Green Garbage Project: un anno senza rifiuti
In un mondo dove è molto più semplice ed economico buttare via gli oggetti piuttosto che ripararli (chiunque abbia provato a cambiare la batteria del proprio cellulare sa bene che i costi sono paragonabili a quelli di un cellulare nuovo di zecca) è naturale che i rifiuti si accumulino fino a raggiungere i 32,5 milioni di tonnellate della produzione nazionale italiana del 2008 (secondo il rapporto Rifiuti 2009 dell’ISPRA).
Negli Stati Uniti la situazione è ancora peggiore: il cittadino americano medio produce oltre due chilogrammi di rifiuti ogni giorno, più che in qualsiasi altro luogo al mondo. In aggiunta, il 95% circa dei beni acquistati, in media, da un americano (ma forse non soltanto da un americano…), finisce nella spazzatura entro i 6 mesi successivi!
Sono dati preoccupanti, per certi versi addirittura inquietanti. C’è infatti chi si è chiesto se tutto questo abbia un senso. Una coppia di giovani statunitensi di Dallas, Oregon, ha cercato di rispondere a questa fatidica domanda sia a parole che con i fatti.
Le parole sono quelle del loro blog, che ha accompagnato un’avventura lunga 365 giorni durante i quali Amy e Adam si sono impegnati a non produrre alcun tipo di rifiuto – o almeno a non produrre più rifiuti di quelli che possano essere raccolti, complessivamente, in un unico sacchetto per la spazzatura.
Il Green Garbage Project, progetto per una spazzatura “verde”, inizia il 6 giugno 2009 con una serie di regole autoimposte e una soglia di partenza, in termini di spazzatura prodotta, di poco inferiore alla media americana di circa 20 chilogrammi di immondizia prodotti a settimana.
Le regole sono piuttosto semplici ma, al tempo stesso, assolutamente rigide e vincolanti:
- non comprare prodotti non riciclabili;
- acquistare un compost (qui si possono trovare informazioni utili);
- coltivare frutta e verdura in giardino o sul balcone (qui alcuni suggerimenti);
- fabbricare in casa prodotti come sapone, formaggio, pane ecc.
- conservare tutto quello che non viene raccolto dagli enti locali e portarlo nelle apposite discariche;
- utilizzare borse di stoffa per riporre gli acquisti;
- portare al ristorante contenitori lavabili per eventuali avanzi (doggy bag sì, ma riciclabile!);
- sostituire tutte le pile usa-e-getta con pile ricaricabili, e le lampadine a incandescenza con lampadine a basso consumo (quest’ultima azione ormai obbligatoria in Italia);
- frequentare negozi che vendono oggetti e abiti di seconda mano sia per vendere sia per acquistare;
- impegnarsi a raccogliere informazioni sulle modalità di produzione degli oggetti e su cosa è realmente riciclabile e cosa non lo è.
Dopo un anno vissuto “pericolosamente” all’insegna dell’impegno green, i risultati sono strabilianti: tutta l’immondizia prodotta dalla coppia, che non è stato possibile smaltire secondo le regole sopra indicate, pesa meno di un chilo e mezzo ed è contenuta in uno scatolone poco più grande di una scatola da scarpe. Questo significa, in termini di peso, che Amy e Adam sono riusciti a ridurre la propria produzione di immondizia a un millesimo delle quantità precedenti – da 20 chilogrammi a settimana, ossia poco più di 1000 chilogrammi all’anno, a poco più di 1 chilogrammo! I numeri parlano da soli.
Vale dunque la pena di analizzare il contenuto della famigerata scatola: Adam e Amy, infatti, hanno deciso di raccontare ai lettori del loro blog cosa è stato impossibile smaltire durante il loro (primo, come amano scrivere) anno senza spazzatura. Sono esclusi dalla lista solo eventuali rifiuti tossici o parzialmente tossici (come perdite di carburante dall’auto) e i rifiuti prodotti sul posto di lavoro in modo inconsapevole, di cui non è stato possibile tenere conto.
Gli oggetti che hanno rappresentato più problemi, ad ogni modo, sono quelli legati alla salute e all’igiene personale: ricambi per spazzolini elettrici, lamette per rasoi, contenitori di farmaci (dai blister delle pillole anticoncezionali alle scatoline per le lenti a contatto).
E’ interessante notare come amici e familiari della coppia si siano uniti al loro sforzo green anche in una delle occasioni in cui la quantità di rifiuti tende ad aumentare esponenzialmente: il periodo natalizio. Tra cesti di vimini, vecchie tende e tovaglie, fogli di carta di giornale, nastri in stoffa anziché in carta plastificata, tutti i regali sono stati impacchettati nel rispetto dell’ambiente – tranne uno, la cui carta decorativa è finita infatti nello scatolone.
Gli altri piccoli oggetti di cui è stato impossibile disfarsi in modo sostenibile ammontano all’etichetta di una borsa (le etichette, in genere, sono di carta plastificata non riciclabile in nessun modo), due guanti di plastica usa-e-getta (ironia della sorte, distribuiti alla coppia durante un’attività volontaria di pulitura spiagge!) e un paio di regali non troppo desiderati (un palloncino offerto durante una cena al ristorante e un bicchiere di polistirolo regalato ad Amy da uno dei suoi studenti).
Meno di un chilo e mezzo: in un anno sono stati prodotti meno rifiuti di quanto ognuno di noi produce ogni giorno secondo le medie nazionali. Il tutto, tra l’altro, come emerge chiaramente dalla lettura dei post settimanali sul blog (ricchi di fotografie e di consigli utili), vissuto dalla coppia con entusiasmo ed energia – non come privazione, ma come una grande opportunità.
Sicuramente, lo sforzo di Amy e Adam non è facile da replicare nella nostra vita quotidiana: è necessaria costanza, innanzitutto, ma anche la possibilità di disporre del tempo necessario, ad esempio, per coltivare ortaggi, e fare il pane in casa anziché comprarlo al supermercato.
E’ indubitabile comunque che la loro piccola grande impresa possa costituire una bella fonte di ispirazione e riflessione per ciascuno di noi.
Eva Filoramo