Ritorno al Rifugio Garelli, la “porta” della GTA
Ventitré anni dopo la mia GTA (Gran Traversata delle Alpi) decido di tornare, con la famiglia, al “punto di partenza”, il Rifugio Garelli, nel Parco Naturale del Marguareis, l’area alpina più a Sud del Piemonte, al confine con la Liguria.
La camminata, non particolarmente impegnativa – ma non banale per bambini sotto i 6/7 anni e adulti poco allenati, a causa dei 1.000 metri di dislivello – dura circa 2 h. 30′ partendo dal Rifugio Pian delle Gorre di Chiusa di Pesio (pochi tornanti dopo l’antica Certosa), dove è possibile parcheggiare i mezzi. Dopo una lunga strada sterrata, che aiuta a “rompere il fiato”, si entra in un bosco stupendo, quasi incantato, che accompagna gran parte della camminata e protegge dal battente sole del giorno. L’acqua non manca, basta fare il rifornimento iniziale alla fontana di Pian delle Gorre e poi alle due baite che si trovano lungo il sentiero (sempre ben segnalato) dopo circa un’ora e due ore di cammino.
L’unico elemento di disturbo, in questa stagione, è l’enorme quantità di mosche e tafani, compagni di viaggio indesiderati che, a quanto pare, sono aumentati anche a causa della drastica diminuzione delle rondini, che un tempo popolavano la valle e si cibavano, in volo, di insetti per una volta e mezzo il proprio peso, ogni giorno. Ecco un esempio dei delicati meccanismi della biodiversità...
All’arrivo (1.970 m.) ci attende il gestore del rifugio CAI, Guido Colombo, con i suoi due cani. Parliamo subito di clima e temperature e mi conferma che, in questi giorni di caldo rovente in pianura, anche qui – a quasi 2.000 metri di altitudine – alle 8,00 del mattino si possono avere 20/21° C! I nevai del massiccio del Marguareis (che si staglia davanti al Garelli con i 2.651 m. della Punta e un aspetto un po’ “dolomitico”) sono infatti ridotti a poca cosa…
La cena si apre con un’ottima minestra di “sciupet“, la Silene vulgaris, una pianta selvatica commestibile che fa da “testimonial” del progetto europeo Seminalp, grazie al quale il Parco del Marguareis ha potuto allestire, nella sede centrale, un giardino fitoalimurgico, che aiuta a riscoprire e tramandare un’antica saggezza sulle erbe alimentari spontanee, ritornata quantomai urgente, sia per ragioni ambientali che di sicurezza alimentare.
Con Guido passiamo a parlare degli aspetti di sostenibilità ambientale del rifugio che, tra le altre cose, dispone di un impianto sperimentale di fitodepurazione delle acque reflue, un progetto italo-francese finanziato nel 2013 dal programma Alcotra per testare il funzionamento di questo sistema ad alta quota e con carichi molto diversi, dovuti all’andamento irregolare della frequentazione dei rifugi alpini, che possono ospitare decine di persone nei weekend (con uso di docce e bagni) e magari essere vuoti in settimana.
Il Garelli, dal punto di vista energetico, è interamente alimentato da due impianti di mini-idroelettrico, da 3 kW e 15 kW, con i quali, all’occorrenza, si alimentano anche i termosifoni elettrici, perché a queste quote trasportare con l’elicottero legna da ardere significa spendere 1 euro al chilo! Il peso è un problema anche per i rifiuti “in discesa”, che vanno ben differenziati e portati a valle, di nuovo, con l’elicottero, o con la cavalla. Per questo Guido seleziona, già “a monte”, i prodotti da acquistare in base all’ecosostenibilità del packaging e si è inventato alcuni ingegnosi sistemi per ridurre gli ingombri, come la pressa per schiacciare lattine e metalli e – su idea del figlio, studente di ingegneria al Politecnico di Torino - il “glass crusher”, un sistema artigianale per frantumare vetri e bottiglie facendoli cadere, per gravità, dentro un tubo (di quelli da idraulico) che viene tappato alle estremità, caricato sulla cavalla e poi svuotato a valle direttamente nella campana di raccolta, senza il rischio di tagliarsi o disperdere materiale. Prova che l’altitudine e l’ambiente estremo della montagna aguzzano l’ingegno umano.
La carta e il cartone vengono bruciati, ma Guido non è ancora riuscito a trovare qualcuno che lo aiuti ad ottimizzare lo smaltimento dell’umido. Certo, si può fare del compost, ma la sua idea sarebbe quella di realizzare un mini-bio-digestore per produrre biogas! Il problema è che, solitamente, questa tipologia di impianti lavora su dimensioni ben più ampie dei pochi kilowatt. Se qualche azienda ha proposte, dunque, si faccia avanti!
La giornata di montagna, rilassante e istruttiva, mi ha permesso di sfuggire, per qualche ora, al caldo devastante del fondovalle e mi regala un tramonto da cartolina. Mi addormento leggendo le pagine di “Marguareis. La versione di Bart“, un giallo di Giancarlo Vissio ambientato al Rifugio Garelli e al mattino realizzo che ho dormito in boxer e maglietta di cotone sopra le coperte e con la finestra aperta, a 2.000 metri… No, forse 23 anni fa non era normale…
Andrea Gandiglio