Maugeri: “Siamo quello che mangiamo”
Per la rubrica “Racconti d’Ambiente” pubblichiamo oggi un estratto del libro “La mia vita a impatto zero” di Paola Maugeri , edito da Arnoldo Mondadori Editore ( pag. 159, 16.00 euro).
Il primo di ottobre è arrivato puntuale e ci toccarono giornate ancora tiepide, si stava bene con un impermeabile e la caldaia per il riscaldamento autonomo di casa nostra era fissa sullo zero, ancora spenta. Ci aspettava un inverno senza riscaldamento, tanto valeva neanche pensarci. Viviamo in una vecchia casa di ringhiera nel cuore dei Navigli, il vecchio quartiere milanese che negli ultimi trent’anni è diventato meta di chi ama le case con le travi di legno al soffitto, i cortili nascosti e verdi e i ballatoi dove si cammina in fila indiana.
Sono arrivata in questa casa da single, ci ho vissuto con due cani e tre gatti e, nonostante sia una casa colabrodo dagli infissi vecchi e mal coibentati, non abbia l’ascensore e sia un appartamento con i bagni creati in un secondo momento perché nella struttura originaria i bagni erano comuni e sulla ringhiera, è un luogo che amo e che ho scelto proprio per il suo fascino imperfetto.
All’inizio è una sensazione davvero strana. Quella di abitare in una grande città e non usare mai la macchina, non andare al supermercato ma aspettare la consegna della spesa una volta la settimana e immaginare cosa ti consegneranno imparando cosa è di stagione in quel momento.
Di solito andiamo al supermercato e in base ai prodotti che ci ispirano decidiamo cosa cucinare o cosa mangiare. Ma se inizi a consumare secondo una filiera corta, cioè con praticamente nessun passaggio dal produttore al consumatore, con prezzi più economici per chi acquista e una remunerazione più equa per chi produce, a quel punto l’unica cosa che puoi fare è imparare la stagionalità dei vari cibi e andare alla ricerca di nuove ricette, oltre a restare a bocca aperta quando scopri che il cibo che è sulle nostre tavole proviene in media da duemila chilometri di distanza.
L’arrivo della nostra prima cassetta è stato particolarmente atteso.
La settimana prima dell’inizio della nostra esperienza avevo fatto una bella spesa di scorta. Il passaggio dal comprare in modo diciamo tradizionale a un approvvigionamento settimanale di frutta e verdura che non scegli al bancone ma che arriva in base alla stagionalità in qualche modo mi spaventava. Ho voglia di pasta coi broccoli, siamo a ottobre, i broccoli sono di ottobre o di gennaio? Vorrei cucinare una bella parmigiana ma le melanzane sono estive, me le consegneranno ugualmente, magari di serra, o dovrò aspettare maggio?
La mia testa era piena di questi interrogativi, cercavo informazioni su cosa fosse di stagione in autunno e cosa no e più chiedevo e più mi rendevo conto che i miei amici, quelli della mia generazione per intenderci, ne sapevano meno di me e solo in pochi si ponevano questo tipo di domande. Era necessario saperne di più.
Da dove proviene l’articolo che sto per comperare? Da chi è stato prodotto e come? Quanti chilometri ha percorso? Esiste un’alternativa meno inquinante?
Sicuramente nella mia decisione di ridurre drasticamente i consumi e comprare solo cibo a km zero c’era la risposta a molte di queste domande.
Non volevo più permettere alla mancanza di tempo, all’abitudine e alla pigrizia di mangiare mele che arrivavano dalla Nuova Zelanda, arance da Israele e cibo inscatolato in provincia di Campobasso. Mio padre leggeva e studiava a più non posso e informarci era ormai il nostro pane quotidiano: “Paola” mi diceva con tono risoluto “ma lo sapevi che il processo di confezionamento degli alimenti richiede più energia di quella necessaria a produrli? E che gli ingredienti di un tipico pranzo domenicale percorrono un numero di chilometri equivalente a due volte il giro del mondo prima di arrivare sulle nostre tavole?”.
Ma ecco arrivare il giovedì, finalmente, il giorno scelto per la consegna davanti alla porta di casa di una cassetta di venti chili di frutta e di verdura, di pane e di pasta integrale e di qualche sacchetto di riso, di orzo, di farro e di miglio, tutti provenienti da un’azienda biologica e biodinamica a ottanta chilometri da Milano.
Cibo a km zero con riduzione di energia, di inquinamento e di traffico!
Il primo passo era compiuto e le cassette erano uno spettacolo, colme di scatole bellissime così traboccanti di frutta, cereali in chicco, pane fatto nel forno al legna, succo di mela, verdura buona. Ad aprirle e a svelarne il contenuto eravamo emozionati come bimbi davanti ai regali di Natale. C’era da cucinare per una settimana intera e le possibili ricette ci venivano in mente alla spicciolata mentre sistemavamo il contenuto nel frigorifero: farro con radicchio, polpettine di miglio e broccoli, una buona insalatina di valeriana… “Mamma come si chiamano questi?” mi chiese Timo all’improvviso. “Sembrano delle patate bitorzolute, dovrebbe essere del topinambur” rispondo. “Non l’ho mai cucinato, ma una volta ho assaggiato degli hamburger ed erano buonissimi, rifacciamoli insieme, ti va?” [...]
Paola Maugeri*
Copyright Arnoldo Mondadori Editore
*Siciliana doc, vj nota di Mtv, voce amatissima di storica del rock su “Virgin radio”, Paola Maugeri ha cuore nordeuropeo e vive a Milano come se fosse la Svezia, che molto frequenta perché lì vive la sorella, e dove lo stile eco-bio è pratica consueta. Ha intrapreso un progetto chiamato La mia vita a impatto zero, sperimentando prodotti locali e vegetariani, usando pannolini di mais biodegradabili e rinunciando a molte comodità come luce e gas, perciò senza frigo e senza illuminazione, costruendo una compostiera e dedicandosi all’orto, facendo il bucato con la cenere, dicendo addio all’automobile e girando per Milano in bicicletta e sui mezzi pubblici, cercando di riflettere sul consumismo e il mercato che governano il pianeta. La stessa crisi è un’opportunità, può essere vista, seguendo le teorie dell’economista Latouche, come una “buona notizia” se servirà a rimodellare il rapporto uomo-natura in una dimensione “conviviale” all’insegna di un’opulenza frugale: meno consumi materiali e più ricchezza interiore. Dice di esser diventata ambientalista per reazione: “Da ragazzina, a Catania, mi faceva orrore vedere i rifiuti ammassati disordinatamente dovunque per strada”. Il suo esperimento di vita a impatto zero è stato documentato nel programma tv “E se domani”.