Route220: per superare il “medioevo” della mobilità elettrica
“E’ come nel Medioevo, quando ogni città aveva la sua moneta. La rete delle colonnine per la ricarica delle auto elettriche in Italia è nella stessa situazione: gli operatori sul territorio nazionale sono almeno 15, ognuno con le proprie colonnine inaccessibili ai clienti degli altri”. Franco Barbieri è il fondatore della start up Route220, che in occasione della Settimana Europea della Mobilità Sostenibile, ha lanciato la sua proposta per creare una rete di punti di ricarica aperta, come prevede anche una direttiva europea del 2014, e primo passo per una maggiore diffusione della mobilità elettrica.
55 anni, un passato nell’industria dell’automotive e nel settore dell’efficienza energetica, proprietario di un’auto elettrica e del primo edificio in classe A della provincia di Milano, Barbieri ha fondato l’azienda un anno e mezzo fa con l’obiettivo di portare l’Italia in Europa anche su questo fronte.
Il punto critico sta in un dettaglio tecnico non di poco conto: “Oggi in Italia per attivare i punti di ricarica, in tutto un migliaio, bisogna sempre autenticarsi con una carta dotata di chip. Ogni gestore rilascia la sua, necessaria per accedere alle sue colonnine. Pensi che per andare da Milano a Bolzano in auto elettrica servono tre o quattro carte diverse. Con un sistema così frammentato, come può un turista venire in Italia in auto elettrica?”. L’idea di Route220, che oggi è incubata nell’hub della green economy Progetto Manifattura, a Rovereto, è “far passare tutto dallo smartphone, sostituendo le tessere con un’unica App che abilita l’autorizzazione e la gestione della transazione per la ricarica attraverso un semplice tap sullo schermo del proprio cellulare”.
Il sistema è già diffuso in diversi Paesi europei, e infatti Route220 – che per il momento in Italia ha solo una colonnina installata proprio a Rovereto – grazie alla collaborazione con la società tedesca Plugsurfing GmbH, attraverso la propria App offre agli iscritti l’accesso a 15.000 colonnine tra Germania, Belgio, Olanda, Austria, Svizzera e Lussemburgo. A cui presto si aggiungeranno anche le stazioni di ricarica di Norvegia e Danimarca. L’applicazione mappa le colonnine, offre per ognuna informazioni e dettagli e, una volta scelta la stazione, consente di abilitarla e avviare la ricarica, pagando con il proprio smartphone.
L’idea, per l’Italia, è puntare prima di tutto sul turismo elettrico in arrivo dall’estero, che ha forti spazi di crescita: “In Europa ci sono 400.000 veicoli elettrici, con una crescita media annua del 75%. Parliamo quindi di un ampio potenziale di clienti e di un target molto interessante, attento all’ambiente, tecnologico, con uno stile di vita sostenibile e, non ultimo, con un’elevata capacità di spesa. L’Europa chiede al nostro Paese di arrivare a 120.000 colonnine entro il 2018, per adesso ne abbiamo solo mille”. E agli automobilisti stranieri potrebbero aggiungersi presto quelli italiani di pari passo con lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica: nella nostra penisola oggi le auto immatricolate sono circa 7.500, contro le oltre 35.000 della Germania e le quasi 57.000 dell’Olanda.
Così ristoranti, hotel, monumenti, pubbliche amministrazioni, potranno sfruttare la colonnina come strumento di promozione verso un tipo di clientela interessante: “Offriamo pacchetti che uniscono l’installazione del punto di ricarica accessibile via App alla promozione di questi soggetti sui nostri canali on line, fornendo una piattaforma in grado di abilitare diversi modelli di business”. Barbieri si augura che in una situazione ancora “vergine” come quella italiana prevalga il modello della sharing economy, in cui il ristoratore o l’albergatore, per esempio, offre la ricarica (il cui valore va da 1 a 2 euro) in cambio del pasto o del pernottamento. “La stessa auto elettrica promuove uno stile di turismo più lento, meno mordi e fuggi: per ricaricare le batterie servono da 20 a 90 minuti, tempo che l’automobilista può impiegare per visitare il luogo dove si trova e lasciare un po’ di ricchezza sul territorio”. Allo stesso tempo, però, potranno esserci gestori che decidono di far pagare la ricarica, come avviene comunemente all’estero: “Nella nostra mappa ci saranno tutti, ognuno può scegliere le modalità di gestione che preferisce”. E sulla mappa il proprietario dell’auto potrà anche vedere quali tra le colonnine di ricarica vicine a lui sono alimentate a energie rinnovabili: “Anche questo aspetto diventerà nel tempo un vantaggio competitivo”.
L’approdo sul mercato della start up arriva dopo un anno e mezzo di sperimentazioni, studi di mercato e delle colonnine, che vengono prodotte in Europa su progetto di Route220, e un investimento iniziale di mezzo milione di euro. L’idea alla base dell’azienda è nata dall’osservazione di un’esigenza di mercato insoddisfatta: “Oggi le case automobilistiche non forniscono ai proprietari di auto elettriche un supporto adeguato dopo la vendita. Gli stessi proprietari di veicoli elettrici sono limitati negli spostamenti, perché non ci sono punti di ricarica. Per questo la sfida principale per noi è migliorare l’esperienza degli utenti”.
Veronica Ulivieri