L’indice dei paesi più “rinnovabili” secondo Ernst & Young
La Cina ha ormai consolidato a livello mondiale la posizione di leader nelle energie rinnovabili e nuovi paesi entrano come principali attori sul mercato. Un nuovo ordine mondiale sembra dunque emergere nel settore delle energie pulite, secondo la nuova edizione del report Renewable Energy Country Attractiveness Indices di Ernst & Young, che analizza 30 paesi.
La spesa record della Cina per l’eolico nel terzo trimestre 2010 ha rappresentato quasi la metà di tutti gli investimenti in quest’energia a livello mondiale. I dati del secondo trimestre parlavano già di una cifra intorno ai 10 miliardi di dollari, su un totale mondiale di 20,5. La conseguenza è che quest’anno praticamente una turbina su due tra quelle realizzate nel mondo è entrata in funzione in Cina.
Gli Stati Uniti, leader dell’indice da novembre 2006 a maggio 2010, sono ora distanziati di cinque punti. Le continue ripercussioni della crisi finanziaria, i bassi prezzi del gas e l’incertezza del contesto politico di medio-lungo termine hanno causato la perdita di un punto in questo trimestre per gli Stati Uniti, mentre la Cina è cresciuta di due.
L’Italia perde una posizione scendendo al sesto posto, scavalcata dal Regno Unito che avanza di un punto a seguito della revisione governativa della spesa pubblica e in particolare la pubblicazione del National Infrastructure Plan, entrambi segnali del forte supporto alle rinnovabili e a specifici investimenti nell’eolico offshore.
Spiega Andrea Paliani, EMEIA Leader di Ernst & Young per i servizi di consulenza nel settore Power & Utilities: “Da quando in settembre ha raggiunto la prima posizione del nostro indice, la Cina ha creato un gap “salutare” dagli altri mercati. Le tecnologie pulite (cleantech), di cui le rinnovabili fanno parte, rappresentano una parte significativa nei piani di crescita economica del paese”.
Continua Paliani: “Il livello di produzione eolica che sta raggiungendo la Cina mostra quali risultati si possono ottenere tramite un’accurata politica industriale ed energetica, che elevi le tecnologie pulite al livello più alto nelle strategie nazionali. Anche l’industria cinese del solare sta guadagnando rapidamente importanza nel mercato mondiale”.
Quest’edizione degli indici include quattro nuovi protagonisti: Corea del Sud, Romania, Egitto e Messico. La Corea del Sud guida il gruppo in 18° posizione, sulla scorta di obiettivi ambiziosi, forti incentivi e una solida supply chain. Romania ed Egitto sono entrambe al 22° posto, soprattutto grazie all’eolico. Completa il quadro il Messico, 25simo grazie ad obiettivi importanti e a risorse notevoli nel solare e nell’eolico.
Commenta Paliani: “La Corea del Sud, uno dei maggiori consumatori di energia al mondo, ha portato l’attenzione sulle energie pulite ai massimi livelli nella strategia nazionale tramite il piano quinquennale “National Strategy for Green Growth” annunciato nel 2009. L’implementazione del piano consentirà al paese di dirigersi verso un’economia a bassa emissione e maggior efficienza, potenziando inoltre la propria piattaforma per l’innovazione”.
Il Giappone guadagna tre punti nell’indice, guidato dal potenziale nel mercato delle cellule solari, per il quale è prevista entro il 2020 una crescita di quattro volte dai livelli del 2009, fino a raggiungere quota 487,1 miliardi di Yen (4,3 miliardi di euro), grazie a politiche governative sul clima come la “solar installation subsidy FITs” introdotta nel 2009.
Tra gli altri paesi, anche l’India cresce di un punto a seguito della finalizzazione, da parte di sette stati federali, delle normative per il commercio dei certificati energetici e delle bozze preparate da altri nove.
La Repubblica Ceca è l’unico paese ad essere uscito dalla top 30, soprattutto a causa dei piani parlamentari di rimozione o riduzione significativa delle sovvenzioni per il solare.