Tiro con l’arco: mente e corpo immersi nella natura
E’possibile andare a caccia rispettando la natura? Gli arcieri della FIARC, la Federazione Italiana Arcieri Tiro di Campagna, non hanno dubbi: questo sport è il miglior modo per conciliare la pulsione ancestrale all’attività venatoria con una vita sana e rispettosa all’aria aperta. A patto che le prede, come avviene, abbiano degli animali solamente le fattezze, ma non siano altro, in realtà, che belle ricostruzioni tridimensionali della fauna selvatica – statiche o dinamiche, a seconda di cosa prevede la gara.
A differenza della disciplina olimpica promossa da FITArco, la Federazione Italiana aderente al CONI, che ha carattere prettamente sportivo e agonistico, il tiro di campagna si caratterizza per una dimensione “spirituale” più ampia, che al rigore della concentrazione e dell’armonia mente-corpo aggiunge l’importanza dell’ambientazione naturale. Sia gli allenamenti che le gare degli arcieri FIARC si svolgono infatti sempre in luoghi particolarmente suggestivi e affascinanti dal punto di vista naturalistico, come boschi, foreste o percorsi nella vegetazione lungo corsi d’acqua, che possano essere intensamente vissuti dai partecipanti (di ogni età), aiutandoli a sviluppare una forma di rispetto per la natura spesso sconosciuta all’uomo di città.
L’attività si svolge tutto l’anno, seguendo le trasformazioni imposte al terreno e alla flora dal mutare delle stagioni e ha una valenza educativa e formativa particolarmente forte per i bambini, che si trovano ad esercitare, in totale contatto con la natura, uno sport che richiede capacità di osservazione, autocontrollo e concentrazione – tanto che, assicurano le madri di alcuni giovani allievi, se ne possono notare i benefici anche nel rendimento scolastico.
“I bambini e gli adulti, attraverso il tiro, acquisiscono valori come l’amore e il rispetto per la natura e il rispetto delle regole (in questo caso sportive), migliorando la capacità di relazionarsi con gli altri (convivenza civile) e concentrandosi per il raggiungimento di un obiettivo”, ci spiega Giovenale Botta, fondatore della compagnia Arcieri del Nibbio e della scuola Armonia, che si ispira ai precetti della voie médiane (“la via di mezzo”) del maestro francese Jean-Marie Coche.
Botta è autore, insieme a Franca Santagiuliana, del manualetto “5 passi con l’arco“, una summa per avvicinarsi tecnicamente e spirtualmente al cosiddetto tiro istintivo – il tiro senza ausilio di mirini e altri elementi tecnologici, che utilizza unicamente la respirazione diaframmatica - nel solco del motto Alte Pete (“mira in alto”), un invito a migliorare sé stessi e le proprie capacità attraverso l’utilizzo dell’arco.
Il libricino è ricco di aneddoti, massime di saggezza orientale e spunti di riflessione che si prestano tanto ad una rilassante lettura estiva, quanto ad un carico di nuove motivazioni per riprendere, con sprint, la stagione lavorativa di settembre. I manager potranno apprezzare, ad esempio, le indicazioni per superare il target panic, l’ansia di non centrare il bersaglio, che può essere eliminata grazie alle antiche tecniche yoga. Come suggerisce infatti Margherita Taricco, insegnante torinese intervistata da Botta: “esiste una similitudine tra l’uomo e l’abero del bosco. Il corpo umano è come l’albero che affonda le sue radici nella terra. L’uomo deve imparare a riconoscere le proprie radici. Il suo fusto è simile alla colonna vetrebrale, simboleggia la struttura e la personalità di ognuno. Il sangue è come la linfa che porta nutrimento ai fiori, al fine di coglierne i frutti. Anche l’essere umano genera frutti, ma quali? Come si riconoscono? Attraverso lo sviluppo della capacità di ascoltarsi, ognuno di noi può cogliere i frutti del proprio albero“.
Non esiste cioè una sola ricetta per unire il successo personale al rispetto della natura e del prossimo ma, come conclude il manuale con una felice metafora naturalistica di Lao-Tzu: “la giusta via è simile all’acqua che, adeguandosi a tutto, a tutto è adatta“.
Andrea Gandiglio