Vai col vento! eTa Blades e la rigenerazione dei parchi eolici a fine vita
Anche per i primi parchi eolici è giunta l’ora del fine vita: pale e turbine da rottamare. Un’operazione costosa sia economicamente che nell’impatto ambientale. Ma ora esiste una soluzione alternativa: invece di staccare la spina è possibile allungare la vita alle turbine, cambiando solo le pale. Un bel risparmio in materia prima e risorse da impiegare.
Il progetto di rigenerazione senza ruspe è firmato da eTa Blades una ex start up di Fano, nelle Marche, diventata ormai azienda adulta. In Italia è leader nella progettazione, sviluppo e produzione di pale: ne ha realizzate oltre 2.000 dal 2012 ad oggi.
Una storia di successo che nasce in mare, come ci spiega l’ingegnere Giovanni Manni fondatore e amministratore delegato di eTa Blades: “Nasciamo nel 2011, dopo circa 1 anno di lavoro dedicato a capire se l’idea avesse un senso“. Lunga e meditata riflessione: “Veniamo dal settore nautico di altissimo livello. Io sono laureato in ingegneria, ho avuto la cattedra per 8 anni nel Master di Yacht Design, poi 10 anni come direttore qualità materiali compositi a Wally e direttore qualità del gruppo Ferretti“.
Ma come avviene il salto dal settore nautico alla nuova avventura imprenditoriale? Anche questa – come per tanti “Campioni d’Italia” di cui abbiamo raccontato la genesi – è una storia in cui la crisi diventa un’opportunità. “Nel 2010 il mercato navale crolla – ci spiega Manni – Abbiamo pensato allora all’applicazione del materiale composito, molto utilizzato nelle navi, per la costruzione delle pale eoliche“. Puntare su questo materiale nel settore energetico rappresenta il perno per l’investimento imprenditoriale: “Coltivavo da tempo l’idea che le pale potessero essere molto più performanti grazie a una costruzione ‘spinta’ con il composito”.
Il primo obiettivo di eTa Blades è proporre sul mercato delle pale con efficienze maggiori di quelle già presenti: “Mi dicevano che al massimo avremmo potuto ottenere un aumento dell’efficienza pari al 2/3 % , ma io ero convinto che non fosse sufficiente e di poter arrivare al 15/20%. Ho trovato un gruppo di imprenditori che hanno creduto in me. Dopo 1 anno e mezzo era pronto il primo prototipo che sulla carta produceva il 18% in più rispetto alla pala che doveva sostituire“. L’avvio della sperimentazione però si scontra con le consuete lungaggini burocratiche. Poi finalmente il risultato sul campo: “Si è montato il primo prototipo su una turbina e dopo 2 anni di monitoraggio abbiamo avuto curve di potenza certificate tra il 15 e il 20%” ricorda Manni, che non cela un certo orgoglio per aver vinto la sua battaglia navigando controvento.
“Iniziammo le installazioni in parchi eolici e in molte aziende, tra i maggiori player del settore. Queste pale offrivano, per la prima volta sul mercato, la doppia possibilità di essere installate su turbine nuove o su quelle vecchie”. Questa opzione è fondamentale in un’ottica di sostenibilità. “L’elemento più critico sulla lunga distanza – ci spiega l’ingegnere – è il rotore. La turbina ha un ciclo di vita di 20 anni e poi deve essere sostituita. Ma l’elemento più esposto all’usura sono le pale. Le nostre, oltre a produrre di più, incidono di meno sugli altri componenti e si allunga così il ciclo di vita dell’intero sistema”. In parole povere cambiando solo le pale si riesce ad allungare la vita dei parchi. Il concetto chiave di eTa Blades è il re-blading, ovvero il miglioramento delle performance e l’allungamento del ciclo di vita dell’impianto eolico. “Bisogna rafforzarli, tenerli in piedi, renderli più efficienti con la produzione di maggiore energia – aggiunge Manni -. Una grande percentuale di parchi entro il 2022/23 arriverà a fine vita. I primi grandi parchi risalgono infatti al 2004/2005. Che ne facciamo? Smantellare è un disastro. E rispetto alle nuove esigenze i siti sono troppo piccoli”.
Inoltre, va ricordato anche che siamo vicini al fine vita degli incentivi e se la produzione di energia deve essere sostenibile ecologicamente, lo deve essere pure economicamente. “Il nostro progetto permette di ottenere più energia dai siti meno ventosi quindi generare profitto anche dai parchi più marginali. Le nuove pale permettono di sfruttare meglio le ventosità minori. In Italia abbiamo sempre comprato le turbine dei paesi del Nord Europea, dove c’è più vento, mentre le nostre sono state progettate studiando le condizioni tipiche del Mediterraneo”. Genio italico.
Gian Basilio Nieddu