Puma segue Greenpeace: via le sostanze chimiche pericolose
Puma, la terza azienda al mondo per l’abbigliamento sportivo, risponde alla campagna internazionale di Greenpeace “Detox” assumendo l’ impegno di eliminare entro il 2020 l’uso delle sostanze chimiche pericolose dall’intera catena produttiva e dai prodotti in commercio.
L’azienda, insieme a molte altre, finisce nell’occhio del ciclone dopo le ricerche effettuate da Greenpeace e pubblicate nel rapporto “Dirty Laundry“, che hanno rivelato il legame commerciale fra i proprietari di due complessi industriali cinesi, colpevoli di liberare le acque di scarico cariche di sostanze velenose nei fiumi, e diverse marche sportive nazionali e internazionali, tra cui Adidas, Nike e appunto Puma.
La risposta di Puma non si è fatta attendere e l’impegno preso dalla multinazionale ha molti degli elementi che Greenpeace giudica cruciali per guidare il settore verso un cambiamento di sistema: dall’approccio precauzionale nella gestione delle sostanze chimiche, all’identificazione di una chiara scadenza per raggiungere l’obiettivo “scarichi zero”, fino all’eliminazione di tutte le emissioni di composti pericolosi lungo la catena di produzione. L’azienda si è inoltre impegnata a pubblicare entro otto settimane un “piano di attuazione” che descrive dettagliatamente come intende procedere per mantenere la sua promessa.
“Il primo round della sfida Detox è stato vinto da Puma: ora Nike e Adidas si devono affrettare per non perdere del tutto la sfida contro l’inquinamento. – commenta Vittoria Polidori, responsabile campagna Inquinamento di Greenpeace - I maggiori brand sportivi devono avere la leadership non solo nelle vendite, ma anche nel guidare l’industria tessile verso una chimica pulita“.