Coltivo dunque sono (agricoltore). I nodi della nuova PAC
Politica Agricola Comune quasi al traguardo nel 2011. La nuova PAC dovrà ridisegnare la mappa degli aiuti agricoli comunitari dopo il 2013 e intorno al tavolo la sfida è per una più forte rappresentanza degli interessi delle imprese al Parlamento Europeo.
“Altri paesi hanno capito prima di noi che in uno scenario negoziale complesso come quello attuale, con 27 partner al tavolo del Consiglio dei Ministri UE, è più semplice ed efficace far passare le istanze delle rappresentanze nazionali attraverso il Parlamento Europeo” ha dichiarato, prima delle vacanze natalizie, il presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo (ed ex ministro con i governi Prodi e D’Alema), Paolo De Castro.
Una riunione informale era già avvenuta il 13 dicembre scorso. Un dibattito confinato in una colazione non ufficiale, a margine dell’ultimo Consiglio Agricolo Ue a Bruxelles, quasi in sordina. Perché il tema degli agricoltori attivi, è un tema scottante. Agricoltori sui quali la Commissione Europea vorrebbe concentrare maggiormente gli aiuti PAC con la nuova riforma. Infatti la non sempre felice destinazione finale degli aiuti agricoli europei, sganciati definitivamente dall’effettiva produzione, molte volte ha fatto sì che si perdesse qualsiasi legame con l’attività agricola vera e propria.
L’obiettivo dell’esecutivo comunitario è quindi di correggere gli eccessi del disaccoppiamento, ristabilendo un legame tra pagamenti diretti e attività agricola, come più volte richiesto negli ultimi anni dalla stessa Corte dei Conti europea. Il Commissario all’Agricoltura, Dacian Ciolos, di fronte ai ministri europei, ha confermato che l’obiettivo principale della Comunicazione della Commissione, nel passaggio sugli agricoltori attivi, è proprio quello di riagganciare in qualche modo il sostegno europeo con il necessario requisito della produzione.
La discussione del testo potrebbe condurre a una serie di modifiche tecniche agli attuali regolamenti, basate su una migliore definizione dei terreni eligibili, dello stesso concetto di agricoltori attivi e delle buone pratiche da premiare, compreso un aiuto supplementare obbligatorio per determinati beni pubblici definiti “ecologici“.
A favore della necessità di una correzione di rotta si è delineato comunque un orientamento diffuso, con la significativa eccezione della Germania. Il ministro tedesco, Ilse Aigner, ha sottolineato infatti la propria preferenza per rendere la regionalizzazione degli aiuti (che la Germania già applica dal 2005) obbligatoria in tutta Europa il prima possibile. Mentre l’Italia e la Francia chiedono invece una transizione più lunga possibile. Ciò che sembra sicuro è, in ogni caso, l’abolizione delle famigerate quote latte nel 2015.
Un dato importante è inoltre che, per la prima volta, le due istituzioni europee – Parlamento Europeo e Consiglio – decideranno insieme sulla futura politica agricola. Il Trattato di Lisbona, in vigore dal Dicembre 2009 ha esteso infatti i poteri del Parlamento, introducendo la procedura di codecisione. La partita è dunque tutta aperta.
Francesca Fradelloni