Turismo tra i ghiacci e risorse naturali. Che fare?
Dal 13 al 15 settembre si è tenuta al Parlamento Europeo la nona conferenza dei parlamentari della regione artica, che ha lanciato l’allarme su una nuova preoccupante tendenza turistica, che potrebbe generare gravi incidenti, definiti ”Titanic Artico“.
Si tratta di una “moda” nata con l’apertura di nuove vie di navigazione, a seguito dello scioglimento dei ghiacci, che ha visto tour operator sconsiderati affrettarsi a proporre crociere e “safari artici” con imbarcazioni assolutamente inadeguate.
Il presidente del Consiglio nordico Helgi Hjorvar ha lanciato un avvertimento molto duro ai partecipanti alla conferenza: mentre businessmen e politici discutono, nelle loro riunioni, di come sfruttare al meglio le opportunità economiche delle nuove zone accessibili dell’Artide, la mancanza di coordinamento e l’inadeguatezza dei mezzi di trasporti annunciano una catastrofe imminente.
Ma in ballo c’è anche la tutela delle risorse naturali e la gestione delle rotte commerciali. La regione artica, infatti, è ricca di risorse naturali, giacimenti di petrolio e carbone. E lo scioglimento dei ghiacciai apre la possibilità di nuove rotte marittime, creando un collegamento fra l’Europa e l’Asia senza dover circumnavigare le Americhe. Proprio in questi giorni un vascello sta invece attraversando il Mare Artico dalla Norvegia alla Cina evitando il canale di Suez e risparmiando così 10-15 giorni di navigazione.
Diverse le opinioni dei partecipanti alla conferenza: il Segretario di Stato norvegese per gli Affari Esteri, Erik Lahnstein, ha precisato come l’idea del suo paese non sia “di preservare la regione artica come un museo”, ma piuttosto di “utilizzarla per il bene di tutto il genere umano”, tenendo conto delle immense risorse disponibili. Dal mondo accademico sono al contrario emerse serie preoccupazioni per il rischio di spoliazione selvaggia delle ricchezze naturali. Joshua Simiar, studioso canadese, ha ricordato che la pressione dovuta alla domanda mondiale di risorse naturali mette gli abitanti della regione di fronte a un bivio tra lo sviluppo sostenibile e lo sfruttamento indiscriminato. “Siccome conosciamo bene l’associazione storica fra ricchezza di risorse e conseguenze negative di lungo termine” ha detto Simiar, “non vogliamo che la nostra regione sia sfruttata in modo intensivo”.
E’ da notare inoltre che mentre, fino a oggi, le questioni (solo apparentemente “di nicchia”) legate allo sviluppo dell’Artico sono state portate sul tavolo europeo da Danimarca, Svezia e Finlandia, presto potrebbe aggiungersi la voce dell’Islanda, probabile aderente all’Unione Europea.
Il presidente della delegazione per le relazioni con la regione artica, l’irlandese Pat Gallagher, ha dunque colto l’occasione per enfatizzare il ruolo dell’UE – pur con richiami che non sembrano sposarsi particolarmente bene con la green economy europea: “Dovremmo giocare un ruolo più attivo nella politica dell’Artide. L’UE può essere di aiuto alle popolazioni che vivono nella regione, nell’immediato e nel lungo termine. Il riscaldamento globale sta rapidamente trasformando l’Artide. Il risultato dello scioglimento dei ghiacci e della neve, è che si aprono nuove rotte marittime, nuove aree di pesca, e opportunità maggiori per l’esplorazione di giacimenti. Si stima che il 30% delle risorse mondiali non scoperte di petrolio e gas si trovino nella regione artica”.
Redazione Greenews.info