Quale futuro per il silicio? Intervista a Ugo Bardi
In questi giorni si sta svolgendo a Berlino la Solar Terawatt-hours Conference Series, un importante momento di confronto tra gli operatori del settore, organizzato da PHOTON Academy, per fare il punto della situazione sull’industria del fotovoltaico - tra problemi di approvvigionamento delle materie prime e miglioramento tecnologico.
L’incontro vede la partecipazione di esperti e studiosi della materia, ma soprattutto delle aziende produttrici di moduli e celle fotovoltaiche e di inverters (apparecchi che assicurano la trasformazione della corrente da continua ad alternata), nonché di investitori e rappresentanti delle società di assicurazione.
Già perchè l’industria fotovoltaica, più di altre, muove ingenti aspetti finanziari, speculativi, assicurativi e politici, oltre che tecnologici. Ne è un esempio paradigmatico la conferenza dedicata al silicio, il materiale con cui, in prevalenza, si fabbricano i pannelli fotovoltaici. L’aumento del prezzo del silicio, infatti, potrebbe avere delle ripercussioni significative, considerando gli attuali ritmi di crescita – che hanno visto l’ingresso di molte nuove aziende nel remunerativo mercato del fotovoltaico e della produzione di pannelli – e le previsioni di sviluppo futuro.
A Berlino ci si è chiesti pertanto se l’offerta di materie prime sia in grado di soddisfare la crescente domanda e se la recente penuria nell’approvvigionamento di silicio sia solo un problema temporaneo o strutturale.
Greenews.info ha girato la domanda al professor Ugo Bardi, docente presso il dipartimento di chimica dell’Università di Firenze e presidente di Aspo Italia l’Associazione per lo Studio del Picco Petrolifero, che ha fatto proprie le teorie sull’esaurimento dei giacimenti petroliferi del geologo statunitense M.K Hubbert, promuovendo di conseguenza il ricorso alle fonti rinnovabili di energia e cercando di sensibilizzare sull’urgenza del tema politici e cittadini, così che la transizione dalle fonti fossili a quelle rinnovabili possa essere gestita con oculatezza.
D) Professore, come si è arrivati a questo picco di richiesta del silicio?
R) Inizialmente veniva usato quello non più necessario alle aziende di produzione di apparecchi elettronici ed informatici. Ma i successivi miglioramenti tecnologici hanno permesso una lavorazione autonoma e, quindi, una produzione di silicio destinata esclusivamente all’industria del fotovoltaico. La produzione è adesso fiorente ed abbondante, ma in grado comunque di soddisfare le richieste per molti anni a venire.
D) Possiamo dunque essere rassicurati circa la disponibilità futura di questa materia prima?
R) Anche se al momento non ci poniamo ancora il problema (visto che i pannelli fotovoltaici sono destinati a durare dai venti ai trent’anni), ricordo che il silicio può essere riciclato. Anche altri materiali, con cui in minima parte si fabbricano i pannelli fotovoltaici, potrebbero essere riciclati. Penso in questo caso a materiali ben più rari, come tellurio e cadmio, per i quali il riciclo, data la loro scarsezza, è necessario anche da un punto di vista industriale. Bisogna rammentare, inoltre, che sono materiali inerti per cui, per essere correttamente smaltiti, non devono comunque essere destinati agli inceneritori di rifiuti.
D) L’industria fotovoltaica può dunque continuare a crescere. Ma secondo quale modello?
R) Il modello tedesco di incentivazione per chi produce energia elettrica da fotovoltaico è un modello intelligente, che andrebbe sicuramente esportato in Italia. E’ vero che in Germania quello stesso modello ha avuto delle critiche, ma sono arrivate dai rappresentanti dell’economia tradizionale, quella del petrolio. Il fotovoltaico in Germania ha dimostrato di soddisfare pienamente il consumo di elettricità, e questo ha messo in un angolo i produttori tradizionali. Il sistema tedesco non finanzia in conto capitale, bensì in conto produzione, cioè l’elettricità effettivamente immessa in rete dall’impianto fotovoltaico: così si privilegiano gli impianti che producono di più, i più efficienti ed innovativi. Il che porta ad investire di più nello sviluppo delle nuove tecnologie.
D) E in Italia ? Hanno ragione gli ambientalisti, quando dicono che il Decreto Romani vuole segnare una battuta d’arresto delle rinnovabili per favorire il nucleare?
R) Secondo me gli ambientalisti si preoccupano troppo e sbagliano quando credono che saranno costruite le centrali nucleari, un’operazione puramente velleitaria. Le centrali non si faranno semplicemente perché non ci sono i soldi. In ogni caso non bisogna farsi ingannare da certi dati: il fotovoltaico produce e non è un costo per gli italiani. Grazie al fotovoltaico potremo liberarci dai problemi legati all’approvvigionamento del petrolio, basti pensare agli attuali sconvolgimenti del mondo arabo.
Andrea Marchetti