L’Enea scopre il tappo atmosferico che blocca gli inquinanti
L’ENEA ha presentato lunedì a Roma i risultati di un nuovo progetto di ricerca promosso dal Consorzio per lo sviluppo industriale della Valle del Biferno, sostenuto dalla Regione Molise con fondi Cipe e portato avanti con la collaborazione delle università di Helsinki, di San Pietroburgo, del Salento e La Sapienza di Roma.
Un team di ricercatori ha constatato l’esistenza di una sorta di “tappo atmosferico” di cui non ci accorgiamo ma che, quando si trova troppo in basso, blocca i gas inquinanti aumentando la concentrazione di aria cattiva. Risulta quindi fondamentale misurare il Planetary Boundary Layer (Pbl) ovvero lo strato dell’inversione termica che, se a bassa quota, agisce appunto come un coperchio: una diminuzione della temperatura pari anche ad un grado ogni cento metri, fa si che lo lo strato caldo provochi una discesa degli inquinanti verso la superficie terrestre. Il cielometro -già in uso presso gli aeroporti per misurare l’altezza delle nuvole- stima, grazie ad un laser, la distanza del Pbl, che varia a seconda della zona. “Ogni luogo ha un certo modo di respirare” sintetizza Cristina Mammarella, responsabile scientifica del progetto.
Per studiare questo fenomeno occorre considerare due fattori: la meteodiffusività, per la quale ogni luogo gode di un suo microclima, e la conoscenza delle variabili che influiscono sulla qualità dell’aria. La meteodiffusività, conclude Mammarella, è “talmente importante per la nostra salute e la qualità dell’aria che un indicatore statico non è più sufficiente, ne serve uno dinamico” come il parametro relativo alla misurazione dell’altezza della Pbl.
Da questa ricerca emerge dunque un atteggiamento valutativo più complesso: la qualità dell’aria non va considerata come una semplice addizione delle sostanze emesse, ma è il risultato dell’interazione tra emissioni e fattori meteo-climatici.