Inquinamento: la plastica degli oceani diventa un aspirapolvere (svedese)
Riciclare i materiali inquinanti dispersi negli oceani salvando l’ambiente? Si può.
Un’importante azienda svedese sta raccogliendo dalle acque di tutto il mondo rifiuti di plastica galleggianti per poi farne aspirapolveri. Il progetto si chiama ‘Vac from the sea‘.
Gli elettrodomestici (in 6 modelli) non verranno venduti, ma esposti in vetrina così da attirare l’attenzione del pubblico sulla questione dell’inquinamento da plastica, dannosissimo per l’ambiente e per l’equilibrio degli ecosistemi. Secondo Greenpeace ogni anno vengono infatti prodotti quasi dieci milioni di tonnellate di plastica, il 10% dei quali finisce in mare.
Gli studi hanno rivelato che le isole di rifiuti potrebbero essere cinque: la più grande, nota come Pacific Trash Vortex, é un vortice di spazzatura nel centro dell’Oceano Pacifico del Nord. Ma lo scorso inverno una spedizione scientifica ne ha scoperta un’ altra, formata da piccolissimi pezzi di plastica, nella parte Nord-Ovest dell’Atlantico e secondo alcuni modelli matematici, elaborati per misurare le correnti marine, sembrerebbe che ne esistano altre tre simili, nell’Oceano Indiano, nel Pacifico del Sud e nell’Atlantico del Sud. L’allarme è scattato di recente anche nell’Antartico dove è stata evidenziata la sospetta “avanguardia di una nuova ondata di rifiuti di plastica”, che potrebbero creare la sesta isola di spazzatura.
Obiettivo dell’eco-campagna sarà dunque anche di sottolineare il problema della scarsa offerta di materie plastiche riciclate, a fronte di una maggiore domanda delle aziende per costruire elettrodomestici sostenibili.
“Esistono delle isole di plastica, alcune volte molto grandi, di dimensioni pari addirittura allo stato del Texas, che galleggiano nei nostri oceani”, ha commentato Cecilia Nord, Vicepresidente di Electrolux, l’azienda che ha lanciato il progetto. “Eppure, a terra, si lotta per entrare in possesso di sufficienti materie plastiche riciclate per soddisfare la domanda di aspirapolveri sostenibili“. Una palese assurdità.