Alimentazione infantile: per una crescita sana
Bambini-cicciobello. Sovrappeso (più di uno su tre), nel peggiore dei casi obesi (oltre il 10%). Se l’aspettativa di vita si allunga sempre di più, peggiora la sua qualità, a causa di una cattiva alimentazione e dell’obesità fin dall’infanzia. Ma anche per i più piccoli, la soluzione non potrebbe essere più semplice: seguire la piramide nutrizionale ispirata alla dieta mediterranea. Il Barilla center for food and nutrition, nato nel 2009 proprio per riflettere sui temi legati all’alimentazione e, dice Paolo Barilla, «creare un mondo migliore», l’ha integrata con una seconda piramide, rovesciata, sull’impronta ecologica dei cibi, ottenendo uno schema con un messaggio chiaro: gli alimenti più sani hanno anche un minor impatto sull’ambiente. Come spiega Riccardo Valentini, docente di Ecologia forestale all’università della Tuscia, ortaggi e frutta hanno l’impronta ecologica più bassa; questa aumenta per riso, pane, pasta, latte, yogurt e legumi, e sale ancora per carne suina e avicola, olio, burro, formaggio, ed è massima per la carne bovina. La piramide che tutti conosciamo è speculare: suggerisce un alto consumo di frutta, verdura e cereali, gli alimenti cioè a basso impatto ambientale, un consumo medio di latticini, carni bianche e pesce, e un basso consumo di dolci e carne bovina, che in assoluto pesa di più sul’ambiente.
Il modello, sottolinea il Bcfn nel position paper “Crescita sana e nutrizione nei bambini”, è adatto anche per orientare i genitori nell’alimentazione dei figli piccoli e adolescenti. Gli esperti del gruppo (di cui fanno parte, tra gli altri, l’economista Jean-Paul Fitoussi e l’oncologo Umberto Veronesi), sottolineano come, nella dieta di bambini e adolescenti, dovrebbero essere presenti tutti i giorni pane, pasta e riso (meglio se integrali), frutta e verdura, latte e latticini. Dovrebbe invece essere limitato a 2/3 volte alla settimana il consumo di carne, 2 volte quello di formaggio e 1/2 di uova. Pesce almeno 3 volte alla settimana, almeno 2 i legumi. Ma nella realtà le cose non vanno così bene: «Nonostante queste raccomandazioni – scrivono gli esperti – numerosi studi internazionali hanno messo in luce la grande diffusione tra i bambini di età compresa tra i 6 e i 10 anni di abitudini alimentari che non favoriscono una crescita armonica e che predispongono all’aumento di peso». I dati a livello mondiale sono a dir poco sconfortanti: «E’ stato osservato come solo l’1% dei bambini possieda abitudini alimentari in linea con la composizione settimanale ottimale della dieta e quindi consumi porzioni e varietà di alimenti in accordo con quanto raccomandato da una corretta Piramide Nutrizionale. Gli stessi studi evidenziano inoltre come l’introito calorico giornaliero della maggioranza dei bambini osservati in età scolare sia non solo superiore alle loro esigenze, ma anche principalmente orientato al consumo di grassi e zuccheri (soprattutto nei bambini caratterizzati da una tendenza all’obesità), a scapito di frutta e verdura».
Le cose, in Italia, forse vanno solo lievemente meglio. Un’indagine promossa nel 2009 dal ministero della Salute, spiega il ministro Ferruccio Fazio, «ha rivelato che su 40.000 alunni della terza elementare, il 22,9% erano in sovrappeso e l’11% obesi. Il 10% dei bambini salta la colazione, il 30% ne fa una non adeguata, il 50% consuma bevande dolci e gassate. Una percentuale elevatissima ha in camera la tv e usa i videogiochi, mentre è poco diffusa la cultura dell’attività fisica». Colpa dei genitori, degli insegnanti o dei pediatri? Le responsabilità sono di tutte e tre le categorie che, spiega Claudio Maffeis, pediatra e docente all’università di Verona, dovrebbero «costituire un’alleanza terapeutica per la crescita sana del bambino». È vero però che in prima linea ci sono proprio le mamme e i papà, sempre più di fretta e spesso, sottolinea Antonio Affinita del Movimento italiano genitori, «disorientati dai messaggi contrastanti che arrivano dai media». A questo si aggiunge che, dice Alberto Ugazio, presidente della Società italiana di pediatria, «non c’è ancora la percezione del sovrappeso come problema per il bambino». Che a causa dei chili di troppo è più esposto, da adulto, ad ammalarsi di patologie croniche come le malattie cardiovascolari.
L’obesità, infatti, spiega Maffeis, è un problema che il bambino può portarsi dietro fin dal concepimento, visto che «nasce dall’interazione tra genetica e ambiente. E’ importante che il bambino, quando è nella pancia della mamma, venga esposto a un ambiente virtuoso anche dal punto di vista dell’alimentazione, perché è lì che assume la programmazione metabolica». Dopo la nascita, poi, sottolinea il Bcfn, le regole che i genitori dovranno seguire sono poche ma importanti: «Adottare una dieta sana ed equilibrata, evitare l’eccessiva introduzione di calorie, ripartire con equilibrio i nutrienti nella giornata, ridurre al minimo l’apporto aggiuntivo di sale, effettuare cinque pasti e non consumare cibo al di fuori di essi, svolgere attività fisica per almeno un’ora al giorno e ridurre al minimo il tempo passato davanti al video». Se i bambini di domani mangeranno in modo più equilibrato, faranno bene anche all’ambiente. Basti pensare che il passaggio a una dieta bilanciata, spiega Valentini, farebbe diminuire del 55% le emissioni del settore agroalimentare.
Veronica Ulivieri