Lo zen e l’arte di coltivare l’orto…in azienda
Le ferie stanno per finire e per molti si avvicina il temuto distacco – fisico e psicologico – dal mare, dai monti, dai boschi e dai paradisi tropicali, per rientrare in azienda. Per rendere meno traumatico il passaggio dagli spazi naturali ai più angusti ”recinti” aziendali alcune major americane hanno perciò pensato di introdurre una novità destinata a rivoluzionare la concezione stessa del ”posto di lavoro”. Si chiama corporate garden (giardino aziendale) ed è l’ultima tendenza dei benefit aziendali in tempi di green economy (e di crisi).
Hanno iniziato Google, Toyota, PepsiCo e altri colossi multinazionali (il New York Times a maggio ne ha contati una dozzina), ma è prevedibile che presto altri seguiranno e la pratica si diffonda ben oltre gli headquarters americani.
Il concetto è semplice, ma rivoluzionario: gli ampi spazi esterni e le terrazze di cui dispongono le aziende vengono trasformati in orti metropolitani, coltivati – su iniziativa volontaria - dai dipendenti che, oltre a scaricare la tensione lavorativa e lo stress nell’attività di giardinaggio (e fare team building), ne possono portare a casa i frutti, risparmiando sulla spesa e godendo di prodotti sani e genuini. Una parte del raccolto viene invece utilizzata per rifornire le mense aziendali di prodotti sempre freschi e di stagione, migliorando l’alimentazione – che, come noto, negli Stati Uniti non è eccellente, dal punto di vista nutrizionale.
Secondo Legambiente questa tendenza potrebbe prendere piede anche da noi. “Ritengo che l’idea di realizzare dei corporate gardens sia utile, interessante e in linea con alcune politiche che le imprese mettono già in atto“, sostiene il vicepresidente dell’associazione, Sebastiano Venneri, per il quale questa esigenza è “la spia della mancanza di un aspetto naturale del vivere, che soprattutto nei contesti urbani rappresenta un handicap”.
Anche Coldiretti valuta il fenomeno positivamente, ricordando come in Italia ci siano già buone basi per l’attecchire di questa pratica. La passione per la coltivazione casalinga dell’orto coinvolgerebbe infatti nel nostro paese, secondo le stime, un giovane su quattro tra i 25 e i 34 anni, per arrivare al 50% degli uomini e delle donne over 65.
Benedetta Musso
Leggi anche: Andrea Rossi, “Orti e giardini tra i palazzi. Così Torino imiterà Parigi“, La Stampa, 19 agosto 2010