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La religione della Terra di Wangari Maathai

aprile 26, 2011 Recensioni

Aiutando la terra a guarire, aiutiamo noi stessi. Se ci impegniamo per recuperare o salvare ciò che è andato perduto, per esempio con la rigenerazione di foreste degradate, il pianeta ci aiuterà a curarci e persino a sopravvivere”. È questo uno dei principali pensieri di Wangari Maathai, biologa keniota, Nobel per la Pace nel 2004, Messaggero di Pace per le Nazioni Unite nel 2009, e fondatrice del Green Belt Movement. Un pensiero che prende forma nel corso del tempo e con il lavoro; una consapevolezza costruita man mano, a fronte di risultati e successi, di confronto e dinamiche talvolta inaspettate.

Il GBM nasce nel 1977, come iniziativa del National Council of Women of Kenya (NCWK, Consiglio Nazionale delle donne del Kenya) finalizzato alla messa a dimora degli alberi. Grazie a seminari di educazione  civica e ambientale e ad attività di sensibilizzazione, il progetto riesce a coinvolgere le donne che bussano all’associazione lamentandosi che non hanno più legna da ardere per cucinare.

E dalle problematiche più strettamente ambientali il movimento si estende a questioni più ampie. “Dopo alcuni anni mi sono resa conto che i nostri sforzi non consistevano solo nel piantare  alberi, ma erano volti anche a spargere semi di un altro tipo: quelli necessari a curare le ferite inflitte alle comunità, depredate della loro autostima e della consapevolezza di sé”. Così la difesa della natura si fa portatrice di messaggi di pace e uguaglianza, e permette a molte persone di riscattare la loro condizione sociale, soprattutto alle donne. Iniziare a intervenire su questioni di governo e diritto, sfidando il potere costituito, intento a distruggere l’ambiente mettendo in pericolo i cittadini, è un passaggio venuto da sé, reso possibile dalla determinazione della fondatrice e dei colleghi, ma anche grazie al sostegno finanziario di altri Paesi dell’Europa e degli Stati Uniti, dimostratisi sensibili al progetto.

Il movimento nato da questo fermento è presentato nel libro “La religione della terra” (pag. 224, euro 16.50, Sperling & Kupfer) e si basa su quattro principi fondamentali:

  1. Amore per l’ambiente: quello pratico, riscontrabile nello stile di vita e nelle azioni positive quotidiane del singolo individuo.
  2. Gratitudine e rispetto per le risorse della Terra, rilanciando “la regola delle tre R”, ridurre, riusare,  riciclare e tenendo in grande considerazione tutto ciò che la Terra dà, senza alcuno spreco.
  3. Autopotenziamento e automiglioramento perché il potere di cambiare è dentro ciascun individuo ed è importante sapere di poter migliorare la propria esistenza attraverso la forza della fiducia in sé e la propria energia.
  4. Spirito di servizio e volontariato. Chi aderisce al movimento utilizza il proprio tempo e le proprie risorse al servizio dell’ambiente e degli altri, alla ricerca di una collaborazione collettiva per un miglioramento comune.

Il lavoro della mia vita è diventato qualcosa di più della semplice attività di mettere a dimora alberi”, scrive l’autrice. “Piantando alberi, io e i miei colleghi del Green Belt Movement abbiamo piantato idee. Come gli alberi, le idee crescono. Dando istruzione, accesso all’acqua ed equità, il GBM permette alle persone – la maggior parte delle quali povere e di sesso femminile- di agire, migliorando la loro vita e quella delle loro famiglie. La nostra esperienza più che trentennale ha dimostrato che anche gesti semplici possono portare a un grande cambiamento e al rispetto, il buon governo e la cultura della pace”.

Alfonsa Sabatino

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