Italia, sei una frana
Sono oltre sei miliardi di euro i danni provocati, ogni anno, dalle frane nei Paesi più industrializzati del mondo. E’ questo il bilancio emerso in apertura del ”2° Forum mondiale sulle frane” in corso a Roma alla Fao e organizzato dall’ International Programme on Landslides, che vede l’Ispra (l’Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale) coinvolto in prima linea.
A pagare di più, in termini economici, è il Giappone con 1,5 mld di euro, seguito, su questo triste podio, dagli Stati Uniti (1,2 mld) e dall’India (1,3 mld). Ma anche l’Italia frana e parecchio ultimamente. Perché “il 25 per cento delle campagne, negli ultimi 40 anni, sono state abbandonate o coperte dal cemento“. Questo il commento della Coldiretti al progetto sull’inventario dei fenomeni franosi in Italia realizzato dall’Ispra, dal quale è emerso che nel nostro Paese il numero delle frane supera le 486 mila e interessa quasi il 7% del territorio, per una superficie pari a 20 mila 700 chilometri quadrati. “Un territorio grande come due volte la regione Lombardia per un totale di cinque milioni di ettari equivalenti - prosegue Coldiretti – è stato sottratto all’agricoltura. Il rapido processo di urbanizzazione e cementificazione selvaggia e il progressivo abbandono del territorio non è stato accompagnato da un adeguamento della rete di scolo delle acque, ma ora è necessario intervenire per invertire una tendenza che mette a rischio la sicurezza idrogeologica di tutto il Paese, come dimostrano i fatti recenti”.
I cambiamenti climatici, che si manifestano con un aumento della frequenza di eventi estremi, la maggiore intensità delle precipitazioni e la relativa impossibilità di assorbire l’enorme quantità di acqua che cade in pochi minuti, rappresentano, secondo l’organizzazione agricola, “un mix micidiale che impone una più attenta politica della prevenzione“. In sostanza, conclude la Coldiretti, “se si continua a ‘consumare’ campagna, sostituendola con zone cementificate e, contestualmente non si creano le condizioni perché l’acqua possa defluire, il risultato non può che essere l’aumento dei rischi per frane ed alluvioni“.
Tra le cause principali che innescano le frane ci sono, infatti, oltre alle precipitazioni intense e ai terremoti, i disboscamenti e l’abusivismo edilizio. Secondo la mappatura delle frane messa a punto dall’Ispra i comuni coinvolti sono il 70% (5.708), di questi 2.940 sono catalogati con un livello di attenzione molto elevato, dal momento che le frane, spiega Alessandro Trigila, “interessano principalmente le aree urbanizzate”. Lungo la Penisola vengono inoltre segnalati 1.806 punti critici nel tracciato ferroviario e 706 in quello autostradale: Calabria, Liguria e Abruzzo le regioni più esposte, mentre, tra le strade nazionali, viene citata, in primis, la Costiera Amalfitana. La mappa delle aree “rosse” – osservano gli esperti – serve soprattutto come strumento per la pianificazione (anche per l’integrazione all’interno dei Piani Regolatori), per conoscere e informare, e per supportare la gestione delle emergenze effettuata dalla Protezione Civile. In Italia, riflette il presidente dell’Ispra Bernardo De Bernardinis, c’é infatti ”la necessità di continuare a conservare la cultura geologica nazionale, che in questo momento è in seria difficoltà, sia sotto l’aspetto dei finanziamenti che per i riconoscimenti istituzionali“.
Il problema più importante, secondo il presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, Gian Vito Graziano, è che a fronte di “un consumo di suolo spaventoso, pari a circa 500 chilometri quadrati all’anno, non corrisponde un’azione di prevenzione“. In base alle informazioni fornite sulle Aree vulnerate italiane – un archivio realizzato dal CNR sul XX secolo – le vittime per frane sono state oltre 7.000 e 162.000 gli sfollati. Soltanto nel 2010 si sono verificati 88 eventi franosi in Italia, con 17 vittime, 44 feriti e 4431 evacuati.
Eppure, come ha ricordato il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, l’intervento contro il dissesto idrogeologico, può anche costituire un’opportunità di crescita e di business per il paese, oltre che un dovere per tutelare la sicurezza dei cittadini. ”C’é una stretta connessione - ha spiegato Letta al Forum - tra la riduzione delle calamità naturali, lo sviluppo delle nuove tecnologie e l’innovazione in campo industriale“. La tutela del suolo, ha concluso il sottosegretario, é dunque “una delle sfide per la sostenibilità“.
Redazione Greenews.info