Smart Cities per un’Europa intelligente
Strategia Europea 2020, una crescita smart, ossia intelligente, sostenibile ed inclusiva. Ma in che modo l’Europa potrà raggiungere l’ambizioso obiettivo? La risposta non è delle più semplici, anche perché la crisi finanziaria non facilita di certo l’operatività della UE. Potremmo ad esempio soffermarci sull’elemento di ostacolo alla Strategia stessa: la mancanza stessa di città europee veramente smart.
Le città sono il centro delle attività economiche, della ricerca e dello sviluppo e, di conseguenza, rappresentano la chiave di volta per la crescita “intelligente” dell’Unione. L’80% delle emissioni di carbonio in Europa provengono dalle aree urbane. I palazzi, le industrie ed i trasporti sono un mix di elementi che contribuiscono in gran misura ad aumentare l’inquinamento del vecchio continente. Per questo motivo l’Europa ha l’obbligo di promuovere la sostenibilità urbana, se vuole concretamente avvicinarsi, in qualche modo, ai target climatici prefissati per il 2020. Concentrandosi, inoltre, sul concetto dell’inclusione, è bene considerare che il 75% della popolazione europea vive nelle città, e rispetto al diffuso benessere di cui gli spazi urbani sono caratterizzati, le città sono anche il luogo in cui “l’esclusione” e la povertà sono aspetti acuti e radicati.
In ordine a queste argomentazioni, l’UE è consapevole del bisogno assoluto di lavorare con le città Europee. In linea con il principio di sussidiarietà, l’Europa collabora con gli Stati membri e le autorità locali, per assicurare un alto livello di protezione dei cittadini che vivono e lavorano negli ambienti urbani. La caratteristica chiave di molte delle leggi e delle politiche europee in ambiti come quello della protezione ambientale, dello sviluppo regionale e dei trasporti, sono infatti misure indirizzate specificamente alla gestione e protezione delle aree urbane europee.
L”UE agisce a livello urbano seguendo uno schema i cui obiettivi sono focalizzati su quattro temi fondamentali: salute e benessere del cittadino, vivibilità urbana, efficienza delle risorse e sostenibilità, buona gestione degli spazi pubblici.
Per quanto riguarda il primo punto, la salute e il benessere dei cittadini dipendono dalla qualità dell’acqua che bevono e dell’aria che respirano e dagli effettivi ed efficaci trattamenti per lo smaltimento dei rifiuti. A tal proposito la Direttiva europea 98/8/EC riguardante l’acqua, assicura che abbia tutte le caratteristiche che la rendono potabile, nonché l’obbligo, da parte delle città, di monitorare regolarmente la sua qualità.
Direttive comunitarie che condizionano l’azione degli stati membri esistono anche per il corretto smaltimento dei rifiuti e per la riduzione dell’inquinamento atmosferico. Quest’ultimo è regolamentato, ad esempio, dalla strategia Clean Air for Europe, che include la Direttiva denominata CAFE’ (Cleaner Air for Europe), la quale richiede ai governi di definire la qualità dell’aria sulla base della densità di popolazione del proprio stato e su determinati criteri di esposizione.
Nell’ambito della vivibilità urbana rientrano invece piani ben precisi relativi alla conservazione della biodiversità in ambiente urbano, alla lotta contro l’inquinamento acustico, al rispetto e alla conservazione del patrimonio storico e artistico delle città, e alla sostenibilità dell’utilizzo del suolo. Sono numerosi i programmi europei rivolti alla realizzazione di questi obiettivi, come il progetto Green and Blue Space Adaptation for Urban Areas and Eco Towns, che promuove piani urbani per il miglioramento della qualità della vita dei cittadini focalizzandosi parallelamente sulla lotta contro il cambiamento climatico.
Il tema dell’efficienza delle risorse e della sostenibilità ruota invece intorno al vitale concetto che qualsiasi ambiente urbano deve funzionare efficacemente e allo stesso tempo essere caratterizzato dal più basso utilizzo di risorse naturali scarse. In questo modo i cittadini europei potranno raggiungere una alta qualità della vita che sia allo stesso tempo sostenibile anche per le generazioni future. L’Energy Efficiency Plan 2011 adottato dalla Commissione Europea lo scorso marzo, è un esempio delle politiche europee in questo settore. In generale, la risoluzione del problema dell’efficienza nelle aree urbane si focalizza essenzialmente su politiche di efficienza energetica, promozione della diffusione di mezzi di trasporto pubblici e privati ecologici, innovazione tecnologica e conseguente nascita di green jobs. Infatti, molte di queste iniziative presuppongono l’esistenza di nuove figure nel mondo del lavoro, come i meccanici specializzati nella riparazione di veicoli a basse emissioni di CO2.
La buona gestione degli spazi pubblici urbani, infine, riguarda sia le azioni di buon governo delle amministrazione locali sia la partecipazione democratica dei cittadini nonché la loro educazione al senso civico.
Sulla base di questo schema preciso, l’Unione Europea si fa carico, tramite politiche specifiche e fondi finanziari, della crescita e della conversione green delle aree urbane europee, con l’auspicio che questa contribuisca a dare un’accelerata per il raggiungimento dei target 2020.
Donatella Scatamacchia