Eco-McDonald: un cambiamento reale?
Già ad agosto di quest’anno la multinazionale dell’hamburger McDonald’s stava considerando l’idea di realizzare dieci prototipi di ristoranti “green” per testare diversi metodi di risparmio energetico e riduzione dei rifiuti prodotti. Le dieci location erano considerate da Bob Langert, vice-presidente per la Responsabilità d’Impresa di McDonald’s, laboratori di importanza fondamentale per una società che spende annualmente 1,7 miliardi di dollari di energia e 1,3 miliardi per la gestione dei rifiuti.
La strategia includeva l’utilizzo di materiali compostabili per il packaging dei prodotti “trasformando la spazzatura in qualcosa di utile”.
Anticipata da queste dichiarazioni, è arrivate ieri la notizia che la multinazionale trasforma, almeno in Europa, il famoso marchio a sfondo rosso in una versione verde, più eco-friendly. Circa 100 McDonald’s tedeschi sostituiranno il brand entro la fine del 2009, mentre in Francia e Gran Bretagna alcuni fast-food si sono già adeguati alla novità.
“Non è solo un’iniziativa tedesca – ha rivelato Martin Nowiki, portavoce di Mc Donald’s in Germania – ma, bensì un’iniziativa che coinvolgerà tutta l’Europa”. Inoltre, stando alle dichiarazioni del vicepresidente Hoger Beek, il nuovo marchio contribuirà a sottolineare il crescente impegno della multinazionale nel preservare le risorse naturali.
Già nel 2002, però, erano piovute accuse di greenwashing sui buoni propositi della società: l’imprenditore e scrittore ambientalista Paul Hawken (contributor dell’Harvard Business Review) aveva definito il Rapporto sulla Responsabilità Sociale d’Impresa di quell’anno un “accozzaglia di generalismi e promesse leggere che non forniscono alcuna informazione documentata sull’impatto delle attività sulla società e sull’ambiente”.
E’ora disponibile on-line perchè ciascuno possa valutare autonomamente l’ultimo rapporto sulla responsabilità d’impresa del colosso americano.
Elena Marcon