Agroterrorismo e biosicurezza alimentare
Per biosicurezza s’intende solitamente prevenzione e cura delle malattie infettive, delle problematiche relative agli organismi geneticamente modificati ed all’utilizzo delle armi biologiche. I pericoli, in realtà, sono strettamente legati anche all’economia agricola, ornamentale ed al sistema forestale. In un’epoca in cui gli scambi fra aree lontanissime sono sempre più veloci e massicci, la catena alimentare e distributiva è più difficile da monitorare e gli organismi fitopatogeni, che minacciano colture e derrate, sono trasmessi da un’area continentale ad un’altra nel giro di una settimana, e non più nell’arco di mesi o di anni.
E’ prioritario, pertanto, potenziare e migliorare la ricerca nell’ambito della biosicurezza agroalimentare per conoscere e contrastare qualsiasi tipo di agente patogeno potenzialmente pericoloso per colture, derrate e mangimi, in particolar modo qui in Europa dove si è ancora indietro nella ricerca, almeno rispetto a Stati Uniti o Australia.
Giovedì 24, all’Università degli Studi di Torino, è stato presentato un progetto internazionale, finanziato dalla Commissione Europea, destinato a sviluppare adeguate competenze per affrontare la proliferazione degli organismi patogeni, ma soprattutto per prevenire e rispondere ad un eventuale impiego di agenti patogeni come atto di sabotaggio. Sebbene non si siano ancora registrati casi rilevanti, un rischio di questo genere esiste e già alcune organizzazioni terroristiche, inclusa Al-Qaida, hanno minacciato di adottare presto queste nuove armi e strategie.
Per una durata di cinque anni, con un finanziamento di sei milioni di euro (non pochi di questi tempi) ed il coinvolgimento di tredici partner internazionali, il “Plant and Food Biosecurity” intende sviluppare conoscenze e strumenti di valutazione per organizzare e gestire una risposta efficace ad eventuali azioni bioterroristiche, migliorare i sistemi di monitoraggio e di rilevamento delle malattie delle piante e prevenire, così, la diffusione, all’interno della Comunità Europea, di nuovi organismi patogeni.
Il network di eccellenza che svilupperà il progetto è coordinato da Agroinnova, il Centro di Competenza dell’Università di Torino specializzato proprio nella messa in rete delle conoscenze acquisite nel settore agro-ambientale-alimentare in tutto il mondo.
Alla presentazione di questa mattina era presente la direttrice di Agroinnova, la ricercatrice Maria Lodovica Gullino che ha sottolineato come “Plant and Food Biosecurity” coinvolgerà, in tutto il mondo, centinaia di studiosi ed esperti e che gran parte degli investimenti saranno dedicati alla formazione di nuovi specialisti destinati ad affrontare problematiche così delicate. Ma si darà grande importanza anche alla comunicazione, all’informazione, alla sensibilizzazione, non solo di ricercatori e studiosi, ma dell’opinione pubblica e della gente comune poichè la nostra catena alimentare è già drammaticamente esposta a contaminazioni ed inquinamento ed eventuali attacchi bioterroristici potrebbero renderla ancora più precaria e far aumentare vertiginosamente i prezzi del cibo.
Insieme alla professoressa Gullino, sono intervenute anche la statunitense Jacqueline Fletcher del National Institute for Microbial Forensics & Food and Agricultural Biosecurity di Oklahoma, esperta propria nell’investigazione di agenti patogeni introdotti deliberatamente e Marta Bonifert del REC, importante istituto di ricerca ambientale per l’Europa centrale ed orientale con sede in Ungheria, entrambi partner del progetto. I restanti partner sono istituti od università del Regno Unito, Germania, Francia e Turchia.
Gaetano Farina