WWF: rafforzare il ‘greening’ con regole vincolanti per tutti i Paesi Ue
“Dichiarare di voler promuovere un’agricoltura più sostenibile e produttiva ed allo stesso tempo delegare agli Stati membri dell’Unione Europea e alle Regioni l’applicazione delle misure comunitarie necessarie - ovvero quelle previste dal ‘greening’ della Politica Agricola Comune (PAC) e in grado di rendere l’agricoltura più rispettosa della biodiversità e della sicurezza del territorio (attraverso siepi, superfici erbose che facilitano l’assorbimento dell’acqua ecc.) – è una contraddizione in termini, che non aiuta gli agricoltori italiani e delude le aspettative dei cittadini consumatori”. Così il WWF Italia commenta la richiesta per una maggiore autonomia decisionale da parte degli Stati membri dell’Unione Europea e, per l’Italia, delle Regioni, (principio di sussidiarietà) nell’applicazione del ‘greening’, presentata ieri da Coldiretti al Commissario all’Agricoltura UE, Dacian Ciolos, e al Presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, Paolo de Castro.
Delegare agli Stati membri e alle Regioni i criteri minimi di sostenibilità ambientale nella gestione delle terre e delle filiere produttive significherebbe, per l’Italia, cancellare operativamente ogni buona intenzione dichiarata fino ad ora con il greening proposto dalla Commissione UE.
Il WWF condivide invece la proposta di Coldiretti di garantire meccanismi di pagamento che assicurino i contributi dell’Unione Europea solo ai cosiddetti ‘agricoltori attivi’, ovvero coloro che realmente traggono il loro reddito dall’attività agricola – e non siano semplicemente proprietari terrieri – e che pertanto sono i veri custodi del territorio e dei beni comuni, come acqua, biodiversità e clima.
Servono regole certe e vincolanti per tutti, senza possibilità di scorciatoie. L’attuale programmazione, invece, che ha delegato alle Regioni le decisioni sulle misure ambientali, ha portato a risultati deludenti e poco efficaci: solo quattro Regioni italiane hanno ad esempio attivato la misura dell’indennità ‘Natura 2000’ nei rispettivi Programmi di Sviluppo Rurale (PSR) che riconosce agli agricoltori un rimborso sul mancato reddito dovuto all’applicazione delle norme a tutela della biodiversità (in attuazione delle Direttive comunitarie per la conservazione della Natura).
L’analisi dei PSR delle diverse Regioni, svolta dalla LIPU evidenzia inoltre che solamente il 2,56% dei fondi sono destinati a misure ed interventi favorevoli alla biodiversità degli ambienti agricoli. Simile è anche la percentuale di fondi destinati a misure ed interventi a favore della biodiversità degli ambienti forestali (2,71%).
Lo scopo finale del WWF è fermare e far regredire il degrado dell’ambiente naturale del nostro pianeta e contribuire a costruire un futuro in cui l’umanità possa vivere in armonia con la natura.
Il WWF chiede al Parlamento e alla Commissione europea di resistere alle pressioni che arrivano dal Governo e dal mondo agricolo italiano per un greening della PAC più ‘leggero’ e di rafforzare le misure per la sostenibilità piuttosto che indebolirle come invece richiesto dal mondo agricolo italiano. I cittadini europei chiedono impegni seri e inderogabili per assicurare un’agricoltura più sostenibile per l’ambiente, in grado di contribuire alla soluzione delle gravi emergenze ambientali come la perdita di biodiversità, la gestione sostenibile dell’acqua, la sicurezza del suolo ed i cambiamenti climatici, in questi giorni al centro del vertice ONU di Durban.
Secondo il WWF, le proposte della Commissione UE per rendere più sostenibile la prossima PAC 2014 – 2020 sono al momento ‘deboli’ rispetto alla complessità e gravità delle crisi ambientali a livello globale e nazionale. Solo il 30% dei pagamenti diretti alle aziende agricole previste dal primo pilastro della PAC sarebbe vincolato a pratiche virtuose per l’ambiente e il greening prevede di destinare appena il 7% della superficie aziendale alle aree naturali, essenziali per mettere oggi in sicurezza il nostro territorio.
La riforma della PAC propone misure insufficienti per cambiare rotta rispetto ad un utilizzo non sostenibile delle terre, all’elevato rischio idrogeologico – che continua a seminare vittime nel nostro Paese - perdita di biodiversità ed emissione di gas climalteranti, in particolare dal comparto zootecnico con produzione intensiva.
E’ quindi incomprensibile la netta opposizione al greening della PAC da parte del mondo agricolo italiano condivisa dal neo Ministro dell’Agricoltura Mario Catania.
La discussione sul greening nella riforma della PAC e le decisioni che saranno assunte dal Parlamento Europeo nei prossimi mesi saranno la testimonianza più significativa della reale volontà di perseguire anche in agricoltura modelli di sviluppo sostenibili per l’ambiente.