Watly, il depuratore termodinamico che genera acqua, energia pulita e internet
In spiaggia, davanti all’infinito orizzontale dell’Oceano nasce l’intuizione che punta a garantire l’accesso ad acqua, energia e connessione internet attraverso il sole e la depurazione delle acque marine. Un’idea che in soli quattro anni ha permesso di creare Watly il “computer” che pulisce dall’inquinamento l’acqua marina e la rende buona per gli usi umani.
Il protagonista di questa travolgente innovazione è Marco Antonio Attisani, italo brasiliano di 45 anni, economista con studi alla Cattolica di Milano e master a Londra, che dopo essersi dedicato alla consulenza strategica e all’automotive, si è dedicato alle energie rinnovabili per approdare infine all’economia delle risorse idriche e alla risoluzione del problema dell’acqua: 1 miliardo di persone che soffrono la sete in un pianeta, paradossalmente composto soprattutto di sostanza liquida, ma sempre più secco.
Una soluzione tecnologica che ha trovato terreno fertile in Friuli Venezia Giulia. La Regione ha infatti sposato Watly sin dagli inizi: l’impresa ha base ad Udine, ma vuol far conoscere la propria soluzione al mondo intero, grazie anche alla partecipazione, in questi giorni, all’Expo 2017 di Astana, dedicata proprio al tema “Future Energy“. Il 5 agosto Attisani presenterà la “sua creatura” in Kazakistan, nella speranza di compiere un ulteriore passo in avanti di una missione che non è solo imprenditoriale, ma anche etica e ambientale, come è stato riconosciuto dai numerosi e prestigiosi riconoscimenti internazionali ricevuti.
“Abbiamo a disposizione una massa gigantesca di acqua, ma la contaminazione con il sale e l’inquinamento prodotto dall’uomo non la rende potabile ed utilizzabile. Grazie alle nostre ricerche, dal sole e dall’acqua sporca possiamo ottenere invece prodotti essenziali per lo sviluppo e il miglioramento della qualità della vita di intere comunità– spiega Attisani – Il cammino è stato lungo, siamo partiti dalla classica pagina bianca”. Difficile far finanziare questa prima intuizione visionaria, ma Attisani comincia usando i suoi risparmi e grazie al lavoro di ingegneri e collaboratori crea il prototipo del depuratore. Poi arrivano le vittorie nelle prime competizioni dedicate alle start up, a partire dall’Olanda, e i finanziamenti europei.
Una traversata dura, ma Attisani ci crede fermamente: “Ho tagliato importanti traguardi grazie all’incontro con persone che hanno accettato la sfida, uomini che ragionano in termini completamente nuovi, dei pirati, persone non inquadrate nel sistema“. Un network di ingegneri – dai meccanici agli elettronici, dagli idraulici a quelli specializzati in Internet delle cose – ma anche creativi ed esperti in comunicazione. Risorse umane preziose che hanno permesso di sviluppare il depuratore termodinamico alimentato ad energia solare, capace di depurare l’acqua generando energia elettrica off-grid (in maniera autosufficiente, isolata dalla rete) e purificare ogni anno fino a tre milioni di litri di acqua da qualsiasi fonte contaminata. Ma soprattutto in grado di funzionare grazie all’energia solare.
La macchina occupa poche decine di metri quadrati, ma può garantire servizi anche a comunità di 3 mila abitanti. Una potenzialità immensa se si pensa ai tanti piccoli villaggi dei Paesi in via di sviluppo tagliati fuori dalle reti di produzione e distribuzione di acqua, energia e connessione Internet. Sì, perché tra le tante cose, Watly fornisce anche una connessione wi-fi per accorciare il digital divide delle popolazioni più remote della Terra.
Il fondatore di Watly non è però solo un sognatore, ha studiato pragmaticamente il “mercato” e chiarisce: “Non vogliamo risolvere solo il problema dell’acqua per i poveri, ma di tutti quelli che hanno sete. Vedi, per esempio, l’Arabia Saudita“. Senza dimenticare i cambiamenti climatici, che stanno facendo avanzare la desertificazione anche nei paesi occidentali. Il pensiero va alla siccità di questi giorni: “Una situazione problematica che però mi aiuta a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema – sottolinea Attisani – Mi sono reso conto che in questi 4 anni sembrava che il problema della scarsità delle risorse idriche fosse degli altri, ora ci si accorge che è anche nostro. In Italia abbiamo grandi opportunità perché siamo circondanti dall’acqua”.
Per questo l’imprenditore che il Friuli ha “adottato” intende usare il trampolino dell’Expo di Astana per allargare il raggio d’azione del messaggio che è possibile “rendere accessibile le risorse idriche al maggior numero di persone”. Chiaro il riferimento ad un economista come Jeremy Rifkin, autore di un saggio dedicato all’”era dell’accesso”. “Lui ha cambiato il mio modo di vedere il mondo e Watly è una interpretazione aziendale del concetto di Rifkin“. Dalla teoria alla pratica, con grandi conseguenze sul futuro della pace nel mondo: “Quando il sistema funziona con risorse scarse e limitate, il controllo di queste scatena inevitabilmente conflitti. Il passaggio a risorse quasi gratuite, accessibili, rinnovabili porta la Pace“. Un consiglio quasi medico: bere acqua fa bene…alla Pace.
Gian Basilio Nieddu