Aperto a Brisbane il 6° WEEC sull’educazione ambientale
Si è aperto ieri a Brisbane, in Australia, il 6th World Environmental Education Congress, il congresso mondiale di educazione ambientale che ogni due anni raggiunge un paese diverso del mondo per fare il punto sulle politiche e gli strumenti di sensibilizzazione dei cittadini, in particolare giovani e studenti.
Quasi 800 delegati di oltre 50 Paesi hanno presto parte alla prima giornata di lavori, che nei prossimi giorni proseguiranno con i contributi di esperti mondiali sulle più recenti ricerche nel campo dell’educazione ambientale e dello sviluppo industriale e politico.
Temi del congresso 2011 sono: Esplora, Fai esperienze, Educa, con un focus particolare sul ruolo dell’educazione ambientale nelle scelte relative al cambiamento climatico. I cinque giorni del meeting, che si chiuderà sabato 23 luglio, servono a stimolare i delegati a “imparare” e condividere nuovi modi di pensare ed esplorare i trend più innovativi nell’ambito della ricerca e nella pratica dell’educazione ambientale. I partecipanti hanno infatti la possibilità di mettersi in contatto con educatori ambientali che lavorano nelle scuole, nell’educazione superiore, nelle agenzie federali, nazionali e locali del governo, nelle organizzazioni non governative e nel mondo degli affari. I primi due giorni del congresso saranno orientati all’influenza della scienza rispetto al cambiamento climatico nella regione dell’Asia-Pacifico, mentre la terza giornata offrirà la possibilità ai giovani di discutere i temi della natura e gli obiettivi dell’educazione ambientale nel futuro.
Porgendo i saluti in apertura, Mario Salomone (presidente dell’Istituto Scholé di Torino, che è Segretariato Permanente del WEEC) ha osservato: «Questo sesto congresso mondiale dell’educazione ambientale si svolge in una regione, quella Asia-Pacifico, che ha visto recentemente tremendi disastri naturali e tremende sciagure provocate dall’azione umana sul pianeta. Dallo tsnunami e dalla distruzione della centrale atomica di Fukushima, in Giappone, all’innalzamento del livello dei mari, che minaccia le piccole isole e le coste più basse, dalla desertificazione in Cina alle alluvioni proprio qui in Australia, sono state purtroppo molte le conferme che la società umana – come dice il sociologo Ulrick Beck – vive nell’era del rischio globale. Una biodiversità sempre più in crisi, in un pianeta troppo antropizzato, colpito dal global warming, dove acqua, cibo, suolo, sono risorse sempre più insufficienti, sottoposte a stress, ripartite ingiustamente e fonte di conflitti e di accaparramento da parte di nazioni più ricche e potenti, dove si moltiplicano i profughi e le migrazioni ambientali: questo il quadro in cui ci troviamo e in cui si riunisce il nostro congresso. I WEEC sono stati una sfida ambiziosa, difficile, in parte vinta: dal 2003 ci riuniamo regolarmente, facendo incontrare migliaia di studiosi e di educatori di tutti i continenti. Dopo Portogallo, Brasile, Italia, Sud Africa, Australia, abbiamo già in programma il prossimo appuntamento in Marocco, nel 2013 e stiamo vagliando le candidature per i congressi del 2015 e del 2017.
L’educazione ambientale nel mondo, insomma, è viva e vitale. Ma siamo anche chiamati a un maggiore impegno di riflessione e di confronto, a un’azione sempre più decisa, a costruire reti sempre più diffuse ed efficaci, a livello locale, regionale e globale. L’educazione ambientale, infatti, deve diventare ancora più incisiva e dare il massimo contributo possibile alla nascita di un sistema mondiale fatto di relazioni pacifiche e collaborative tra popoli e culture, di rapporto fraterno tra umanità e altri esseri viventi, e con il pianeta nel suo complesso, di modi di produrre e consumare profondamente riorientati verso una economia ecologica. L’educazione ambientale deve essere la chiave di un“apprendere per il cambiamento“. Per fare questo, deve mobilitare e coinvolgere tutti i saperi e tutte le discipline, deve sostenere la “scienza della sostenibilità“, deve fare i conti con tutti (e tanti) i temi di una realtà complessa e in rapido mutamento, dove segnali positivi e segnali negativi si intrecciano in modo preoccupante e conturbante.
Mi auguro quindi che questo congresso WEEC rappresenti un altro passo avanti verso una educazione ambientale sempre migliore e auguro a tutti i partecipanti un buon lavoro».