Aborro gli estremismi. Intervista a Giampiero Mughini
Graffiante come un giaguaro, in tutto ciò che dice. Dal calcio alla politica, dalla letteratura all’arte, Giampiero Mughini sa sempre come distinguersi. Ironico e coraggioso, il celebre juventino doc (uno dei più polemici e talvolta scomodi della tv), dopo l’esperienza da giornalista, oggi fa il mestiere dell’opinionista. E anche parlando di ambiente e sostenibilità non trattiene le sue più temerarie posizioni.
D) Mughini, fanatico o indifferente verso i problemi dell’ambiente?
R) Non sono un fanatico di nessuna cosa al mondo, perché nel fanatismo c’è mancanza di misura e questo non è buono. Sono certamente attento alle questioni ambientali, ma lo faccio sgravandomi in partenza da una responsabilità: non so guidare. Ragione per cui direi che sono uno dei più ecologici cittadini d’Europa. Inquino minimamente.
D) Quindi, come si sposta?
R) Prendo l’autobus. Ma non per amore del prossimo, o per ridurre l’impatto ambientale. Proprio perché non ho mai preso la patente.
D) Se l’avesse, che auto sceglierebbe? Suv o utilitaria? Non ci nasconda un certo amore per le cose eccentriche ed esclusive…
R) Non so, ma mi preoccuperei moltissimo del tasso d’inquinamento determinato dalla mia auto. D’altronde, però, chi pensa che la Terra in cui abitano 6 miliardi e 300 milioni di esseri umani sia preservata allo stesso modo in cui lo era con 300 mila persone, è un folle. La gente si deve riscaldare, deve poter usare la macchina come vuole. La civiltà comporta un equilibrio tra vari fattori e valori. La somma non può essere zero.
D) Lei vive a Roma. Le è mai capitato di lamentarsi dell’inquinamento?
R) La Capitale è casa mia. Ci mancherebbe se mi metto a criticarla. Il mio appartamento è nel quartiere di Monteverde, che come dice la parola è pieno di parchi. Non dico di essere un privilegiato, ma qualcosa del genere. Chi ha la sfortuna di vivere in via Padova a Milano ha ragioni d’invidiarmi.
D) E sulla pulizia, niente da dire?
R) Non parliamone proprio. La cosiddetta “gente”, gli italiani medi sono delle bestie. Io aprirei Guantanamo, per mandarci quegli esseri che nella mia città gettano a terra pezzi di qualunque cosa, dai panini scaraventati con tanto di plastica al suolo ai mozziconi di sigarette. Ripeto, aprirei Guantanamo.
D) Non le sembra di esagerare?
R) No, sono realista. La pulizia di Roma non dipende da un cattivo destino o dalla mancanza di cestini e bidoni. Prima non me ne accorgevo. Ora che ho comprato un cane, una setterina inglese (si chiama BB, come Brigitte Bardot) la porto a passeggio e mi capita di osservare cosa c’è sui marciapiedi. O meglio, cosa non c’è. Facciamo un esempio…dicevo che mi muovo in pullman? Bene. Per me è ovvio, una volta sceso dall’autobus con il ticket in mano, arrotolarlo e buttarlo nell’immondizia. E invece la gente cosa fa? Lo getta a terra. Perché? Non mi so dare una risposta. C’è un cestino ogni 15 metri! Si tratta di urbanità!
D) Ha mai pensato di diventare vegetariano?
R) No. Perché penso che tutti questi movimenti, tanto di moda, da francescani scalzi siano delle cialtronate. Forme di esasperazione che mi fanno ridere. Inoltre, penso che se domani mattina decidessi di diventarlo, non cambierebbe nulla nella sorte delle bestie ipoteticamente non maciullate con la mia alimentazione. E poi, me lo lasci dire: non è che gli esseri umani possano alloggiare gli animali gratis. Le distese d’erba non sono infinite.
D) Critico anche nei confronti dei nuovi movimenti mondiali che invitano alla sostenibilità e al risparmio, riconvertendo le energie dal petrolio alle fonti “verdi”?
R) La vita “green” è un equilibrio, un compromesso. Non si può essere solo “green”. C’è una parola che mi piace molto pronunciare: inciucio. Bisogna inciuciare gli interessi dell’industria con ogni altra volontà contraria. E’ del tutto evidente che si debba risparmiare nei costi e nelle risorse. Ma chi glielo va a spiegare ai dipendenti di un’azienda costretta a chiudere o a lasciare lavoratori in cassa integrazione, perché obbligata a riconvertirsi, che lo stanno facendo a fin di bene, anche se sulla loro pelle? Questo è il vero dilemma di una democrazia occidentale. Equilibrio misura, passettini. Il paradiso non è di questa terra.
D) L’inquinamento crescente si deve fronteggiare, in qualche modo…
R) Non è da sottovalutare. Ma è molto complicato decidere come ridurlo. Certo, rispetto all’Iran, in Italia si vive meglio. Rispetto all’Europa, si vive meglio in Olanda, dove c’è un’invasione di biciclette.
D) Il paradiso terrestre non esiste, dice lei. Ma se ci fosse, che caratteristiche dovrebbe avere?
R) Vorrei essere un residente di una grande città europea, piena di librerie, cinema, gallerie d’arte e parchi per andare a far passeggiare la mia cagnetta. Fortuna che nel mio quartiere queste componenti, anche se in piccolo, ci sono tutte.
Letizia Tortello