La marea nera cinese
Quello che vedete nella fotografia non è un bagno estivo, ma un operaio cinese impegnato nel salvataggio di un collega, che ha rischiato di annegare in un enorme chiazza di petrolio, per installare una pompa subacquea.
Anche la Cina deve ora lottare, infatti, contro la sua “marea nera”. Da venerdì, quando due oleodotti della compagnia petrolifera di stato sono esplosi nei pressi della città portuale di Dailan, nel Nord-Est, invadendo le spiagge e creando una macchia nera di circa 180 km quadrati.
L’incendio generato dall’esplosione è stato spento soltanto dopo 15 ore, ma pare non ci siano morti né feriti, anche se le informazioni che giungono ai media sono parziali e interamente filtrate dalla tv di stato CCtv, mentre i reporter di Greenpeace, autori delle prime fotografie diffuse, sono stati prontamente allontanati.
Il petrolio intanto continua a fuoriuscire nel Mar Giallo, con il rischio (paventato dal Governo cinese) che raggiunga le acque internazionali attirando sull’incidente l’attenzione dei media mondiali, ancora concentrati, al momento, sulla marea nera americana, dopo la notizia che anche il tappo che avrebbe dovuto risolvere definitivamente il problema si sta dimostrando inefficace.
Le autorità cinesi hanno lanciato una bonifica d’urgenza coinvolgendo decine di imbarcazioni equipaggiate con gli “skimmer” per il recupero del greggio e un migliaio di pescherecci privati cooptati per le operazioni, che dovrebbero durare una decina di giorni.
Ancora sconosciute le cause dell’incidente, sul quale pare che le autorità cinesi abbiano già aperto un’inchiesta.