Nuovi piani energetici nazionali. Germania – Italia: 2-1
Dopo il parere consultivo favorevole, ieri, del Consiglio dei Ministri il cosiddetto Quarto Conto Energia, ovvero il decreto che dovrebbe ridefinire il quadro normativo sugli incentivi per la produzione di energia elettrica da impianti fotovoltaici, si avvia verso la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, per entrare in vigore dal 1 giugno.
Il Ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani, aspramente criticato per non essere intervenuto a Verona durante la giornata inaugurale di SolarExpo, ha rassicurato gli operatori del settore. I dissidi con la collega dell’ ambiente Stefania Prestigiacomo, che avevano causato ulteriori ritardi nell’approvazione del decreto, sembrano ormai superati. E ieri è stato dunque licenziato, tra sospiri di sollievo e annunci di ricorso al Tar, il testo del tanto atteso Quarto Conto Energia, a proposito del quale Romani ha dichiarato: “Abbiamo colto i tanti segnali di novità , abbiamo capito le esigenze della filiera solare italiana e nelle ultime settimane incorporato le indicazioni e le preoccupazioni del settore, arrivando, io credo, a un eccellente risultato, soprattutto per ciò che riguarda la definizione di un quadro normativo capace di dare certezze pluriennali, fino al 2016, cioè per altri 5 anni e mezzo, fino al raggiungimento della grid parity, quando non ci sarà più bisogno di incentivi”.
Romani, poi, ha rilasciato una dichiarazione sulle strategie future un po’ a sorpresa – specialmente dopo gli ultimi interventi del Presidente del Consiglio che, durante il vertice italo-francese di pochi giorni fa, aveva dichiarato che il nucleare, in realtà, andrà avanti, ammettendo candidamente di aver rinunciato al referendum per timore di un risultato sfavorevole sull’onda emotiva della tragedia giapponese. “Molte delle mie decisioni – ha detto Romani- anche alla luce del disastro di Fukushima, dopo il 3 marzo, sono cambiate e anche per questo motivo stiamo preparando una nuova strategia energetica nazionale che vorremmo elaborare prima dell’estate.
Forse al Ministro è giunta eco dei risultati di uno studio della Fondazione Univerde, “Energia solare: il motore della green economy. La fiducia degli italiani, la miopia della politica”, presentato proprio a Verona in sua assenza, secondo cui il 92 per cento degli italiani crederebbe totalemente nel solare come fonte energetica del futuro. Una cifra in crescita, che all’ultimo rilevamento, nell’ ottobre del 2010, era al 79 per cento. Subito dopo il solare, secondo gli intervistati, ci sarebbe l’eolico, con il 43 per cento dei consensi, anch’essi in crescita. Quindi l’idroelettrico con il 17 per cento e solo al 15 per cento il nucleare, in calo netto di consensi (circa il 4% rispetto al 2009). Secondo il 68% degli intervistati, inoltre, l’ Italia sarebbe indietro rispetto agli altri paesi europei.
Nel varo di una nuova strategia energetica nazionale, l’ Italia arriverebbe quanto meno al secondo posto, preceduta dalla Germania: il Governo tedesco, infatti, ha annunciato per giugno (data che tutta probabilità verrà rispettata) la presentazione del nuovo piano energetico nazionale che prevede l’uscita definitiva della Germania dal nucleare.
Per la preparazione del nuovo corso energetico tedesco sono stati coinvolti non solo tecnici ed economisti, ma anche rappresentanti delle parti sociali e si è costituito un Comitato Etico, per valutare il tema dell’approvvigionamento energetico da ogni punto di vista e capire quali saranno le conseguenze sul tessuto sociale e sul paesaggio della Germania dopo l’abbandono dell’atomo.
La Germania, dunque, appare sempre più decisamente orientata verso le energie rinnovabili e rinuncerà a tutte le sue 17 centrali nucleari, non solo a quelle vetuste attualmente ferme per controlli, benché il cancelliere tedesco Angela Merkel abbia sempre ammesso di essere una sostenitrice del nucleare. Del resto il piano energetico varato lo scorso autunno (con il quale era stata prolungata la vita delle 17 centrali attive) era infatti parso ai cittadini già vecchio e inadatto subito dopo Fukushima. Per questo, ha ammesso la Merkel (molto colpita, a quanto si dice, dopo aver visto che i piani di sicurezza di una centrale nucleare possono non essere sufficienti nemmeno in un paese avanzato), c’è bisogno di un “nuovo pensiero” per abbandonare l’atomo. Un nuovo pensiero forse accelerato dalla pesante sconfitta elettorale della CDU, nel Baden-Württemberg dove, invece, hanno fatto incetta di voti i “Verdi” tedeschi. Il governo federale ha successivamente dichiarato una moratoria nucleare di tre mesi, necessaria a riesaminare la sicurezza di molti impianti, sette dei quali, i più vecchi, sono attualmente fermi.
Dopo gli stress test, voluti dall’UE, si deciderà definitivamente il futuro della politica energetica tedesca. Nella seconda metà di Maggio è prevista la relazione di un gruppo, composto da tecnici ed esperti di etica, quindi il Governo discuterà con le imprese energetiche statali e federali, per arrivare poi ad una proposta finale da approvare a Giugno.
Quali soluzioni preparerà, dunque, la Germania, per far fronte ad un cambiamento così brusco nella politica energetica? E con quale nuovo mix energetico sarà sostituito l’apporto che, fino ad ora, veniva dal nucleare, senza perdere efficienza e produttività? Ci saranno poi da affrontare i malumori di chi trae vantaggio dal nucleare. Gerhard Schröder, il predecessore della Merkel, aveva infatti dovuto negoziare con l’industria un piano graduale di rinuncia al nucleare entro il 2022. Proprio la Merkel, invece, lo scorso novembre, aveva ridato spinta alla politica nucleare, per poi cambiare bruscamente le carte in tavola.
Cosa succederà, ora, a Neckarwestheim, 43 km sopra Stoccarda, nel sud ovest della Germania? Dal 1976, quando è entrata in funzione la vicina centrale nucleare, molti soldi di “compensazione” sono arrivati nelle casse dell’amministrazione comunale e quello che era un villaggio di provincia è diventato un comune elegante, con tanto di campo da golf a 18 buche.
Dopo le nuove decisioni della Merkel uno dei due reattori dell’impianto dovrà sicuramente chiudere e il sindaco Dürr teme di perdere 250 posti di lavoro e di ridurre le entrate fiscali da 7 a 3 milioni di euro in un solo anno. Molto dipenderà, quindi, dalla velocità con cui sarà gestito il passaggio dal nucleare al nuovo tipo di mix energetico prescelto, visto che fino oggi il nucleare garantisce alla Germania il 22 % dell’energia necessaria al fabbisogno ed è escluso che si faccia ricorso ad energia proveniente dall’estero – magari proprio da Paesi che l’hanno prodotta con il nucleare.
Al momento non ci dovrebbero comunque essere problemi con lo spegnimento dei sette reattori più anziani,e presto potrebbe essere fermato anche un ottavo reattore, a causa di alcune riparazioni, nella città di Grafenrheinfeld tra Francoforte e Norimberga. Le nove centrali rimanenti continueranno a produrre 13.500 megawatt di elettricità, che potrebbero non essere sufficienti. E il dibattito è già aperto, dopo che qualcuno ha parlato di un ritorno al carbone, tra le proteste degli ambientalisti. La stessa Greenpeace, ha calcolato che ci vorrebbero sei- sette anni prima che la Germania sia pronta ad un abbandono totale del nucleare. Ma sarebbero soprattutto necessari, secondo l’esperto Andree Bohling, una serie di cambiamenti nella mentalità delle persone, e poi nel sistema elettrico, le cui reti sarebbero da rimodernare, e in quello industriale, ancora non del tutto convertito alla piena ricerca dell’efficienza energetica. Sarebbe inoltre necessario, un maggiore sviluppo delle altre fonti rinnovabili, come l’eolico, mentre allo stato attuale, secondo lo stesso Bohling, solo il gas naturale potrebbe essere la fonte sicura per garantire un passaggio graduale senza perdite di competitività al sistema e nel rispetto dell’ambiente, grazie alle nuove tecnologie di ricerca e perforazione del sottosuolo.
C’ è infine la sindrome Nimby a mettersi di traverso: è il caso della cittadina di Wustermark, a 30 km ad ovest di Berlino, dove gli abitanti stanno già protestando contro la costruzione di una centrale elettrica a gas, che dovrebbe essere pronta entro 4 anni, progettata dalla tedesca Siemens e dalla svizzera Advanced Power, per un investimento di circa 640 milioni di euro. L’amministratore delegato Folker Siegmund sta cercando di convincere le amministrazioni locali usando l’argomentazione dei posti di lavoro e dei contributi che dovrebbero arrivare nelle casse degli enti locali coinvolti. Insomma, l’intento della Merkel è lodevole ma la strada della Germania verso il totale abbandono del nucleare è irta di ostacoli pratici. A Giugno sapremo quali strategie avrà adottato il Governo tedesco per superarle.
Andrea Marchetti