L’UE scende in campo con la strategia salvabalene
Le statistiche parlano chiaro. Le balenottere azzurre, in Antartide, sono l’1 per cento della popolazione originaria, nonostante quarant’anni di protezione totale. Le balene grigie del Pacifico Occidentale, invece, sono le più minacciate in assoluto: contando circa cento esemplari, la specie è ormai sull’orlo dell’estinzione. L’UE scende quindi in campo con una strategia salvabalene.
Lo strumento prescelto è una proposta che individua la posizione da adottare nelle prossime cinque riunioni della Commissione Baleniera Internazionale - l’IWC (International whaling commission) - l’organizzazione internazionale che si occupa di conservare e gestire gli stock di cetacei a livello mondiale. In particolare si tratta di identificare i contenuti dei possibili emendamenti alla Convenzione Internazionale sulla Regolamentazione della Caccia. L’intento è quello di garantire un efficace quadro normativo internazionale per la conservazione e la gestione delle balene, garantendo, di conseguenza, un miglioramento significativo dello stato di conservazione a lungo termine e ponendo tutte le operazioni di caccia sotto il controllo dell’Iwc.
In considerazione del fatto che dell’organismo possono fare parte solo i singoli Stati, l’UE chiede dunque agli Stati membri di adottare la posizione appoggiando il mantenimento nell’annesso della moratoria sulla caccia alle balene a fini commerciali. Gli Stati inoltre dovranno dichiarare di essere contrari a qualsiasi proposta riguardante nuovi tipi di caccia alla balena, attualmente non previsti dalla convenzione, a meno che tali proposte riguardino il consumo locale. E di voler vietare il commercio internazionale e garantire un miglioramento significativo dello stato di conservazione a lungo termine. Ci si dovrà, poi, adoperare affinchè il comitato scientifico svolga un ruolo centrale nello stabilire le condizioni aggiuntive per le attività di caccia.
L’UE sollecita, infine, gli Stati a predisporre una serie di proposte finalizzate a istituire riserve per le balene, promuovendo pratiche sostenibili di caccia di sussistenza da parte delle popolazioni indigene. La caccia commerciale non è infatti l’unico pericolo che le balene devono fronteggiare. Il cambiamento climatico, l’inquinamento chimico e quello acustico, l’aumento del traffico marittimo, lo sfruttamento eccessivo delle risorse ittiche mettono a repentaglio la sopravvivenza delle popolazioni di balene rimaste. La pesca industriale sottrae alle balene preziose risorse alimentari e le espone al rischio delle catture accidentali.
Nonostante le minacce aumentino e dal 1986 sia in vigore una moratoria sulla caccia commerciale, la Commissione Baleniera Internazionale non è ancora stata in grado di fermare le nazioni baleniere. Norvegia, Islanda e Giappone continuano a cacciare. Quest’ultimo ricorrendo al pretesto della caccia effettuata a fini scientifici viola, sistematicamente, il Santuario dell’Oceano Antartico (istituito nel 1994), uccidendo, ogni anno, oltre 500 esemplari di balene in tutta l’area protetta.