Varese Ligure, premiata comunità rurale 100% rinnovabile
Michela Marcone è una ligure doc, «con la fissa per i numeri» e per dire le cose come stanno, senza tanti giri di parole. Dal 2004 è sindaco (e nei cinque anni precedenti è stata vicesindaco e Assessore all’Ambiente) di Varese Ligure. Un paese con poco più di 2.000 abitanti, arrampicato sull’appennino tra La Spezia e Genova. Se guardi sulla cartina, è un solo un punto piccolo piccolo, ma Varese è da anni un modello per tutti quegli amministratori che vogliono seguire la strada della sostenibilità. «Una parola che ormai non ha più significato, perché la gente la usa per qualunque cosa», sbotta il sindaco. È purtroppo vero, ma per coloro che danno a questa parola un significato concreto,Varese Ligure certo è un caso più unico che raro.
Qui, la svolta è avvenuta nei primi anni Novanta, con Maurizio Caranza: «E’ stato sindaco per tre mandati, dal 1990 al 2004. A lui bisogna riconoscere il merito di aver pensato a un futuro diverso e possibile per Varese». Nel 1999, è stato il primo comune in Europa a ottenere le certificazioni ambientali ISO 14001 e l’iscrizione all’Emas, un sistema europeo per valutare e migliorare l’efficienza ambientale di enti e aziende. «Ci ha aiutato il fatto che avevamo un territorio senza nessuna complessità rilevante dal punto di vista ambientale. Il nostro è un paese agricolo, in cui l’ambiente, grazie alla mentalità contadina, è stato sfruttato, ma mai distrutto, perché da lì viene il sostentamento».
I primi interventi nella nuova direzione, spiega Michela Marcone, «sono stati dettati anche dalle occasioni offerte da bandi e contributi». È così che, approfittando di fondi europei, negli anni Novanta è stato recuperato il centro storico del paese: «Siamo riusciti a coinvolgere anche i cittadini, che, usufruendo dei contributi, hanno potuto ristrutturare le loro case». Il passo successivo è stato nel solco della tradizione contadina: «Abbiamo promosso il metodo biologico tra gli agricoltori del territorio. Oggi, l’80% delle aziende di Varese Ligure sono biologiche, e sono anche nate due cooperative che lavorano e commercializzano i nostri prodotti, una casearia e l’altra di macellazione». Ai giovani, l’agricoltura offre anche un posto di lavoro: «Ovviamente da noi non si trova il lavoro in banca o negli uffici pubblici, ma per chi vuole lavorare in agricoltura le possibilità ci sono. E alcuni giovani sono rimasti a Varese, hanno ingrandito l’azienda di famiglia e si sono specializzati».
Poi, è stata la volta delle energie rinnovabili: «Anche in seguito alla certificazione ambientale, abbiamo deciso di puntare sulle energie verdi. In paese ci sono un impianto eolico di proprietà della municipalizzata Acam e i pannelli fotovoltaici sul tetto del depuratore comunale. Grazie a questi impianti abbiamo raggiunto, e ampiamente superato, l’autonomia energetica: oggi produciamo il 300% dell’energia consumata». E anche i cittadini ci hanno preso gusto: nel 2010, il Comune ha creato un Gruppo di acquisto solare. Più famiglie si sono messe insieme per comprare pannelli solari, potendo usufruire così di sconti consistenti. «In tutto sono stati installati circa 40 kilowatt. L’iniziativa ha avuto successo e stiamo pensando di riproporla».
Anche nella gestione dei rifiuti si sono fatti dei progressi rispetto al resto della provincia: «Nel territorio spezzino, ci sono tariffe che sono tra le più alte in Italia, a fronte di un piano dei rifiuti non ancora concluso. A Varese siamo arrivati a una percentuale di raccolta differenziata pari al 28%, che non è molto. Ma c’è un altro dato, più significativo, che meglio racconta la nostra realtà: la media dei rifiuti prodotti ogni anno pro capite in paese è sensibilmente inferiore a quella provinciale: 400 contro oltre 530 chili». Un risultato che, secondo il sindaco, viene sempre dalla mentalità contadina di questi luoghi: «Qui si riusa il rifiuto alla fonte. Pensiamo al legno: a nessuno verrebbe mai in mente di buttarlo, perché qui tutti hanno una stufa o un caminetto».
I premi per Varese non si sono fatti attendere. Nel 2004, il paese è stato premiato dalla Commissione Europea come “Migliore comunità rurale 100% rinnovabile”, e pochi giorni fa è arrivato il riconoscimento regionale per il Comune ligure più impegnato sul fronte ambientale. E in collaborazione con l’Università di Genova sta per partire in paese un altro progetto ambizioso, per la depurazione dell’acqua, che unisce l’impatto zero al chilometro zero: «Si tratta del metodo delle microalghe autoctone. Le alghe vengono già utilizzate da tempo, ma la novità è la scelta di alghe del territorio, in gradi di sopravvivere più a lungo nel nostro clima e far meglio il loro lavoro».
Veronica Ulivieri