Le regioni contrarie al nucleare
Gran parte delle regioni italiane si stanno opponendo al progetto del governo di costruire nuove centrali nucleari. Dieci di queste hanno presentato ricorso alla Corte Costituzionale per ingerenza dello stato in decisioni di competenza delle regioni, appellandosi all’articolo V della Costituzione italiana. Si tratta di Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Puglia, Basilicata e Calabria. Ma anche Sardegna e Molise hanno votato contro questo provvedimento, pur senza ricorrere alla Corte. La regione Calabria il 21 settembre scorso ha deliberato il ricorso avverso l’art.25, comma 2, lettera g) delle legge n. 99 del luglio scorso avente ad oggetto “Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia”. L’articolo 25 dichiara che le Regioni non hanno diritto di decidere se si possa realizzare sul suo territorio un impianto per la produzione di energia nucleare o per lo stoccaggio delle scorie radiottive prodotte. Non solo le regioni del centro-sinistra dunque si oppongono al Governo, ma anche la Sardegna del neo presidente Ugo Cappellacci, con 53 voti a favore e un astenuto, ha votato il 2 luglio una mozione che si impegna a “adottare tutti gli atti necessari a impedire in Sardegna la costruzione di centrali nucleari e la localizzazione di depositi per le scorie provenienti da reattori“. La mozione n.12, riporta che il Governo “sembra non tenere minimamente conto della tendenza mondiale (manifestato dal Presidente degli Stati Uniti e da numerosi governi europei) e degli studi internazionali riguardo al nucleare: considerato un passo indietro, una tecnologia obsoleta che non guarda al futuro non tiene conto della necessità di porre immediatamente (e quindi non con i decennali tempi richiesti dal nucleare) rimedio al riscaldamento globale, assicurando un futuro senza scorie e con una tecnologia non antiquata ma orientata alla sostenibilità e alla riduzione dei consumi, ovvero alle fonti rinnovabili e ad una maggiore educazione al risparmio energetico (a cui il nucleare, apparentemente facile e abbondante, oppone la cultura del consumo e dell’insaziabile richiesta di energia)”. Anche il Veneto, nonostante l’appoggio dichiarato al nucleare del suo Presidente Giancarlo Galan, ha votato una mozione antinucleare con 19 voti a favore e 18 contrari. Solo cinque regioni non si sono ancora espresse: Val d’Aosta e Trentino Alto Adige non dispongono delle caratteristiche adatte ad ospitare un sito, l’Abruzzo del recente terremoto non sembra il candidato ideale; rimangono Lombardia e Friuli Venezia Giulia.
Roberto Camatel