Copenhagen: pre-vertice per evitare il flop
Mentre gli occhi del mondo e dei media sono concentrati sul World Summit on Food Security della FAO, in corso da oggi a mercoledì a Roma, i Ministri dell’Ambiente dei paesi partecipanti alla Conferenza sul clima di dicembre sono riuniti a Copenhagen, fino a domani, per le ultime consultazioni informali. Un incontro pre-vertice per evitare che il tanto atteso meeting si trasformi in un insuccesso totale. Il rischio è infatti divenuto concreto, a seguito dei mancati accordi tra Usa e Cina nel corso dell’Apec, il summit dei Paesi dell’Asia e del Pacifico, chiusosi ieri a Singapore. Nonostante le preliminari dichiarazioni di intenti e l’incursione in extremis del premier danese Rasmussen, Obama e Hu Jintao non hanno trovato l’accordo sui tagli alle emissioni di CO2.
La ricetta di compromesso uscita all’ultimo minuto dal vertice di Singapore, sulla quale discuteranno i Ministri dell’Ambiente in questi giorni, sembra dunque essere quella dell’ “intesa in due fasi“, ovvero dell’impegno politico in vista dei target vincolanti. Gli Stati Uniti non farebbero del resto in tempo a presentarsi con una legge sul clima entro dicembre, mentre potrebbe essere fattibile nella seconda metà del 2010.
Questa formula, ha detto il Ministro Stefania Prestigiacomo, presente a Copenhagen, “potrebbe rappresentare uno snodo fondamentale per coinvolgere nel processo di lotta ai cambiamenti climatici chi finora è rimasto fuori dagli impegni internazionali alla riduzione delle emissioni, come Usa e Cina. Due Paesi senza i quali ogni strategia sul clima rischia di restare solo simbolica”.
Le consultazioni informali dei prossimi due giorni hanno come obiettivo principale quello di preparare il terreno al raggiungimento di un accordo su un Trattato Internazionale vincolante per la regolamentazione delle emissioni di CO2 nel periodo successivo al 2012, quando scadrà il Protocollo di Kyoto. Oltre alla forma del futuro accordo restano da discutere le principali azioni per mitigare l’impatto ambientale e le modalità di finanziamento a sostegno dei paesi in via di sviluppo.
Rimandare un accordo “vincolante” a Copenhagen (come invece richiesto dal WWF) rischierebbe di generare, secondo il climatologo dell’Enea, Vincenzo Ferrara, un problematico “vuoto” legislativo di due anni tra la fine del Protocollo di Kyoto del 2012 e l’inizio di un nuovo accordo nel 2014.
L”Unione Europea spinge dunque nel tentativo di salvataggio del vertice. “Senza un accordo ambizioso non saremo in grado di centrare gli obiettivi necessari” ha dichiarato questa mattina la portavoce della Commissione. “Per questo dobbiamo continuare nei negoziati fino all’ultimo minuto dell’ultimo giorno”.
Aggiornamento 17 novembre 2009
Nuove e inaspettate speranze per i risultati della conferenza di Copenaghen sono oggi venute dai colloqui USA-Cina di Pechino. Parlando ai ministri dell’Ambiente e ai delegati riuniti, per il secondo giorno, nella capitale danese per il “pre-summit” il primo ministro Rasmussen si è detto felice che Stati Uniti e Cina auspichino un accordo “con effetto immediato” per la conferenza internazionale di dicembre, così da evitare ”un’altra dichiarazione internazionale d’intenti” e giungere invece a ”un accordo politico che impegni tutte le parti”. “Sono contento – ha aggiunto Rasmussen di fronte alla stampa - che al summit di Pechino, oggi sia stata sostenuta la strategia danese, cosa che conferma come si sia sulla giusta rotta”. Il Presidente Obama, a margine dei colloqui odierni con l’omologo cinese Hu Jintao, ha parlato infatti di “progressi” sulle questioni legate al clima, specificando anche che “il nostro fine non è quello di un accordo parziale né una dichiarazione politica, ma piuttosto un accordo che copra tutte le tematiche dei negoziati e abbia un effetto immediato”.
Da un ANSA delle ore 19.11 apprendiamo che, nella conferenza stampa di chiusura del pre-vertice informale, il ministro danese per il clima Connie Herdergaard e il segretario generale della Convenzione Onu sui cambiamenti climatici Yvo de Boer hanno ribadito che dalla capitale danese ci si attende più che un un accordo parziale: “Parliamo tutt’ora di un accordo di Copenaghen – ha detto de Boer – solo che non sappiamo ancora quando verrà reso giuridicamente vincolante”. “I nostri piani sono di arrivare ad un accordo pieno ed ambizioso”, ha aggiunto il ministro danese precisando che con l’avvicinarsi della Conferenza e il tam-tam mediatico la pressione è divenuta tale che molti paesi hanno cominciato a cedere. Nessuno dei due relatori ha tuttavia voluto precisare quali risultati concreti siano stati raggiunti nella riunione informale dei ministri, ma Hedergaard parla di avvicinamento tra i paesi ricchi e quelli poveri. Dalle parole finali del ministro danese sembra di capire che la soluzione di compromesso sarà la definzione di una data limite entro la quale la cornice politica dell’accordo debba divenire vincolante sul piano giurdico.
Andrea Gandiglio