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Il mare intorno a noi

marzo 27, 2012 Racconti d'Ambiente, Rubriche

Per la rubrica “Racconti d’Ambiente” pubblichiamo oggi un estratto del  libro “Il mare intorno a noidi Rachel Carson, edito da Orme (pag. 315, 18.00 euro).

Il mare ha sempre stimolato la mente e l’immaginazione dell’uomo e ancora oggi può essere considerato l’ultima grande frontiera della terra. È un regno così vasto e così poco accessibile che, nonostante gli sforzi compiuti, può dirsi esplorato soltanto in minima parte. Neppure gli imponenti progressi tecnologici della nostra era, l’era atomica, hanno cambiato molto questa situazione. Il risveglio di un interesse attivo per il mare si ebbe durante la Seconda guerra mondiale, quando apparve evidente che la nostra conoscenza dell’oceano era pericolosamente inadeguata. Le nozioni in nostro possesso sulla geografia di quel mondo sottomarino solcato dalle nostre navi e dai nostri sommergibili erano del tutto rudimentali. Ancor meno conosciuta era la dinamica dei movimenti del mare, sebbene la capacità di prevedere le azioni delle maree, delle correnti e delle onde contribuisse a determinare il successo o il fallimento delle imprese militari. Dopo averne stabilito in modo chiaro la necessità pratica, i governi degli Stati Uniti e di altre importanti potenze marinare iniziarono a dedicare sempre maggiori sforzi allo studio scientifico del mare. Strumenti e attrezzature, la maggior parte dei quali erano stati creati per sopperire a necessità urgenti, fornirono agli oceanografi i mezzi per tracciare i contorni del fondo oceanico, per studiare i movimenti delle acque profonde e per campionare i fondali marini.

Questi studi, ampiamente accelerati, cominciarono presto a dimostrare che molte delle vecchie idee sul mare erano inesatte, e ciò portò alla definizione, verso la metà del secolo, di un nuovo quadro. Esso, però, si presentava ancora come un’immensa tela su cui l’artista ha abbozzato lo schema generale del suo grandioso disegno, ma nella quale restano ampi spazi vuoti in attesa del tocco chiarificatore del pennello.

Questo era lo stato delle nostre conoscenze del mondo oceanico quando Il mare intorno a noi vide la luce, nel 1951. Da allora si è continuato a riempire molti degli spazi vuoti e nuove scoperte sono state realizzate. Le più importanti, tra quelle più recenti, sono state inserite nella seconda edizione.  Gli anni Cinquanta sono stati un decennio ricco di emozioni per quanto riguarda la scienza del mare. In questo periodo un veicolo con degli uomini a bordo scese nella fossa più profonda del fondale oceanico, e fu inoltre realizzata la traversata dell’intero bacino artico con sommergibili viaggianti sotto il ghiaccio. Si riuscirono a individuare e descrivere molte nuove caratteristiche del fondale marino fino a quel momento inesplorato, comprese nuove catene montuose che sembrano ora collegate ad altre, in modo da costituire le più lunghe e possenti montagne della terra, un’ininterrotta catena che avvolge il globo. Furono scoperti fiumi profondi nascosti nel mare, correnti sottomarine con un volume pari a quello di mille Mississippi. Durante l’Anno Geofisico Internazionale sessanta navi di quaranta nazioni, come pure centinaia di stazioni insulari e costiere, collaborarono a uno studio sull’incredibile fecondità del mare. I risultati attuali, per quanto esaltanti, debbono però essere considerati soltanto come un primo passo rispetto a quelli ancora da raggiungere con l’esplorazione delle immense profondità d’acqua che ricoprono la maggior parte della superficie terrestre. Nel 1959 un gruppo di illustri scienziati, tra cui i membri della commissione oceanografica della National Academy of Sciences, dichiarò che “le conoscenze dell’uomo sugli oceani sono veramente scarse in confronto all’importanza che questi rivestono per lui”. La commissione raccomandò che negli anni Sessanta gli Stati Uniti raddoppiassero come minimo la ricerca di base sul mare; qualsiasi sforzo inferiore, secondo il suo parere, “comprometterebbe la posizione dell’oceanografia negli Stati Uniti” rispetto alle altre nazioni e “ci porrebbe in una condizione di svantaggio nell’utilizzo futuro delle risorse marine”. Uno dei progetti più affascinanti, tra quelli attualmente studiati per essere realizzati in futuro, consiste nel tentativo di esplorare l’interno della Terra perforando per quattro o cinque chilometri il fondo del mare. Questo progetto, patrocinato dalla National Academy of Sciences, si propone di penetrare oltre la massima profondità mai raggiunta dagli strumenti, fino al confine tra la crosta terrestre e il suo mantello. Questo confine è noto ai geologi come discontinuità di Mohorovicˇic´ (o, più familiarmente, Moho), perché venne scoperto nel 1912 da uno studioso iugoslavo che si chiamava così. La Moho è il punto in cui le onde sismiche mostrano un’accentuata variazione di velocità, indicando una transizione da un tipo di materiale a qualcosa di completamente diverso. Essa si trova a una profondità molto maggiore sotto i continenti che sotto gli oceani e quindi, nonostante le ovvie difficoltà della perforazione in acque profonde, una zona oceanica appare la più ricca di promesse. Sopra la Moho si trova la crosta terrestre, costituita da rocce relativamente leggere, sotto si trova il mantello, uno strato di circa tremila chilometri di spessore, che racchiude il nucleo caldo della Terra. La composizione della crosta non è completamente conosciuta e la natura del mantello si può dedurre soltanto con metodi molto indiretti. Penetrare queste zone e prelevarne campioni concreti costituirebbe, quindi, un enorme passo avanti nella comprensione della natura del nostro pianeta, e darebbe un notevole contributo anche alla nostra conoscenza dell’universo, dal momento che si può ritenere che la struttura profonda della Terra sia simile a quella di altri pianeti.

Rachel Carson*

(c) 1961 Rachel L. Carson

Copyright rinnovato (c) 1979 Roger Christie

Tutti i diritti riservati

*(1907–1964) studiò biologia marina e si specializzò in zoologia presso la Johns Hopkins University. Lavorò per il Bureau of Fisheries e poi presso il Fish and Wildlife Service negli Stati Uniti. Nel 1940 pubblicò il primo libro facente parte di una sorta di trilogia sul mare: Under the Sea Wind, un meraviglioso ed emozionante viaggio sotto la superficie delle acque che pose da subito l’autrice nel panorama delle più influenti osservatrici del mondo naturale. Seguirono: Il mare intorno a noi (1951) e The Edge of the Sea (1955). Nel 1963 pubblica Primavera silenziosa, un testo di aperta denuncia all’uso di pesticidi e prodotti industriali nocivi e persistenti nell’ecosistema. Nel 1980 viene premiata con la Medaglia Presidenziale della Libertà, il più alto grado di onore civile negli USA.


 

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