Lanciato il Manifesto della Green Economy: 7 proposte per affrontare la crisi italiana
Un Manifesto in sette punti per promuovere la green economy e un futuro sostenibile per l’ Italia. Questo documento programmatico per uno sviluppo in senso ecologico, promosso da esponenti di organizzazioni di imprese e da imprenditori dell’ economia verde, presentato lunedì scorso a Milano, dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile (tra i primi firmatari del Manifesto) contiene due importanti novità.
La prima: una proposta unitaria, di tipo generale e articolata per obiettivi dagli esponenti delle più importanti organizzazioni italiane di imprese della green economy, insieme a esponenti di importanti aziende, per affrontare la crisi italiana. Una proposta che sollecita coraggiose innovazioni nella convinzione che” non si risolvano i problemi mantenendo il modo di pensare che li ha prodotti” e che “per superare inerzie e carenze, ormai croniche, occorra una visione innovativa, capace di mobilitare le energie migliori del Paese, così come è avvenuto in passato, in momenti difficili, perché le crisi non comportano solo difficoltà, ma anche opportunità di cambiamento”.
La seconda: la richiesta avanzata dal mondo delle imprese, per la prima volta, in modo netto e rappresentativo, di affrontare la crisi economica e sociale insieme a quella ecologica, riqualificando lo sviluppo nella direzione di una green economy, perchè “ l’innovazione e la conversione ecologica possano dare un grande contributo ad un progetto condiviso di cambiamento … non solo per tutelare l’ambiente, ma per produrre occupazione, rivitalizzare l’economia e creare opportunità di nuovo sviluppo”.
Il Manifesto avanza precisi obiettivi che meritano di essere valutati con attenzione dai decisori politici e istituzionali:
- per l’efficienza e il risparmio di energia, dalla riqualificazione energetica degli edifici esistenti alla realizzazione di nuovi edifici a “consumi zero o quasi zero”; da una mobilità urbana più sostenibile a mezzi di trasporto a bassi consumi; dalla diffusione delle analisi energetiche dei processi produttivi e dei prodotti alla diffusione dei migliori standard, delle migliori pratiche e delle tecnologie ad alta efficienza energetica nell’industria e nei servizi. “ Investire risorse in una vera e propria rivoluzione del risparmio e dell’efficienza energetica è il modo migliore per ridurre la dipendenza e i costi delle importazioni, tagliare i costi delle bollette e le emissioni di gas serra,migliorare la competitività economica e creare migliaia di nuovi posti di lavoro”.
- per lo sviluppo delle energie rinnovabili: mantenendo adeguati ed economicamente sostenibili sistemi di incentivazione, sia nel settore elettrico sia in quello termico, rafforzando le filiere produttive degli impianti, migliorando la rete e la capacità di accumulo e predisponendo quadri normativi e programmatici, nazionali e regionali, certi e adeguati .” L’Italia, Paese povero di energia di origine fossile, ha un’occasione storica per sviluppare l’utilizzo delle sue diffuse fonti rinnovabili superando lo stesso obiettivo europeo del 2020 e, successivamente, potrebbe raggiungere target ancora più ambiziosi “.
- per l’uso efficiente delle risorse e lo sviluppo del riciclo: con concrete misure di prevenzione della produzione di rifiuti che coinvolgano i processi produttivi e la progettazione dei prodotti, la loro durata, il riuso e i modelli di consumo. Per fare un salto in avanti nel riciclo dei rifiuti occorre diffondere sull’intero territorio nazionale le migliori pratiche di raccolta differenziata, estendendola anche alla frazione organica, occorre adeguare le dotazioni impiantistiche regionali, promuovere le migliori tecniche di riciclo e il mercato dei prodotti riciclati, anche per realizzare l’obiettivo europeo di avviare al riciclo almeno il 50% dei rifiuti urbani e il 70% dei rifiuti da costruzione e demolizione. “In Italia, Paese tradizionalmente povero di materie prime, non è più accettabile che la produzione di rifiuti cresca più del reddito e dei consumi.”
- per meglio tutelare e valorizzare il patrimonio culturale e naturale: va istituito un fondo per la tutela e la valorizzazione dei patrimoni culturali e naturali, alimentato con attività sostenibili,capaci di produrre ritorni economici, vanno definite le linee fondamentali per l’assetto del territorio italiano che dovrebbero costituire le basi per una riforma dell’urbanistica,per tutelare le qualità ecologiche del nostro territorio e frenarne il consumo, accelerando le bonifiche e il riutilizzo dei siti contaminati e promuovendo la manutenzione e la prevenzione dei rischi di dissesto idrogeologico.” Questi patrimoni hanno anche una grande importanza per molte attività economiche: dal turismo, col suo vasto indotto, alla filiera agroalimentare; dalle risorse idriche, dalla cui qualità e disponibilità dipendono diversi settori produttivi, alla promozione del made in Italy, associato ad un’idea di qualità e di bellezza del Paese.”
- per un’elevata qualità ecologica e una nuova sobrietà: con una normativa ambientale di qualità europea, più semplice e stabile, con procedure di autorizzazione più veloci e con controlli efficaci, incoraggiando la tendenza in atto all’aumento del numero dei prodotti certificati con etichetta ecologica e delle imprese dotate di una certificazione ambientale. “Un futuro sostenibile per l’Italia, Paese con un debito pubblico molto elevato e con un alto consumo di risorse naturali, richiede una nuova stagione di sobrietà e di riduzione degli sprechi sia finanziari, nelle spese come nei costi della politica e della pubblica amministrazione, sia di risorse naturali.”
- per rilanciare il protagonismo delle città, grandi e piccole: con uno sviluppo sostenibile locale, mobilitando saperi e competenze,coinvolgendo in modo attivo le imprese.” Le comunità locali sono state i laboratori più capaci di comportamenti innovativi, basati sulla responsabilità, la creatività e lo spirito d’iniziativa. Sono riuscite spesso, anche in condizioni avverse, a produrre e mantenere qualità elevate, sia ambientali, sia economiche e sociali”.
- per individuare un percorso condiviso di cambiamento e di sviluppo, indispensabile anche per il risanamento dell’ ingente debito pubblico del Paese .
La raccolta di firme è ancora in corso, tra i promotori e primi firmatari del Manifesto ci sono: Roberto De Santis, Presidente del Conai; Danilo Bonato, Presidente del Coordinamento dei consorzi dei RAEE; Monica Cerroni, Presidente di FISE-Assoambiente; Corrado Scapino, Presidente di Fise-Unire; Daniele Fortini, Presidente di Federambiente; Simone Togni Presidente di ANEV; Agostino Re Rebaudengo Presidente di APER; Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile; Giancarlo Morandi, Presidente del Cobat; Flavio Sarasino, Presidente di Federpern; Aldo Fumagalli, Presidente della Commissione sviluppo sostenibile di Confindustria; Roberto Testore , Presidente del Green economy network di Assolombarda.