Dossier IRES: 250mila posti di lavoro nelle rinnovabili
Il dossier su “Energia e Lavoro Sostenibile” , curato dall‘IRES - l’Istituto delle Ricerche Economiche e Sociali - in collaborazione con la CGIL, fa il punto della situazione sulle politiche per le energie rinnovabili in Italia e le possibilità occupazionali del mercato.
Il documento offre una fotografia piuttosto precisa del settore, contestualizzandolo nel panorama degli accordi internazionali e dei nuovi scenari, aperti da innovazioni come le smart grid. Da tempo, si discute, infatti, delle notevoli potenzialità occupazionali della green economy e il rapporto di IRES-CGIL, prova a mettere sul tavolo cifre e ipotesi documentate.
Attualmente l’occupazione nel settore delle fonti rinnovabili in Italia è, tra posti diretti e indiretti, di poco superiore alle 100 mila unità; i settori delle rinnovabili più importanti sono l’eolico, con circa 10.000 addetti, il solare fotovoltaico, con circa 5.700, ed il comparto leader delle biomasse, con circa 25.000 occupati, mentre il resto dell’occupazione definita “verde” si distribuisce tra il geotermico, il solare termico, il mini idroelettrico e le altre forme minori di produzione di energia da FER (Fonti di Energia Rinnovabile) che impiegano, tra diretti e indiretti, circa 50 mila lavoratori.
Secondo lo studio, avvalorato dai dati di altre agenzie internazionali, le prospettive di crescita lasciano tuttavia presagire un’espansione di questi settori e della relativa occupazione. Nell’ipotesi di massima potenzialità l’occupazione italiana nel settore delle rinnovabili potrebbe raggiungere, entro dieci anni, le 250.000 unità, con una predominanza ancora delle biomasse, del fotovoltaico e dell’eolico.
E’ dunque importante che la formazione dei profili professionali stia al passo. Molte delle professioni emergenti richiedono infatti processi di riqualificazione attraverso l’acquisizione di nuovi skill, pur collocandosi lungo un continuum che va da una minima riqualificazione del lavoro tradizionale alla transizione verso le nuove competenze richieste dall’occupazione emergente.
Oltre a consulenti e venditori, e alle figure “tecniche” come ingegneri, designer, agronomi, chimici, geologi, ricercatori, macchinisti, installatori, operatori e tecnici vari, sono destinate a aumentare e consolidarsi anche figure “trasversali” a tutti i settori delle FER: il “Manager in Energie Rinnovabili”, l’ “Esperto in Programmazione delle Energie Rinnovabili”, l’ “Assicuratore Ambientale”, l’ “Avvocato Ambientale”, il “Comunicatore Ambientale”, per fare qualche esempio.
Il rapporto attribuisce alla formazione professionale un’assoluta centralità, poiché la crescita del settore delle rinnovabili rappresenta indubbiamente un’occasione interessante sia di sbocco occupazionale per i giovani e gli inattivi (se saranno in grado di sviluppare quelle competenze specifiche di cui il settore necessita), sia di riconversione dei lavoratori in mobilità, ricapitalizzando figure professionali provenienti da settori in difficoltà. Ma anche perchè il nostro Paese, nel quale l’88% dell’energia proviene ancora dai fossili, risulta indietro sul piano della leadership tecnologica, restando fuori dai comparti della produzione e attirando sul mercato italiano molti attori e aziende straniere. Secondo quanto emerge dal rapporto, in Italia le fasi attualmente più sviluppate sono infatti solamente quelle corrispondenti alla distribuzione e installazione che sono sicuramente a basso valore aggiunto.
Eppure il mercato sembra maturo, anche in Italia, per poter crescere e arrivare a sostenersi senza l’aiuto degli incentivi – purché si ponga l’attenzione sullo sviluppo dell’intera filiera.
Tutto dipenderà da come la politica saprà porsi di fronte agli scenari energetici futuri e quali scelte diventeranno prioritarie e ritenute degne di essere sostenute economicamente. Se si scommetterà davvero su efficienza energetica e fonti rinnovabili i numeri presentati in questo studio potrebbero essere raggiunti, se non addirittura superati.
Gaetano Farina