Difesa delle api e clima nell’agenda del Parlamento Europeo
Clima, in previsione del vertice mondiale di Durban e la moria delle api da miele, sono i temi ambientali discussi al Parlamento di Strasburgo nella plenaria dal 14 al 17 novembre.
Una nuova risoluzione ha infatti invitato gli Stati membri a correre ai ripari per bloccare la strage delle api, che potrebbe avere gravissime ripercussioni sulla produzione alimentare in Europa, ma soprattutto sugli ecosistemi. Bisognerà aumentare il livello di sostegno a favore della ricerca di nuovi farmaci contro i parassiti che attaccano questi insetti e coordinare gli sforzi a livello comunitario per proteggerli. Il pericolo che si vuole scongiurare è l’estinzione, che oltre ad avere un grave impatto sulla stabilità ambientale, metterebbe a rischio 600 mila posti di lavoro del settore.
Altro tema caldo dell’assemblea Ue è stata la prossima conferenza Onu sul clima di Durban, per la quale è stato messo nero su bianco il ruolo che la Ue dovrà assumere. Un ruolo guida, dicono i parlamentari, per proseguire oltre il 2012 con la riduzione delle emissioni di CO2 del Protocollo di Kyoto, come richiesto dalla risoluzione, approvata con un’ampia maggioranza (532 voti a favore, 76 contrari e 43 astenuti).
Secondo il presidente della Commissione Ambiente del Parlamento Europeo, l’eurodeputato tedesco Joe Leinen, “i negoziati internazionali sul clima sono a un bivio fra stagnazione e progresso: l’Ue deve aiutare a creare una nuova dinamica a Durban”. “La crisi economica – ha aggiunto Leinen – non deve essere usata come pretesto per non agire”. Ricordando precedenti risoluzioni sul clima, i deputati ribadiscono che l’Ue dovrebbe mirare a un incremento del suo attuale obiettivo, fissato al 20% di riduzione delle emissioni di gas serra per il 2020. Secondo l’Europarlamento questa strategia “verde” avrebbe un ritorno economico, in termini di “posti di lavoro verdi, crescita e sicurezza”. Il Parlamento europeo chiede inoltre nuove misure per ridurre le emissioni dei trasporti aerei e marittimi, esclusi dal protocollo di Kyoto, dando pieno sostegno all’ingresso dell’aviazione nel mercato europeo della CO2. I deputati invitano infine l’Unione europea ad assumere un ruolo centrale nella ricerca di un accordo sulle fonti e sulla gestione di un fondo verde per il clima per sostenere i paesi in via di sviluppo, che dovrebbe raggiungere 100 miliardi di dollari annuali entro il 2020. Altrimenti il rischio è che si crei un “gigatonne gap” tra gli impegni internazionali e l’obiettivo delle Nazioni Unite di limitare il riscaldamento globale medio a 2°C. Studi scientifici delle Nazioni Unite hanno mostrato infatti che, per centrare questi obiettivi, i paesi industrializzati dovranno ridurre, entro il 2020, le loro emissioni del 25-40% rispetto ai livelli del 1990.