoluzione dell’agricoltura da diversi punti di vista, a partire dalla funzione economica, in quanto legata al settore agroalimentare, fino alla funzione sociale, in grado di avvicinare produttori e consumatori.
Il settore agroalimentare italiano fornisce un vasto range di prodotti, raggiungendo nell’esportazione internazionale il fatturato di 25 miliardi. Responsabile del 16% del PIL, basato per il 70% sulla trasformazione dei prodotti agricoli, il settore può essere distinto nei due filoni di nicchia e di massa, due concetti che non sono in competizione fra loro ma, come precisa Mauro Fontana della Ferrero, sono complementari, in grado di soddisfare esigenze diverse del consumatore: da un lato la richiesta di convenienza supportata da una qualità standard, dall’altro una qualità di prodotto maggiore ma a prezzi più elevati. Due approcci differenti che si stanno avvicinando reciprocamente, con l’immissione sul mercato di nuovi prodotti “ibridi” che stimolano il miglioramento del rapporto qualità prezzo nel caso della nicchia e della qualità garantita nel caso del prodotto di massa. Il settore agroalimentare si sta pertanto evolvendo in un segmento che sempre più deve entrare a fare parte del Made in Italy e dell’export italiano.
Per questo l’agricoltura riveste un’importanza fondamentale, e per questo è necessario operare controlli accurati sulla sicurezza alimentare. Se Vittorio Viora, Presidente Confagricoltura Torino, conferma che il mondo agricolo ormai si è emancipato dalle indicazioni delle industrie chimiche e attua politiche virtuose per operare trattamenti chimici mirati (e non più a calendario), a salvaguardia dei prodotti agricoli, Maria Caramelli, direttore dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, auspica una maggiore sinergia fra la sicurezza alimentare e l’ambiente, per ridurre ulteriormente i rischi dovuti a nuove criticità, in parte provocate dai cambiamenti climatici che, per esempio, favoriscono l’incremento dei parassiti o che riducono le risorse idriche pulite destinate alla produzione di alimenti sani. È evidente tuttavia che, come sostiene Lodovico Actis Perinetto della CIA – Confederazione Italiana Agricoltori di Torino, il mito dell’agricoltura “come una volta” non possa più ritenersi fattibile. L’agricoltore deve essere sempre più specializzato e informato, attento alle normative, ligio ai controlli e soprattutto preparato ad affrontare le difficoltà economiche che condurre un’agricoltura di nuova concezione comporta.
Nel quadro di queste evoluzioni, non deve essere dimenticato il rapporto con il consumatore alla luce di un nuovo concetto di servizio. Sempre più aziende agricole operano attività di informazione e avvicinamento fra città e campagna, dalle fattorie didattiche, agli agriturismi fino alla vendita diretta o alla trasformazione di prodotto. Un orientamento che si sta diffondendo in quelle aziende in cui i titolari sono giovani (al di sotto dei 30 anni) e con un ottimo livello di istruzione (laurea). Il presidente di Coldiretti Torino, Roberto Moncalvo, fa notare che sono ancora pochi questi casi, ma sono in crescita e lasciano un margine alla speranza che il cambio di generazione possa orientare verso questa direzione molte altre attività. Con il massimo obiettivo di raggiungere il consumatore all’interno della GDO.
Nel pomeriggio è stata invece la volta di Smart Projects: esperienze e innovazione per l’ambiente, per parlare di idee e progetti a favore del territorio e dello sviluppo della cultura sostenibile. I progetti selezionati sono stati portati a modello per il loro concept, per le iniziative che realizzano o promuovono. Sono state presentate aziende impegnate a migliorare la propria competitività attraverso lo sviluppo di nuove tecnologie, a ottimizzare il processo produttivo e incrementare l’efficienza degli impianti. Fra i casi proposti, quello di Newlife, la piattaforma utilizzata dalle Filature Miroglio di Alba per realizzare una vasta gamma di fili di poliestere riciclato derivato al 100% da bottiglie di plastica post-consumo raccolte e processate in Italia: dal polimero (ottenuto attraverso processo meccanico) fino alla produzione del filo. Il processo produttivo prevede l’intervento di Demap, azienda di Beinasco (Torino) che si occupa di raccogliere e selezionare bottiglie post-consumer dai cassonetti situati nell’Italia settentrionale, e Dentis, azienda con sede a Sant’Albano Stura (Cn), che recupera il materiale selezionato da Demap e, mediante un processo non chimico ma solo meccanico, lo trasforma in un polimero di poliestere adatto per il processo di filatura.
Anche a supporto di questo intervento è stata organizzata, nella Sala Principi d’Acaja del Rettorato, la mostra Recycle for Fashion, a dimostrazione concreta di quali possano essere le applicazioni pratiche. Esposti in sala, infatti, alcuni degli abiti firmati dallo stilista Peter Langner, che ha realizzato con questo filato diverse creazioni già immesse sul mercato. Un caso di eccellenza tutto italiano che ha trovato ampio consenso all’estero: fra gli interessati, ad esempio, i brand H&M e Zara. Un esempio virtuoso di un progetto “smart” pensato per una filiera corta, che non ha ricevuto finanziamenti e che è stato capace di imporsi sul mercato in modo autonomo per la sua capacità di trasformare un rifiuto come la plastica in un materiale nobile come un filato ad alta performance. Il PET diventa prezioso e l’utilizzo industriale di Newlife inaugura un nuovo modello di business basato sulla differenziazione e sul riciclo.
Altrettanto innovativo il drone presentato dalla Nimbus. L’azienda torinese ha sviluppato un velivolo, brevettato a livello mondiale, che introduce un nuovo modo di volare: Nimbus Eos Xi combina le caratteristiche di un dirigibile e di un aereo, è alimentato a elio ed è dotato di telecamere e sensori. Senza pilota, controllato in remoto, vola a bassa quota ed è in grado di fornire informazioni preziose sul territorio che esamina. Le applicazioni sono svariate, dai controlli sulle zone boschive a rischio di incendio, alle rilevazioni idrogeologiche utili per esempio per valutare le variazioni delle falde acquifere. Il prodotto è attualmente sul mercato e ha già ottenuto contratti di vendita e partnership a livello globale. Un altro esempio di un progetto virtuoso che trova il suo successo nella semplicità dell’idea e nella capacità, tutta italiana, di fare innovazione – anche in tempi di crisi.
Daniela Falchero