La “terza crisi” nella lettura di Danilo Bonato
Per la rubrica “Racconti d’Ambiente” pubblichiamo oggi un estratto del libro “La terza crisi” di Danilo Bonato, edito da Edizioni Ambiente (pag. 160, euro 15.00).
Perché i rifiuti ci preoccupano così tanto? Prima di tutto per i rischi che possono comportare per la nostra salute. Scorie tossiche da smaltire, terreni inquinati dai metalli pesanti, falde acquifere contaminate, sostanze nocive nell’aria che respiriamo. Poi ci sono i costi per la società. Negli Stati Uniti il costo per il solo trasporto dei rifiuti alle discariche ammonta a 50 miliardi di dollari. Se aggiungiamo i costi della raccolta, del trasporto, della differenziazione e dello smaltimento dei rifiuti del settore edile, agricolo, industriale e minerario il costo totale raggiunge cifre esorbitanti.
L’Europa e l’Italia, in proporzione, non sono poi tanto da meno. Il vecchio continente è invaso da due miliardi di tonnellate di spazzatura all’anno, frutto della crescita dei consumi e dei moderni stili di vita dei consumatori. Nella spazzatura si può trovare di tutto: rifiuti industriali, materiali da costruzione, imballaggi, automobili, pneumatici, carta, rottami ferrosi e rifiuti organici. Quando si confronta con questa sfida ciclopica l’Unione Europea rappresenta, a dispetto del suo nome, una realtà talmente eterogenea da fare arrossire i padri fondatori. Girando per l’Europa osserviamo paesi e regioni virtuosi che attraverso il riciclo e il recupero sono riusciti a trasformare il problema dei rifiuti in un’opportunità, ai quali si contrappongono territori colpiti da situazioni di desolante degrado ambientale.
Le azioni di maggior pregio per affrontare il problema dei rifiuti sono quelle relative alla loro prevenzione. Ci sono tanti modi per evitare di produrre rifiuti e l’eco-progettazione è uno di questi. Pensate per esempio a un detersivo che si vende sfuso presso il negozio e che il consumatore può ritirare munendosi di un solo contenitore in plastica riciclabile che può essere riutilizzato all’infinito. (…). Nonostante queste importanti iniziative i rifiuti però continuano ad aumentare. A oggi quasi la metà dei rifiuti urbani prodotti dai cittadini dell’Unione europea è smaltito in discarica, il 18% è incenerito e solo il 33% è riciclato o utilizzato per la creazione di compost. A dispetto dei progressi nelle pratiche di riciclaggio e incenerimento non si è ancora registrata una diminuzione dei rifiuti smaltiti in discarica, con conseguenti rischi per l’ambiente e la salute dovuti alle sostanze pericolose e inquinanti che escono dal circuito economico.
Per invertire la tendenza e arrestare il degrado dei sistemi naturali, la politica ambientale europea intende andare al di là della semplice regolamentazione dell’inquinamento e del controllo delle emissioni inquinanti e dei rifiuti. Per questo è stato di recente definito un quadro d’azione finalizzato a ridurre le pressioni ambientali derivanti dalla produzione e dal consumo delle risorse naturali, cercando ovviamente di non penalizzare lo sviluppo economico, soprattutto in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo. È infatti stabilito che la problematica delle risorse venga integrata in tutte le politiche comunitarie, nel rispetto degli obiettivi fissati dal Consiglio Europeo di Lisbona in materia di crescita economica e occupazione.
In pratica la strategia europea vuole incentivare nuove possibilità di gestione dei rifiuti tese a diminuire le quantità smaltite nelle discariche, a recuperare una maggiore quantità di compost ed energia dai rifiuti e a migliorare quantitativamente e qualitativamente il riciclaggio. Si è capito quanto sia importante cercare di ridurre gli impatti ambientali negativi generati dai rifiuti lungo il corso della loro esistenza, dalla produzione fino allo smaltimento, passando per il riciclaggio. Tale approccio permette di considerare i rifiuti non solo come una fonte d’inquinamento da ridurre ma soprattutto come una potenziale risorsa da sfruttare. I principali benefici attesi dalla strategia europea sui rifiuti sono un migliore rapporto costo-efficacia nella loro gestione, una diminuzione dei costi e degli ostacoli alle attività di riciclaggio e una riduzione dell’inquinamento provocato dai rifiuti, in particolare le emissioni di gas serra.
Tutte queste politiche comunitarie hanno preso finalmente forma nel giugno del 2008, subito prima dello scoppio della crisi finanziaria mondiale, quando il Parlamento europeo ha approvato una posizione comune sulla nuova direttiva quadro per la gestione integrata dei rifiuti. Per rafforzare la prevenzione, il riutilizzo, il riciclaggio e il recupero dei rifiuti, gli Stati membri stanno adottando misure volte ad assicurare che qualsiasi persona fisica o giuridica che fabbrichi o venda prodotti nei paesi dell’Unione europea sia soggetta a una responsabilità estesa del produttore. Tali misure possono includere l’accettazione dei prodotti restituiti e dei rifiuti che restano dopo l’utilizzo di tali prodotti, nonché la successiva gestione dei rifiuti e la responsabilità finanziaria per tali attività.
Allo stesso tempo gli Stati membri saranno chiamati ad adottare misure per incoraggiare una progettazione dei prodotti volta a ridurre i loro impatti ambientali e la generazione di rifiuti durante la produzione. Si potrà per esempio incoraggiare lo sviluppo di prodotti adatti all’uso multiplo, tecnicamente durevoli e che, dopo essere diventati rifiuti, sono adatti a un recupero adeguato e sicuro e a uno smaltimento compatibile con l’ambiente. Con queste innovative misure l’Unione europea intende trasformarsi in una “società del riciclo con un alto livello di efficienza delle risorse” e fissa precisi obiettivi per gli Stati membri. Il più importante prevede che entro il 2020, la preparazione per il riutilizzo e il riciclo di rifiuti quali carta, metalli, plastica e vetro provenienti dai nuclei domestici sia aumentata complessivamente almeno del 50% in termini di peso.
Danilo Bonato*
*Danilo Bonato, direttore generale del Consorzio Remedia, è un manager appassionato di ambiente, che crede nell’importanza di raccontare ai più giovani (e ai loro genitori) come si possa vincere la sfida della sostenibilità.