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Dalla plastica all’arte. La “Follia in blu” di Graziano Prato

Graziano Prato, rivoluzionario “artista del riciclo” originario di Cuneo e famoso per aver decorato la città durante le Olimpiadi Invernali di Torino, ha condiviso con noi la sua passione per gli oggetti dimenticati spiegandoci come, anche da una semplice bottiglia di plastica, possa nascere l’arte.

D) Graziano, da dove nasce la tua passione?

R) Penso di avere una sindrome di Peter Pan cronica, realizzare un’opera d’arte per me è come giocare con gli oggetti che ci sono attorno, nel quotidiano di ognuno di noi. Nasco inizialmente come un artista di strada che raccoglie le cose vecche e inutilizzate; le prime che ho iniziato a raccogliere sono state proprio i vecchi giocattoli. É un modo per salvarli e riportarli a nuova vita.

D) Ma come ti è venuta l’idea di recuperare gli oggetti vecchi e trasformarli in opere d’arte?

R) Tutto è cominciato da piccoli pezzettini di legno che ho raccolto al Balun a Torino. La mia attenzione è stata attirata dai copri sedili delle auto, quelli che avevano le palline di legno per capirci; ho pensato che, una volta smontati, quei pallini di legno avrebbero potuto essere riassemblati in collane e ciondoli.  Utilizzando un filo di canapa ho cominciato quindi a creare dei gioielli. Ad oggi ne ho smontati e fatti indossare a diverse persone più di tremila. Una volta mi sono imbattuto in un copri sedile che aveva delle palline blu e ho pensato che sarebbe stato bello aggiungere un nuovo colore ai miei bijoux. La magia di quel colore attraeva le persone, che preferibilmente sceglievano di acquistare gioielli con queste palline. A partire dall’intuizione del blu ho iniziato a sentire l’esigenza di cambiare la forma delle mie creazioni, ma di mantenere questo colore.

D) Qual è stato il passo successivo?

R) Dopo i ciondoli mi sono interessato alle bottiglie di plastica e ho iniziato ad accostare questa forma ai ciondoli di legno. La plastica della bottiglia viene lavorata mediante taglio e fusione, avvicinandola alla fiamma di una candela. Questo permette di ottenere delle sfumature di colore molto belle, sembra quasi vetro di Murano lavorato, pur essendo plastica. Inizialmente pensavo che non avrebbe avuto successo, visto che la plastica non ha la stessa magia del legno, invece le persone che vedevano le mie nuove opere si entusiasmavano e hanno iniziato a definirmi un “artista del riciclo” perché riuscivo a dare poesia anche a una bottiglia di plastica. E così ho iniziato a lavorare la plastica, un materiale a costo zero che può essere riutilizzato. All’inizio ho cominciato a prendere le bottiglie che trovavo vicino ai cassonetti della spazzatura, visto che all’epoca non c’era ancora la raccolta differenziata. In più alcune famiglie che conoscevo e sapevano di questa mia passione me le tenevano da parte. Le prime opere che ho esposto sono state a Palazzo Nuovo, la sede delle facoltà umanistiche a Torino. Lì ho realizzato circa una sessantina di opere utilizzando circa 500 bottiglie di plastica. Le esponevo in un’aula al quarto piano, nel Dipartimento di Storia. Nel corso degli anni alcune opere sono poi state spostate sul lato frontale dell’edificio, davanti alla Mole e ancora oggi ce n’è una esposta nella biblioteca del DAMS al secondo piano.

D) Come hai fatto a farti conoscere?

R) Grazie a pezzettini di puzzle. Ho deciso di regalare a tutte le persone con le quali entravo in contatto dei pezzettini di puzzle dietro i quali scrivevo “Follia in Blu”; ad oggi ne ho regalati circa 186 mila. Le persone si sono incuriosite e hanno iniziato a conoscermi. Ho chiamato quest’opera “Pezzi di Universo

D) Parlaci però della vera “Follia in Blu”, il progetto che realizzi con le bottiglie di plastica…

R) “Follia in blu” nasce come desiderio di creare l’esplosione della bottiglia, dove la bottiglia indica la metafora dello stare tutti imbottigliati nelle regole. Il concetto parte proprio dal colore blu, un colore che spesso viene associato alla razionalità e alle regole (basti pensare alle auto blu, alle divise…) e da cui ho voluto sprigionare un po’ di follia. Dalle bottiglie blu ho cercato di far emergere un po’ di fantasia, questo è il vero significato di “Follia in Blu”: tirare fuori la parte più bizzarra e folle che c’è negli oggetti assemblandoli in una forma diversa dalla loro. Ad oggi ho realizzato circa 400 opere utilizzando più di 10 mila bottiglie di plastica. La mie prime creazioni sono state i cosiddetti frattali, ovvero un insieme di bottiglie assemblate in dodecaedri che a loro volta sono il risultato dell’assemblaggio di più forme pentagonali. La struttura così ottenuta è tridimensionale: partendo da una forma molto più piccola e semplice come il pentagono, si può arrivare ad ottenere delle opere di dimensioni decisamente imponenti.

D) Per te l’arte ha anche un risvolto educativo. Parlaci del tuo lavoro nelle scuole…

R) Oggi tengo dei corsi nelle scuole su come realizzare opere in plastica e ogni bambino porta da casa le bottiglie che ha bevuto per utilizzarle nella realizzazione del proprio progetto. Per questo motivo i colori delle bottiglie che porta ciascun bambino sono diversi, quindi ultimamente stiamo sviluppando progetti che non siano più solo blu. Ad esempio assieme a una scuola media abbiamo allestito la navata di una chiesa con delle opere fatte tutte in bianco, sembravano dei cristalli di neve, cubi di ghiaccio. Anche l’impatto con il bianco è molto bello. I ragazzi portano le bottiglie da casa anche per venire sensibilizzati sulla tematica del riciclo, è pedagogico che imparino l’importanza di riutilizzare i materiali.

Ilaria Burgassi

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