Oosterwold, Olanda: le città del futuro sono “Do It Yourself”
L’acronimo “DIY” che sta per “Do It Yourself” potrebbe diventare di uso comune nell’ambito della pianificazione urbana. Nell’età contemporanea, grazie soprattutto alle tecnologie informatiche, come ad esempio le stampanti in 3D e la diffusione quasi onnipresente della connettività a internet, imprese che prima potevano essere realizzate solo dalle grandi corporazioni e società, oggi possono essere effettuate senza problemi dai singoli individui. D’altronde il termine DIY sta ad indicare proprio questo genere di attitudine. Resta solo da chiedersi se un processo così diffuso e complicato come lo è la pianificazione urbana, possa essere “do it yourself”. La risposta arriva da una compagnia olandese che opera nel settore dell’architettura, la MVRDV, che ha dato vita al progetto Almere Oosterwold. Si tratta della realizzazione di un intero quartiere, quello di Oasterwold, tramite la partecipazione diretta dei cittadini alla sua pianificazione urbana.
L’obiettivo della MVRDV è quello di attuare una pianificazione urbana dal basso verso l’alto, in cui le necessità dell’individuo e della comunità siano messe sullo stesso piano del progetto urbanistico. Oosterwold viene così definito come “qualcosa di meno rispetto a una proposta di mero design, e qualcosa di più rispetto a una semplice proposta di sviluppo strategico”.
Ma in che modo si potrà realizzare la pianificazione urbana dal basso? La comunità, come accade per molti progetti di sviluppo urbano, non conosce chiaramente la data in cui il quartiere sarà ultimato. Sono stati però stabiliti dei principi guida, come le percentuali di come deve essere utilizzato il totale dei terreni disponibili: il 59% delle terre dovrà essere destinato all’agricoltura urbana, il 18% alle costruzioni, il 13% agli spazi pubblici verdi, l’8% alle vie di trasporto e il 2% all’acqua. Sulla base di queste proporzioni, i residenti potranno collaborare di persona oppure attraverso il portale web per la pianificazione delle aree stabilite, in un processo nel quale le entità istituzionali avranno il compito di facilitare il processo piuttosto che prendere delle decisioni autonome e dall’alto. Oosterwold si appresta così ad essere un quartiere ecologico e socialmente ed economicamente sostenibile.
Oosterwold dovrà essere realizzato nella città di Almere, in Olanda, su una superficie di 43 chilometri, con la costruzione di 15.000 appartamenti e migliaia di uffici. La priorità sarà rappresentata dalla costruzione di spazi verdi, i quali dovranno coprire circa il 72% del totale dei terreni. A livello individuale, i residenti saranno responsabili per tutte le questioni di gestione del loro personale pezzo di terra, incluse la strada, l’igiene e la produzione di energia.
Oosterwold, dunque, è una vera e propria provocazione, per dimostrare agli urbanisti che la distribuzione della collaborazione e del consenso può aiutare a realizzare approcci di sviluppo urbano maggiormente sostenibili ed egualitari. Allo stesso tempo, però, per quanto riguarda l’organizzazione e la gestione della comunità si dovrà basare su principi diversi rispetto a quelli della collaborazione e cooperazione. Infatti, se la fase di programmazione vedrà la partecipazione collettiva della comunità, il progetto ultimato dovrà supportare invece un modello di consumo basato sulla proprietà privata, in cui, ad esempio, il trasporto e l’allocazione delle risorse passeranno in secondo piano rispetto alle questioni basilari legate all’acqua, al cibo e all’igiene. E’ una sorta di ritorno al passato, alla vita che si svolgeva nei piccoli centri, in chiave contemporanea e tecnologica.
Sul piano economico e dello sviluppo, il progetto rappresenta qualcosa di più complesso della semplice distruzione dei tradizionali processi di pianificazione urbana. Si tratta di re-immaginare il quartiere come una piattaforma condivisa per l’innovazione e che assume un comune approccio per la produzione, lo sviluppo e il consumo. Questo significa che il metodo DIY presenterebbe dei limiti nel caso fosse attuato per meri motivi economici e a scopo di lucro.
Oosterwold, comunque, rappresenta una rivoluzione in campo urbanistico: si tratta di un vero e proprio test di sviluppo urbano collaborativo, in cui la città in quanto creazione, viene realizzata dagli stessi cittadini. In quest’ottica Adri Duivesteijn, consigliere di Almere afferma che “la visione che cerchiamo per Almere è più di un masterplan, dovrebbe riuscire a suggerirci un’evoluzione della città in termini economici, culturali e sociali. Al di là dei numeri esorbitanti, non crediamo che questa espansione debba essere interpretata come uno sforzo quantitativo ma qualitativo”. E non è un caso se Oosterwold sarà una zona che potrebbe dirsi più vicina a una sorta di “urbanesimo rurale”. Non è un modello definitivo da seguire alla lettera, continua Duivesteijn, piuttosto una traccia flessibile che guidi la crescita della città, e sia nutrita da stimoli e suggerimenti cercati in un continuo dialogo con la città stessa”.
Donatella Scatamacchia