Le ricette di Cavallo per la dieta della nostra pattumiera
Per la rubrica “Racconti d’Ambiente” pubblichiamo oggi un estratto del libro “Meno cento chili. Ricette per la dieta per la nostra pattumiera”, di Roberto Cavallo, edito da Edizioni Ambiente (pag.224, 14.00 euro ) e recentemente insignito del Premio Franz Kafka Italia da parte del Comune e della Provincia di Gorizia.
Italo Calvino lo avevo letto alle scuole medie e, adesso che ci penso, non ci avevo capito niente.
Non avevo capito niente di quanto lui volesse dire davvero. Di quanto fosse leggera la sua scrittura e pesanti i suoi messaggi profetici.
Di quanto le sue città invisibili, per esempio, si stessero drammaticamente rivelando. Quasi che il visconte diventasse tutto intero. Che il cavaliere riempisse la sua armatura.
Di quanto stessero diventando reali, tangibili, quelle città che Marco Polo raccontava spensierato al Kublai Khan, e a me facevano pensare a Jules Verne, che, quando me le figuravo, mi sembravano lontane come la luna.
E poi, con quei nomi, Diomira Isidora Dorotea Zaira Anastasia Tamara Zora Despina Zirma Isaura, mi ribolliva il sangue e gli ormoni facevano a gara rincorrendo memorie visive adolescenziali e offuscando così il vero significato di quella vastità del regno. Facevo fatica a capire proprio come Marco Polo faceva fatica a spiegarsi, ma i miei gesti non erano i gesti di Marco Polo. La città e il desiderio. Le città sottili. Oggi le città le vivo, le percorro,le subisco. E le città sono per lo più continue.
“La città di Leonia rifà se stessa tutti i giorni: ogni mattina la popolazione si risveglia tra lenzuola fresche, si lava con saponette appena sgusciate dall’involucro, indossa vestaglie nuove fiammanti, estrae dal più perfezionato frigorifero barattoli di latta ancora intonsi, ascoltando le ultime filastrocche dall’ultimo modello d’apparecchio.”
A poco meno di cinquant’anni Leonia era così diventata la mia città, Alba, ma anche quelle vicine come Bra, Fossano o Savigliano o quelle appena più lontane come Torino, Milano o Genova, e poi via così, per tutte le città del mondo che avevo visitato, e che adesso mi ricordano Leonia.
Senza eccezioni: da Nord a Sud.
E mi sembra che, quanto meno ci si può permettere “di rifare se stessi tutti i giorni”, tanto più lo si ostenta.
Forse, più che “svegliarsi tra lenzuola fresche”, ci si addormenta, e si fa sempre più fatica a riaprire gli occhi, nonostante l’ultimo modello di radiosveglia.
Riaprire gli occhi per guardare – e vedere – cosa ci capita accanto. “Sui marciapiedi, avviluppati in tersi sacchi di plastica, i resti di Leonia d’ieri aspettano il carro dello spazzaturaio. Non solo i tubi di dentifricio schiacciati, lampadine fulminate, giornali, contenitori, materiali d’imballaggio, ma anche scaldabagni, enciclopedie, pianoforti, servizi di porcellana: più che dalle cose che ogni giorno vengono fabbricate vendute comprate, l’opulenza di Leonia si misura dalle cose che ogni giorno vengono buttate via per far posto alle nuove. Tanto che ci si chiede se la vera passione di Leonia sia davvero come dicono il godere delle cose nuove e diverse, o non piuttosto l’espellere, l’allontanare da sé, il mondarsi d’una ricorrente impurità.”
Così, da un lato, le città dove la raccolta differenziata è fatta bene fanno sfoggio di sacchetti e bidoncini multicolori, allineati sui marciapiedi o, con tanto di indicazioni stradali, segnalano spazi attrezzati dove arredamenti, biblioteche e interi cambi di stagione se ne stanno accatastati in grandi cassoni di ferro in attesa dei compattatori; dall’altro, città dove la raccolta differenziata non è una realtà, bombole del gas si adagiano su un letto di foglie di insalata, su materassi abbandonati dormono arance ammuffite, bottiglie di coca cola e atlanti di geografia, e le mamme spingono il passeggino in mezzo alla strada, i volontari della croce rossa si improvvisano piloti di formula uno guidando le loro ambulanze in gimkane tra cassonetti strabordanti.
I resti di ieri non riescono nemmeno più a far spazio a quelli di oggi, che così si accumulano, e le Leonia di oggi non riescono neppure più a espellere, ad allontanare da sé le proprie ricorrenze. La passione delle Leonia di oggi è sì “l’espellere”, ma senza nemmeno aver voglia di “mondarsi”.
“Certo è che gli spazzaturai sono accolti come angeli, e il loro compito di rimuovere i resti dell’esistenza di ieri è circondato d’un rispetto silenzioso, come un rito che ispira devozione, o forse solo perché una volta buttata via la roba nessuno vuole più averci da pensare.” Calvino, nelle sue profezie, mantiene una voglia di estremo ottimismo che gli fa immaginare gli spazzaturai, trasformatisi nel frattempo in operatori ecologici, come angeli. Figure mistiche, che, insieme ai pastori, hanno accolto la manifestazione della libertà. Figure da pregare come custodi della vita di fanciulli.
Più che “dalla pietà celeste” gli spazzaturai ci sono affidati dalle liste di collocamento, e il loro lavoro è immerso in assordanti stridori di leve meccaniche, in un mare di onde sonore di clacson, provenienti da file di mamme in ritardo a scuola, in un concerto di dissacranti imprecazioni di giovani avvocati, con resti di schiuma da barba alle basette e dentifricio all’angolo della bocca, in un tramestio di urla artificiali di materiali che paiono non volersi mescolare.
Roberto Cavallo*
*Roberto Cavallo è nato a Torino nel 1970 ed è stato Assessore all’ambiente del Comune di Alba. È il fondatore di ERICA, azienda di consulenza tecnica e comunicazione ambientale per le amministrazioni pubbliche. Ha pubblicato ”Il compostaggio domestico. Tecniche e consigli utili” (Astegiano Editore, 2007), ed è autore e protagonista dello spettacolo teatrale ”Meno 100 kg. Ricette per una dieta della nostra pattumiera”, a cui è ispirato questo libro.