Il volto green del nuovo Piano Quinquennale cinese
Lo scorso Ottobre la Commissione Centrale del Partito Comunista cinese ha approvato i principi guida del dodicesimo Piano Quinquennale per l’Economia Nazionale e lo Sviluppo Sociale della Repubblica Popolare Cinese.
Il Piano 2011-2015 è stato ratificato il 15 marzo. Ma la vera notizia riguarda i cambiamenti che il documento porterà nell’economia cinese, soprattutto nel settore dell‘efficienza energetica e della protezione ambientale, definiti come centrali nella strategia di crescita economica del Paese.
Il Piano infatti, oltre a prevedere uno spostamento di interesse economico dal settore manifatturiero a quello dei servizi, promette dei nuovi target per l’uso delle energie rinnovabili, la promozione di una politica volta all’efficienza energetica, nonché investimenti nei settori chiave dell’economia, incluso quello della protezione ambientale.
L’obiettivo di Pechino è, in sostanza, quello di diventare un leader globale nel settore della green economy. Di conseguenza, temi quali la sicurezza energetica ed alimentare, così come la questione del cambiamento climatico, diventano di primaria importanza nella nuova programmazione economica dei prossimi cinque anni.
In realtà, notevoli progressi sono stati già raggiunti con l’undicesimo Piano quinquennale, il quale prevede un aumento dell’utilizzo delle energie rinnovabili del 15% entro il 2020, la riduzione del 20% dell’intensità energetica e del 10% dell’inquinamento. E tali politiche hanno trovato riscontro nella realtà: l’obiettivo di ridurre l’inquinamento del 10% è stato già raggiunto, e nel 2010, secondo le stime della Bloomberg New Energy Finance, gli investimenti cinesi nel settore delle energie rinnovabili sono ammontati a 51,1 miliardi di dollari.
Con il raggiungimento di questi target, la Cina insieme all’Europa, rappresenta il più ampio mercato, a livello globale, per le energie rinnovabili. Inoltre, la Cina è attualmente il più grande produttore di pannelli solari e turbine eoliche. Nel 2010 le installazioni eoliche nel Paese hanno raggiunto il 62%, con la produzione totale di 42,000 MW di energia eolica.
Il nuovo Piano Quinquennale, si presenta ancora più rigoroso ed ambizioso rispetto al precedente. Lungo il periodo 2011-2015, il Governo prevede un investimento di circa 330 miliardi di dollari nel settore della protezione ambientale. Una larga percentuale di tale investimento sarà destinata al controllo dell’inquinamento, con una crescita annuale, dell’industria relativa alla protezione dell’ambiente, tra il 15% e il 20%. Ovviamente, la riduzione della percentuale di inquinamento è legata alla diminuzione dell’utilizzo di carbone, la quale è fissata tra il 40% e il 45% entro il 2020. Per contro, le misure designate per aumentare la produzione di energia da combustibili non-fossili, prevedono un aumento dell’uso di quest’ultimi del 15% sempre entro il 2020. In questo caso, il Nuovo Piano sull’Energia, l’Industria e lo Sviluppo, incita il Governo ad investire dai 220 ai 330 miliardi di dollari nel settore delle energie rinnovabili nell’arco di dieci anni. In aggiunta a questi obiettivi di carattere generale, la Cina si impegna nella promozione dell’efficienza energetica e nella riduzione dell’utilizzo di carbone nelle produzioni dell’industria pesante e nei settori dei trasporti e delle costruzioni.
Un ulteriore aspetto significativo, relativamente alla protezione ambientale del territorio cinese, è quelloche riguarda l’inquinamento delle acque. Anche da questo punto di vista, il Piano Quinquennale, prevede delle misure precise. Ciò di cui necessita la Cina è infatti una politica effettiva ed efficiente per la gestione delle acque. Il Piano prevede dunque che gli investimenti nella costruzione di infrastrutture e nella gestione delle acque saranno duplicati nel giro di dieci anni. Particolare attenzione sarà dedicata soprattutto alla gestione delle falde acquifere nelle aree rurali.
Queste le novià fondamentali del dodicesimo Piano Quinquennale cinese che, come sostiene il Commissario Europeo per il Cambiamento Climatico, Connie Hedegaard, “dimostra il potenziale economico delle azioni e delle politiche legate alla salvaguardia del clima e dell’ambiente“. “La Cina – sostiene la Hedegaard – mettendo al centro del proprio sviluppo economico, l’efficienza energetica e la riduzione dell’inquinamento, ha rafforzato il suo vantaggio competitivo in settori quali quello dei veicoli elettrici, delle energie rinnovabili e di tutte le tecnologie a basso consumo di combustibili fossili”. L’Europa, a questo punto, farebbe bene a velocizzare una seria riflessione sulla propria aspirazione a diventare leader della green economy e sulle opportunità che rischia di perdere.
Donatella Scatamacchia