Killer in polvere
Fino alla fine degli anni ’70 l’amianto e il cemento amianto sono stati largamente utilizzati in edilizia e in molti prodotti di utilizzo comune. Le fibre di amianto volatili, se inalate, espongono le persone ad un particolare tipo di tumore, il mesotelioma maligno. La Lombardia, con il Piemonte e la Liguria, vanta il triste primato dei decessi per tumori collegati all’esposizione.
La Regione Lombardia, tra le prime in Italia, ha ora deciso di essere libera dall’amianto entro il 2016. Entro quella data, quindi, dovranno essere concluse le bonifiche e il corretto trattamento di una enorme quantità di amianto e di cemento-amianto. Com’è possibile raggiungere l’obiettivo di “liberarci” dall’amianto se non ci sono siti di conferimento a norma?
E cos’è esattamente l’amianto? L’amianto (conosciuto anche come asbesto) è un insieme di minerali fibrosi capaci di frantumarsi in fibre fino a mille volte più piccole di un capello. Grazie alle sue proprietà di resistenza al calore, di isolamento acustico e di basso costo, in passato è stato largamente impiegato nell’edilizia (a spruzzo, in tegole, lastre e pannelli, tubazioni, pavimenti vinilici), nell’industria (come isolante termico e acustico) e nel settore dei trasporti (per freni, frizioni, guarnizioni, carter di protezione dei tubi di scarico, rivestimenti del vano motore, coibentazioni di treni, navi e autobus). Fino agli anni ’90 ce lo siamo ritrovato in più di 3.000 prodotti.
Grazie alla legge 257 del 1992 l’amianto è poi stato bandito, ma è ancora molto diffuso in Italia e tanti siti contaminati attendono di essere bonificati: si stima l’esistenza di 32 milioni di tonnellate di materiale in 2,5 miliardi di metri quadrati di coperture in cemento-amianto ancora sparsi per il Paese. Cinquecento chili per abitante.
I rischi per la salute. L’amianto ha un pesante impatto sanitario sulla popolazione: ogni anno in Italia emergono circa 1300 mesoteliomi, particolare tipo di tumore legato all’esposizione professionale, ambientale e domestica. I rischi per la salute derivano dall’inalazione delle fibre disperse in aria. L’esposizione prolungata alle fibre causa patologie gravi come l’asbestosi (che colpisce i polmoni e causa insufficienza respiratoria) e tumori all’apparato respiratorio (pleura e polmoni), ma non solo (anche laringe e ovaie). Le malattie possono insorgere dopo molti anni dall’esposizione, anche fino a 40, e il periodo di latenza è talmente lungo che gli epidemiologi prevedono un picco nei prossimi dieci anni.
Cosa dice la Legge. La Legge 27 marzo 1992 n° 257 mette al bando la produzione, la commercializzazione e l’impiego di materiali contenenti fibre di amianto, prevedendo la realizzazione di Piani Regionali Amianto a cura delle diverse Regioni. Se in Lombardia, ad esempio, la lotta all’amianto è normata dalla Legge regionale 17 del 2003 non tutte le Regioni, ad oggi, hanno provveduto a redigere i Piani.
Secondo uno studio del Cnr, in Italia esistono ancora 32 milioni di tonnellate di onduline in fibrocemento (o Eternit) e sarebbero 50.000 gli edifici che necessitano di bonifiche. Solo la Lombardia ha censito 2,7 milioni di metri cubi di amianto dislocati in circa 4.000 edifici pubblici e 24 mila privati e circa 1.000 siti con amianto friabile (pericolosissimo). In Regione sono già stati bonificati 400 mila metri cubi di cemento-amianto e il 18,5% degli edifici sono stati risanati. Ma manca il resto.
La paura. La paura si può toccare con mano a Crescenzago, prima periferia milanese. Le chiamano “case bianche” o “case minime”. Sono 117 appartamenti monofamiliari con giardinetto. Li hanno costruiti negli anni ’50, ci abitano 300 persone. Tutto in eternit: tetti, condotte, coibentazioni. Lastre e onduline si sono sgretolate negli anni, quando c’è vento le fibre di amianto volano. Accanto alle case: un asilo, una scuola, un parco giochi. “È dal 2000 che chiediamo al Comune, il proprietario, di intervenire – allarga le braccia Luca Prini, consigliere di zona -. Hanno promesso che a breve inizierà la rimozione, ma qui ormai la gente è rassegnata”. Anziani, famiglie con figli piccoli. “Abbiamo paura”, dicono. Mostrano i tetti sbrecciati, le crepe nelle onduline. I tumori sono in aumento, superiori alla media cittadina. Di situazioni così, in Italia, ce ne sono parecchie.
Come si gestisce l’amianto. Il Rapporto di Legambiente sull’amianto del maggio 2010 afferma categoricamente che è necessaria “una adeguata pianificazione per la realizzazione di un’impiantistica di trattamento e smaltimento a supporto delle operazioni di bonifica, da realizzare prioritariamente in prossimità dei luoghi maggiormente interessati dal problema”. Come a dire che senza impianti di conferimento e discariche controllate e a norma di legge non sarà possibile fare le bonifiche e liberarsi dall’incubo amianto. Ad oggi la mancanza di impianti costringe gli operatori ad esportare grandi quantità di eternit verso i siti in Germania e in altri Paesi europei, con un aggravio ambientale e di costi. Non solo. La carenza di impianti incentiva le discariche abusive, vera bomba ecologica e pericolo costante per la salute di tutti. Il territorio italiano è cosparso di discariche illegali e lastre di amianto abbandonate. Un pericolo mortale che deve essere combattuto realizzando impianti e siti di conferimento controllati, a norma e certificati (Iso, Emas).
La discarica controllata. La Regione Lombardia, ad esempio, prevede la realizzazione di 5 discariche controllate di cemento-amianto, autorizzando una capacità di conferimento di 2 milioni di metri cubi. Ad oggi, il metodo migliore per assicurare la non pericolosità dell’amianto e del cemento-amianto, infatti, resta il conferimento in discarica controllata per rifiuti speciali pericolosi, impermeabilizzata e attrezzata nella massima sicurezza sotto il costante controllo delle autorità pubbliche (Arpa, Asl, Comune e Regione).
L’incenerimento puro e semplice delle fibre di amianto rappresenta un rischio per la salute e per i residui della combustione e al momento non esistono impianti di incenerimento dell’amianto. La combustione di cemento-amianto in siti non controllati e all’aperto, ovviamente, rilascia in atmosfera pulviscolo e fibre pericolosissime.
Il sistema di “cristallizzazione” dell’amianto attraverso un trattamento chimico-termico è al momento solo una previsione di realizzazione (in Sardegna) e un progetto sperimentale (nel modenese). Il progetto somiglia molto ad un forno di termovalorizzazione e diversi esperti non hanno nascosto i propri dubbi sulle emissioni che potrebbero essere rilasciate in aria. Il progetto si propone come alternativa alla discarica riferendosi anche a quanto previsto dalla normativa (DM 29/07/2004 n. 248), che prevede tra i tipi di trattamento dei rifiuti contenenti amianto anche processi che modificano completamente la struttura cristallochimica dello stesso e che, quindi, annullerebbero la pericolosità connessa ai minerali di amianto. I materiali finali derivanti dal trattamento sarebbero destinati al riutilizzo come materia prima qualora rispettassero determinati requisiti. Secondo il progetto, i materiali contenenti amianto si trasformerebbero in fasi cristalline innocue, con la completa distruzione delle fasi fibrose originali.
L’importante è muoversi in fretta. Per evitare, nei prossimi decenni, di far diventare l’amianto un grave problema nazionale.
Edgar Meyer (www.ecoideare.it)
Per approfondire il tema:
www.azzeroco2.it – Fino al dicembre 2010 è possibile sostituire le coperture in eternit dei capannoni industriali o agricoli con impianti fotovoltaici grazie a un meccanismo di incentivi economici dello Stato. AzzeroCO2 sostituisce la copertura in eternit gratuitamente in cambio del conto energia.
www.gaiaitalia.it – Gaia Onlus dedica sul proprio portale articoli informativi e approfondimenti sul tema dell’eternit e dei rischi per la salute che si corrono se si lascia il business dei rifiuti in mano alla criminalità organizzata invece che a imprese che agiscono alla luce del sole e sotto stretto controllo istituzionale.
http://tv.repubblica.it/le-inchieste/amianto-le-bonifiche-fantasma/46375?video – Video inchiesta sui rischi di una gestione disattenta e non consapevole del territorio, con particolare riferimento allo smaltimento illegale dell’amianto.