UE, una risoluzione contro gli “altri gas serra”
Idrofluorocarburi, ossido di azoto e carbone nero, ovvero, sostanze nocive per l’ambiente. Molto è già stato fatto dalla comunità internazionale ed europea per limitare le emissioni di biossido di carbonio (CO2), ma ora è la volta della battaglia contro le altre sostanze – come, appunto, quelle presenti nei frigoriferi e in altri apparecchi - che sfortunatamente fanno parte dei gas serra e contribuiscono al riscaldamento climatico. Il NOx, l’ossido di azoto, ad esempio, che agisce indirettamente come un gas serra ed è contenuto nelle bombolette spray. E il soot-fuliggine (carbone nero), che si forma a causa di una combustione incompleta dei combustibili fossili. Entrambe le sostanze, sostengono gli esperti, hanno un ruolo chiave nello scioglimento dei ghiacci artici e dell’Himalaya.
Il Parlamento ha dunque votato mercoledì 14 settembre una risoluzione (approvata con 578 voti a favore, 51 contrari e 22 astensioni) per ridurre le emissioni di questi gas “non-CO2″, un nuovo provvedimento che va nella direzione della lotta contro i cambiamenti climatici. Martedi sera, i due correlatori Richard Seeber (PPE, Austria) e il greco Theodoros Skylakakis (Alde) hanno sollevato la questione con i rappresentanti della Commissione. “La riduzione delle emissioni dei gas non CO2 deve fare parte della politica europea sul cambiamento climatico. Oggi possiamo intervenire in maniera efficace, in tempi ragionevoli e con le risorse già esistenti” sostiene il deputato Richard Seeber. Il suo omologo greco sottolinea anche i vantaggi economici. Un taglio alle emissioni dei gas non CO2 produrrebbe addirittura un risparmio sui costi nella lotta per il cambiamento climatico. Infatti il costo pubblico per la riduzione degli idrofluorocarburi varia dai 5 ai 10 centesimi per tonnellata, al contrario dei 13 euro a tonnellata del carbone.
La risoluzione votata prevede alcune misure: il disincentivo della Commissione alla produzione e al consumo di idrofluorocarburi (HFC), l’interruzione dell’utilizzo di idroclorofluorocarburi (HCFC), il recupero e la distruzione dei gas a effetto serra responsabili del buco nell’ozono; un’azione immediata per la riduzione delle emissioni di particolato carbonioso – la sostanza che si libera durante il processo di combustione; una rigorosa applicazione, a livello mondiale, delle normative sull’inquinamento atmosferico e delle tecnologie disponibili in grado di ridurre le emissioni di monossido di carbonio (CO) e ossidi di azoto (NOx). Introdotte negli anni ’90, per sostituirne altri responsabili del buco dell’ozono, questi gas hanno in realtà mostrato un impatto sul clima altrettanto pericoloso, dal momento che resistono in atmosfera molto a lungo, il che li rende gas serra molto più potenti della famigerata anidride carbonica. Di qui la decisione di metterli progressivamente al bando.
Ma ora l’Europarlamento chiede uno sforzo politico ancora maggiore, che non trova compatti gli Italiani. “Lo abbiamo ribadito più volte – ha dichiarato l’onorevole Oreste Rossi, della Lega Nord – che in un momento in cui la crisi economica sta riducendo gli investimenti delle imprese e i minori costi dei paesi terzi favoriscono la delocalizzazione delle industrie europee non possiamo gravare di ulteriori costi il nostro sistema. L’inquinamento é globale e l’impegno per ridurre le emissioni non può e non deve essere solo europeo, o si raggiunge un accordo mondiale oppure pensare di gravare ulteriormente le imprese europee significa invitarle a trasferirsi fuori dall’ UE”.
Francesca Fradelloni