Quer pasticciaccio brutto dei sacchetti di plastica
Per una volta che l’Italia arrivava prima su un provvedimento in tema ambientale…
La Commissione Europea ha avviato l’inchiesta preliminare, a cui seguirà l’apertura di una procedura di infrazione nei confronti del nostro paese, “reo” della messa al bando dei sacchetti di plastica non biodegradabili. O meglio, di aver violato, a questo riguardo, la direttiva comunitaria sugli imballaggi, ma soprattutto di non aver notificato formalmente il provvedimento a Bruxelles – “dimenticanza” che, secondo la giurisprudenza della Corte di Giustizia Europea, può portare a disapplicare la legge.
Stiamo parlando della normativa che dal 1 gennaio 2011 vieta, nei negozi e supermercati italiani, la distribuzione di sacchetti di plastica, se non fino ad esaurimento delle scorte e a titolo gratuito. Ci aveva già provato la Francia nel 2007, ma poi aveva abbandonato l’impresa, proprio per timore di cozzare con la normativa comunitaria, che all’art. 18 recita: “gli stati membri non possono ostacolare nel loro territorio l’immissione sul mercato di imballaggi conformi alle disposizioni della presente direttiva“. E i sacchetti di plastica, che piaccia o no, a quella normativa sono conformi, in quanto riciclabili e riutilizzabili. L’Italia è stata, una volta tanto, più audace ma, una volta ancora, più sprovveduta e ora rischia la bacchettata dall’UE e il dietrofront.
E’veramente un pasticciaccio brutto – come avrebbe detto Carlo Emilio Gadda. Unionplast, l’associazione delle imprese produttrici di gomma e plastica, che impiegano in Italia 4.000 persone, con un giro d’affari di circa 800 milioni di euro, non si è fermata ad attendere la decisione europea, ma ha già fatto ricorso al Tar del Lazio contro i Ministeri dell’Ambiente e dello Svilluppo Economico, accusati di non aver disposto il necessario “periodo di prova” e di aver diffuso ufficialmente la notizia, con un comunicato stampa, solo il 30 dicembre scorso.
La grande distribuzione, nel rispetto della nuova legge, ha già modificato le proprie policy di acquisto, eliminando i nuovi ordini di sacchetti di plastica tradizionali e le imprese del settore, prive di mercato da un giorno all’altro, si dicono costrette a mettere in cassa integrazione più di metà dei lavoratori.
Se non si troverà una soluzione la legge verrà disapplicata e la plastica, come ha raccontato ieri lo scrittore americano Alan Weisman al pubblico del Festival delle Scienze di Roma, rimarrà, ancora per qualche migliaio di anni, testimonianza del nostro passaggio sulla Terra. A causa di quei maledetti batteri che, incuranti delle direttive europee, non hanno ancora imparato a digerirla.
Andrea Gandiglio