Green jobs: è sufficiente una ridefinizione delle competenze esistenti?
Se la parola d’ordine per superare la crisi economica mondiale è “green”, allora anche nell’ambito delle competenze dei lavoratori si dovrà incentivare una loro ridefinizione in chiave ecologica.
Il Cedefop, Centro Europeo per lo Sviluppo della Formazione Professionale, in collaborazione con l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), ha esaminato dunque, in uno studio dal titolo Skills for green jobs: European Synthesis Report (inserito in una ricerca più ampia, Skills for green jobs: global synthesis report), le competenze necessarie per sviluppare un’economia a bassa emissione di carbonio in sei Stati membri dell’Unione Europea (Danimarca, Germania, Estonia, Spagna, Francia e Regno Unito).
Dallo studio emerge che i confini tra i lavori a bassa emissione di carbonio e quelli che non lo sono stanno diventando sempre più sottili. Di conseguenza, per avere le competenze determinanti per il passaggio a un’economia a bassa emissione di carbonio è indispensabile migliorare le competenze attuali piuttosto che definire nuovi programmi di studio e di formazione che forniscano ”nuove” competenze ecologiche.
L’Europa, gli Stati Uniti, i nuovi colossi economici mondiali come la Cina e l’India nonché i Paesi dell’America Latina, hanno tutti consolidato l’idea che una delle azioni fondamentali per superare la crisi economica mondiale sia l’attuazione della green economy. L’obiettivo non è solo quello di ridurre le emissioni di carbonio o incentivare l’utilizzo di energie alternative e rinnovabili, ma, dal punto di vista strettamente economico, è la creazione di nuovi posti di lavoro e la riduzione della disoccupazione. Per cogliere le opportunità economiche offerte da questo tipo di economia, la forza lavoro deve disporre però delle giuste competenze.
L’obiettivo dello studio del Cedefop è quindi di fornire delle linee guida, in ambito UE, riguardanti un mercato del lavoro sempre più “verde”. Stando a quanto emerge dalla ricerca molte delle competenze necessarie per i lavori “green” si possono trovare nelle occupazioni esistenti. Ovvero, per lo sviluppo della green economy, una combinazione equilibrata di competenze generiche (per esempio, autonomia e comunicazione), competenze ecologiche di base (come la capacità di gestire riduzione dei rifiuti e miglioramento dell’efficienza energetica e delle risorse) e l’aggiornamento delle competenze professionali esistenti sarebbe molto più importante rispetto alla disponibilità di competenze ecologiche più specifiche.
In sostanza, proprio come nel caso delle competenze in materia di tecnologie dell’informazione, che sono diventate essenziali per molti aspetti della vita lavorativa, secondo il Cedefop, anche le competenze ecologiche diventeranno altrettanto importanti, ma “naturali”, per quasi tutti i lavori.
Se ne deduce che alla crescente domanda di lavori “green” si possa sopperire con semplici corsi di aggiornamento professionale, necessari per consentire ai lavoratori un upgrade verso occupazioni “più ecologiche”.
In realtà, lo studio del Cedefop mette anche in evidenza alcune lacune, presenti nei sei Paesi campione, che possono essere ricondotte a tutti gli stati membri dell’Unione. Ad esempio, le carenze di competenze gestionali, tecniche e professionali – molte delle quali legate a discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche – secondo la ricerca, dovrebbero preoccupare di più della mancanza di nuove competenze ecologiche. In Europa, scienza, tecnologia, ingegneria e matematica sono infatti materie sempre meno popolari nell’ambito dell’istruzione secondaria e terziaria.
In ordine alle necessità del mercato del lavoro e alle competenze lavorative esistenti nei settori tradizionali, i Paesi europei dovrebbero sviluppare una strategia che integri lo sviluppo sostenibile e le questioni ambientali nelle qualifiche esistenti, senza dover ricorrere a nuovi standard formativi. Tale strategia dovrebbe partire dal superamento delle lacune esistenti. Una prima azione sarebbe dunque quella di incentivare lo studio delle materie scientifiche, in quanto forniscono la base di competenze nel campo della riduzione delle emissioni di carbonio. In secondo luogo, l’aggiornamento delle competenze dovrebbe essere accessibile e proficuo. In terzo luogo, andrebbero migliorate le competenze generiche, quelle richieste in quasi tutte le occupazioni, di tutta la forza lavoro. Infine, dovrebbe essere rivolta maggiore attenzione alla formazione dei formatori. Basterà?
Donatella Scatamacchia