La Conferenza dell’Industria Solare ai tempi del Decreto Romani
“Come settore non siamo sempre ascoltati dalla politica”. Parole quanto mai profetiche e amare se lette nel giorno in cui il ministro Paolo Romani presenterà al Consiglio dei Ministri il cosiddetto “Decreto blocca solare“.
Dalla terza Conferenza sull’industria solare, tenutasi a Roma il 24 e 25 febbraio, emergono infatti due settori, quello del fotovoltaico e del solare termico, che faticano a dialogare con il mondo politico e legislativo.
Secondo Ingmar Wilhelm, presidente della European Photovoltaic Industry Association il valore aggiunto del fotovoltaico consiste nell’essere energia distribuita: quindi con una caratteristica di flessibilità che ne facilita lo sviluppo e un utilizzo diffuso, soprattutto di piccola-media taglia, che rende quello del fotovoltaico un “mercato sano”. Senza contare che il solare ha il potenziale per contribuire, in misura significativa, sia al mix energetico europeo che alla lotta ai cambiamenti climatici, con un taglio equivalente al 10 per cento delle emissioni di CO2 mondiali.
Wilhelm ha inoltre sottolineato come gli scenari più ottimisti di crescita del settore siano ormai già stati sorpassati. Se la Germania ha un totale installato di 6-7 GW, l’Italia segue con una potenza installata di 2.2 GW di impianti già allacciati e 5 GW potenziali. I dati sull’aumento della potenza italiana installata risultano tuttavia incerti e falsati da quanto accaduto a fine anno: il GSE ha dichiarato circa 55 mila richieste e 3.700 MW per impianti che sono stati dichiarati realizzati entro dicembre 2010. In realtà di questi non si sa bene quanti sono realmente terminati e quanti saranno allacciati, poiché molti hanno dichiarato frettolosamente la fine dei lavori per usufruire delle tariffe incentivanti del 2010, più alte di quelle attuali.
La realtà sulla potenza fotovoltaica installata in Italia emergerà probabilmente a metà anno, ma resta il fatto che l’obiettivo nazionale al 2020 di 8 GW risulta decisamente poco ambizioso, soprattutto se confrontato allo scenario di crescita. Il potenziale del settore si conferma infatti ingente: la GIFI Gruppo Imprese Fotovoltaiche italiane prevede almeno 15 GW di potenza installata al 2015 e 40.000 posti di lavoro diretti (salvo interventi normativi a freno): un contributo sostanziale per uscire dalla crisi in corso e un aiuto alla sicurezza energetica del nostro Paese.
Per svilupparsi il settore chiede e necessita di certezze: relativamente agli incentivi, con un occhio di lungo periodo, con una politica di sviluppo idonea a evitare distorsioni di mercato e una legislazione che consenta iter autorizzativi uniformati in tutta Italia. Serve poi lo sviluppo di una nuova rete elettrica, la smart grid, in grado di gestire in maniera efficiente gli scambi di energia. Si affaccia infine anche l’ipotesi di un burden sharing regionale, una suddivisione degli obiettivi di energia rinnovabile tra le regioni.
Se le imprese del fotovoltaico vivono questa fase di incertezza nemmeno le associazioni di categoria del settore solare termico si possono dire completamente soddisfatte di quanto fatto finora, pur riconoscendo che le detrazioni fiscali al 55%, valide fino a fine 2011, hanno permesso al settore di tenere e aumentare il fatturato anche durante la crisi, in controtendenza rispetto al mercato europeo. Peccato che in Italia il solare termico non sia percepito come un’opzione importante per il risparmio energetico e subisca la “concorrenza” del fotovoltaico, invece che godere di una considerazione complementare. Le richieste verso la politica sono comunque allineate e accomunano tutte le industrie del solare, che chiedono certezze legislative e semplificazioni amministrative. Pare tuttavia che il governo da questo orecchio non senta.
Veronica Caciagli