Il cibo del futuro proverrà dai rifiuti? La biotecnologia in scena a Bologna
Per tre giorni Bologna diventa capitale delle biotecnologie ambientali. Uno strumento prezioso, ancora troppo poco conosciuto, per progettare un futuro sostenibile.
Dal 10 al 12 aprile, presso il dipartimento di Ingegneria dell’Università Alma Mater Studiorum, avrà luogo l’Environmental Microbiology & Biotechnology in the frame of Knowledge Based Bio and Green Economy (EMB 2012).
In parole più semplici, una rassegna delle ricerche più promettenti in fatto di tecnologie per lo sviluppo rispettoso dell’ambiente. All’EMB2012 parteciperanno 390 delegati da 52 paesi del mondo, più gli studenti magistrali e dottorandi. Gli obiettivi della manifestazione sono individuare le prospettive d’avanguardia del settore, ma anche promuovere la cooperazione tra pubblico e privato sollevando l’attenzione di istituzioni e governi sulle opportunità di innovazione legate alle biotecnologie.
La progettazione di una società eco efficiente passa anche attraverso il lavoro scientifico, che però, secondo il professor Fabio Fava, Chair della Environmental Section della Federazione Europea Biotecnologie e organizzatore della manifestazione “incontra ancora una grande chiusura da parte del pubblico”.
Eppure c’è molto di entusiasmante in quanto viene presentato oggi a Bologna; si parla delle grandi sfide del nostro tempo, dalla mitigazione del rischio climatico, all’abbattimento biologico delle sostanze inquinanti, al problema dei rifiuti e degli approvvigionamenti alimentari. E si propongono soluzioni concrete.
E’ sorprendente scoprire come esigenze sociali, economiche e ambientali apparentemente inconciliabili possano avere soluzioni comuni. Un esempio è il progetto NAMASTE, che vede impegnate Italia e India nello sviluppo di sistemi per produrre cibo dai rifiuti agroalimentari. Tali scarti contengono composti naturali preziosi quali fibre, molecole antiossidanti e antimicrobiche, precursori di farmaci e prodotti per l’industria chimica. L’idea è sfruttare queste sostanze buone per ottenere bibite, snack, cereali per la colazione e farciture per prodotti da forno.
Vista nell’accezione contemporanea del concetto di sviluppo, questa ricerca riconosce e si fa carico della stretta relazione tra questioni sociali, diritti umani e sostenibilità ambientale. ”Bisogna comunicare al pubblico l’importanza delle biotecnologie ambientali per l’economia e l’ambiente – sostiene Fava – Ad esempio, le biomasse di origine non alimentare, come scarti vegetali o alghe, possono produrre energia sostituendosi al petrolio. La loro combustione produrrà CO2, ma le piante all’origine del processo ne hanno assorbita altrettanta. Il ciclo è a somma zero, cosa che non avviene ad esempio bruciando petrolio”.
All’EMB non si parlerà solo di energia e inquinamento, ma anche materiali ecologici di ultima generazione. Il progetto EcoBioCap FP7, che verrà presentato mercoledì 11, è pensato per offrire all’industria nuove soluzioni di packaging biodegradabili “con benefici immediati per l’ambiente e per la salute e sicurezza dei consumatori”. Il segreto? Per realizzare queste confezioni si useranno componenti derivati dall’industria alimentare casearia, dell’olio, dei cereali e della birra.