Pre-Eartquakes: un progetto europeo per la previsione dei terremoti
Magnitudo 9,0. 24,9 centimetri di spostamento dell’asse della Terra. 2,4 i metri di cui il Giappone si è spostato rispetto alla sua normale posizione.
Sono questi i numeri impressionanti del devastante terremoto che lo scorso 11 marzo ha colpito il Giappone.
Quello giapponese è stato uno dei 5 terremoti più potenti degli ultimi 100 anni. Un evento straordinario, ma comunque legato alla natura, alla vita e al ciclo di attività della Terra. L’uomo, nel corso della sua esistenza, ha sviluppato una scienza e una tecnologia che fanno da supporto all’atavico istinto di sopravvivenza. Grazie a questi progressi in un’area come il Giappone, altamente sismica, la popolazione può vivere “quasi” normalmente – senza per questo poter fermare eventi come quelli che hanno devastato in questi giorni il territorio nipponico. Il punto è che la natura non può (e forse non deve) essere domata. Ma semplicemente esplorata.
Cosa fare dunque per conoscere e prevenire eventi naturali potenzialmente catastrofici?
Lo scorso primo marzo, con un tempismo quasi premonitorio, è partito il progetto, finanziato nell’ambito del 7th Programma Quadro dell’Unione Europea, dal nome PRE-EARTHQUAKES “Processing Russian and European EARTH observations for earthQUAKE precursors Studies”. Un programma cioé finalizzato a migliorare le attuali conoscenze sui fenomeni preparatori dei terremoti e a consolidare l’eccellenza europea e russa nell’osservazione e nella ricerca in questo campo.
PRE-EARTHQUAKES è condotto da un consorzio di ricerca, guidato dal Dipartimento di Ingegneria e Fisica dell’Ambiente (DIFA) dell’Università della Basilicata, che comprende prestigiosi centri di ricerca europei, russi e turchi. Il kick-off meeting del progetto si è svolto a Potenza dal 14 al 16 marzo, durante tre giorni di lavoro fortemente influenzati, anche emotivamente, dalle notizie sulla situazione giapponese.
Ciò che emerso è che, attualmente, è disponibile un’ampia documentazione scientifica riguardante la comparsa di anomalie nell’ambito dei parametri geofisici, misurati in un lasso di tempo che va da alcuni giorni fino a una settimana prima del verificarsi dei terremoti. Tuttavia, fino ad ora, nessun parametro misurabile e nessuna metodologia di osservazione si è dimostrata sufficientemente affidabile ed efficace, da sola, nell’implementazione di un sistema operativo di previsione dei terremoti.
L’obiettivo di PRE-EARTHQUAKES è dunque di integrare gli studi dei ricercatori UE e russi riguardanti dati e osservazioni eterogenee, rilevati da terra e da satellite, per migliorare le rispettive metodologie. Questo studio integrato dovrebbe infatti consentire di incrementare significativamente l’attuale conoscenza delle fasi preparatorie dei terremoti e dei loro possibili precursori, nonché sviluppare e offrire alla comunità scientifica internazionale una piattaforma dove osservazioni indipendenti e nuove metodologie di analisi dei dati, possano essere raccolte, condivise e validate.
Validare e diffondere metodi e strumenti di analisi dei dati significa, per intenderci, che questi saranno disponibili ed aperti al contributo della comunità scientifica mondiale, al fine di estendere ulteriormente il numero di parametri monitorati contemporaneamente e di migliorare la qualità delle metodologie di analisi.
A questo scopo le osservazioni fatte da 18 diversi sistemi satellitari, in particolare da quelli dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e di quella russa ROSKOSMOS), verranno utilizzate per studiare quelle variazioni anomale di parametri superficiali e atmosferici (fino in ionosfera) , da tempo proposte come possibili precursori di forti terremoti. Tra le aree test scelte, oltre alla penisola di Sakhalin situata nella Russia orientale e alla Turchia, ci sarà naturalmente l’Italia ed in particolare la Basilicata, una regione che da sempre convive con il rischio sismico.
Donatella Scatamacchia