#SOSBrazil, un tweet per bloccare la riforma della legge forestale
Il mondo “twitta” per le foreste del Brasile. Con l’hashtag # SOSBrazil il WWF Brasile, insieme a Greenpeace e altre associazioni brasiliane, ha lanciato ieri sul social network un appello al presidente brasiliano Dilma Rousseff per bloccare la riforma della legge forestale, che rischia di “perdonare” l’equivalente di 5 miliardi di dollari in eco-crimini e mettere a serio rischio la tutela delle foreste brasiliane.
Il Brasile, in realtà, ha costruito una ben meritata reputazione nella gestione della foresta e la tutela dell’ambiente. Tuttavia, nonostante l’opposizione della popolazione brasiliana e contro le prove scientifiche e la consulenza legale, il 7 marzo il Congresso Nazionale brasiliano vuole approvare le modifiche alla legge forestale, con il rischio – denunciano le associazioni – che questo si traduca in un grave danno ambientale, politico ed economico.
A pochi mesi dal vertice di Rio+20, in programma il 20 giugno 2012, il governo brasiliano rischia dunque una costosa perdita di reputazione internazionale nel campo della biodiversità e della protezione del clima, visto che si è impegnato a ridurre dell’80% la deforestazione in Amazzonia, del 40% nel Cerrado, per limitare la crescita delle emissioni di gas serra fino al 39% entro il 2020. Entrambi gli impegni sono collegati e, secondo i promotori della campagna di sensibilizzazione, sarà impossibile soddisfarli se la proposta diventerà legge. Salvare le foreste, si legge nel comunicato, ”deve essere un impegno di tutti, contrastando norme come questa e promuovendo giorno dopo giorno acquisti responsabili, dai libri ai quaderni, dai mobili al parquet che usi legno e suoi derivati certificati, come quelli FSC”.
“E’ necessario invitare il Governo Monti a recuperare il tempo perduto e a fare si che l’Italia, uno dei più importanti mercati al mondo di legname tropicale e non solo, nomini finalmente la sua Autorità FLEGT Forest Law Enforcement, Governance and Trade e crei quel sistema di gestione e monitoraggio delle norme in materia di commercio di legname che sono richieste dalla UE nel nuovo Regolamento per contrastare il commercio illegale del legname, a cui finora il nostro paese non ha dato ancora seguito, ultimo in Europa.” – ha commentato Massimiliano Rocco, Responsabile Foreste WWF Italia.
Secondo i ricercatori del Panda la nuova proposta di legge brasiliana rischia invece di: legalizzare milioni di ettari illegalmente liquidati attraverso “l’amnistia”; aumentare le emissioni di gas serra, minando gli sforzi della comunità globale per mantenere il riscaldamento globale sotto i 2 ° C; ridurre drasticamente la protezione di molti ecosistemi sensibili, come sorgenti, zone umide e le mangrovie; aumentare il rischio di inondazioni e frane e causare problemi di approvvigionamento idrico; ridurre gli obblighi di ripristino delle foreste in habitat vulnerabili che sono importanti per la salvaguardia delle persone, dei servizi ambientali e della biodiversità. Tutto ciò, in sintesi, renderà quasi impossibile far rispettare le leggi di tutela e stimolerà ulteriormente la deforestazione.
Per questo WWF Brasile, Greenpeace Brasile, SOS Florestas e Comite Brasil si sono uniti in un appello al Presidente brasiliano Dilma Rousseff: “Raccomandiamo caldamente al presidente Dilma Rousseff di intervenire nel processo di revisione della legge forestale, per una corretta valutazione scientifica dei suoi potenziali impatti e una discussione più approfondita con il popolo brasiliano. Se la revisione verrà fatta in tutta fretta dal Congresso esortiamo il Presidente Dilma Rousseff a opporsi a qualsiasi testo che sarebbe in contrasto con la promessa per evitare ogni variazione normativa che consenta la deforestazione illegale o dare l’amnistia ai criminali ambientali che hanno violato la legge prima del 2008. Si prega inoltre di porre il veto su qualsiasi testo che consentirebbe alle proprietà rurali fino a 440 ettari di avere gli stessi benefici legali riservati ai piccoli produttori familiari, e qualsiasi testo che permetterà agli Stati e ai comuni di creare eccezioni al quadro normativo federale”.
Le associazioni non si solo tuttavia limitate alla denuncia, ma hanno anche proposto alcune alternative ritenute praticabili: la pianificazione dell’utilizzo del territorio per un massimo di 61 milioni di ettari di pascoli improduttivi, che sono prontamente disponibili per la coltivazione, senza ulteriore deforestazione; aumentare l’efficienza del settore zootecnico; introdurre una strategia per la produzione sostenibile nel settore agricolo e del bestiame; dare attuazione ai meccanismi nazionali e internazionali per il risarcimento dei servizi ambientali. La partita ora si gioca al Congresso, dove in giornata si avrà l’esito della votazione.